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L'intervento

Feste mariane, Arillotta: "Il panino con la salsiccia non è una tradizione"

Le testimonianze antiche ricordate dal professore reggino: "Recuperare le “vere” tradizioni può solo fare bene all’anima e alla memoria, personale e collettiva"

"Riguardo l’imminente avvio delle Festività settembrine in onore della Madonna della Consolazione, il cui culto è certamente degno di considerazioni ben più elevate che non di quelle gastronomiche, noto  - afferma il prof Filippo Arillotta,  - come venga definito “tradizionale” la somministrazione e il consumo di panini con la salsiccia, che ormai vengono spacciati come appartenenti, direi quasi inerenti, alla Festa stessa.

Fermo restando che la devozione a Maria della Consolazione è ben altro, vorrei far notare che, tra i tanti cibi che venivano preparati e consumati in occasione della Festa, il suddetto panino non rientra fra quelli tradizionali.

Infatti le testimonianze più antiche di trenta anni fa, parlano di dolcetti preparati sui banchi del torronari e caramellari, di nzuddhe e stomatico, o di calia (ceci abbrustoliti, il cui consumo è legato addirittura all’insurrezione del 1847, quando il popolo sciamava per il Corso Borbonio con bandierine tricolori gridando “Viva la Calia” al posto di “Viva l’Italia”: l’Italia non la conoscevano, ma la calia sì); per quanto riguarda il maiale, si parla solo di pane (e non panino) con frittole a Settembre e pizzate (focacce di granturco) con i curcuci alla salita a Novembre. E certamente questi consumi non erano “la” Festa".

"In quei tempi Reggio veniva affollata di devoti provenienti da tanti luoghi vicini o anche da Messina, - prosegue Arillotta - che si sobbarcavano un viaggio certamente non comodo e faticoso. Si arrivava il Venerdì e si aspettava la “calata” del Quadro all’Eremo o all’arrivo, in Piazza Duomo. Queste persone avevano ovviamente bisogno di rifocillarsi: ecco allora che veniva in soccorso un “fast food” di facile reperibilità e, soprattutto, di costo contenuto e dal sicuro effetto riempitivo.

Le frittole sono il prodotto finale della lavorazione del maiale, che veniva effettuata principalmente nelle macellerie della zona di quella che oggi è piazza Carmine, fuori della antica Porta di San Filippo: di qui il motivo della numerosa presenza di tali esercizi proprio in quella zona, oltretutto vicinissima la Piazza del Duomo".

"Salsicce niente. Io penso - evidenzia Arillotta - che tale usanza si sia fatta strada imitando sagre e feste di partito in uso in altre zone d’Italia. Nulla quindi in contrario al panino con la salsiccia: se però di tradizioni si vuole parlare, si ripropongano quelle autentiche; peraltro, mentre il pane con le frittole si continua a consumare, la pizzata coi curcuci si va perdendo.

Ed è un peccato, perché oltre ad essere buona, è anche un prodotto “gluten free”; in linea con le esigenze di tanti, si può coniugare tradizione, gusto e regime alimentare. A chi poi contestasse l’eccesso di grassi, dico che Festa Madonna viene una volta l’anno e, come si dice, “semel in anno licet insanire”. Recuperare le “vere” tradizioni può solo fare bene all’anima e alla memoria, personale e collettiva".

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