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Torrente Calopinace / Centro

Fiumare, Bombino: "Grave rischio, urge eliminare la vegetazione"

Il professore universitario spiega perché occorre ristabilire le sezioni di deflusso di progetto per consentire alle piene di attraversare l’ambiente urbanizzato in condizioni di sicurezza

Nell'alveo del torrente Calopinace cresceno rigogliosi alti arbusti e sterpaglie che svettano, felici, oltre la copurtura e si lasciano ammirare dagli automobilisti in transito sul ponte di San Pietro. Malgrado la stagione autunnale sia stata molto piovosa, con ripetute allerta meteo e l'inverno avanzato, nulla è stato fatto per ripulire l'alveo. 

Bombino Giuseppe-3Lasciare il torrente in queste condizioni, però, è un grave rischio per il territorio. Per capire meglio qual è il ruolo di un torrente e le sue caratteristiche abbiamo chiesto al professore associato di Idraulica agraria all'Università Mediterranea Giuseppe Bombino, già presidente del Parco Nazionale d'Aspromonte, perchè è importante la manutenzione delle "fiumare".  

Descritte da Corrado Alvaro, narrate da storici come Tucidide e Plinio, un tempo le fiumare erano navigabili. Ciò da un’idea delle profonde mutazioni idroorografiche che ha dovuto subire il territorio in seguito agli innumerevoli disboscamenti, ai terremoti ed alle frane succedutesi nel corso di secoli. Vedere, adesso, i torrenti ridotti a "discarica" con rifiuti di ogni tipo oltre che alta vegetazione ad ostacolare il corso dell'acqua è un vero danno all'ambiente e alla nostra storia, oltre che un vero pericolo. 

"La tormentata morfologia della nostra città ha da sempre richiesto - spiega il professore Bombino -  una continua opera di ricostruzione “architettonica” dell’assetto urbanistico. Il complesso schema orografico di Reggio, il violento carattere dei corsi d’acqua che la attraversano (le cosiddette fiumare) e l’assenza di veri spazi urbanizzabili ha richiesto, inoltre, una faticosa ricerca di elementi “correttivi” (ad esempio le arginazioni vallive) finalizzati alla difesa dagli eventi naturali. L’esigenza di recuperare permanentemente aree urbane lungo le aree di pertinenza dei corsi d’acqua e, nello stesso tempo, di proteggerle dalle periodiche alluvioni, ha infatti condotto alla realizzazione di arginature, con il drastico restringimento dei tratti terminali dove le fiumare, a causa della divagazione della corrente idrica, presentavano aree di espansione anche di qualche chilometro".

"Successivamente le mutate condizioni territoriali e idrauliche dei bacini idrografici in prossimità della costa - continua il docente -  hanno reso necessari ulteriori interventi ingegneristici di messa in sicurezza. Soprattutto in ambito urbano la “sicurezza idraulica” è stata conseguita con sponde e impermeabilizzazioni del letto fluviale (realizzate in calcestruzzo), che hanno rettificato i tronchi di corrente, incrementato la pendenza e ridotto la scabrezza per favorire il deflusso idrico e il trasporto dei sedimenti verso il mare. In altri casi (vedi ad esempio i torrenti Annunziata e Caserta) gli interventi hanno previsto la copertura dell’alveo e il suo utilizzo come asse viario.

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Se si opera una analisi degli eventi alluvionali degli ultimi decenni si evidenzia come a Reggio, a parità di evento meteorologico, la risposta idrologica (in termini di formazione e propagazione delle piene) dei bacini idrografici sia stata nel tempo sempre più intensa e severa. Da una parte, il territorio collinare e montano non è più in grado di sopportare le sollecitazioni meteoriche più intense e, dall’altra, le infrastrutture e le reti di deflusso realizzate nelle aree ubicate a valle sono incapaci di contenere e smaltire i deflussi provenienti da monte. Il bilancio degli ultimi decenni e la complessa natura dei problemi idraulici ed idrogeologici evidenzia, quindi, la vulnerabilità di un territorio su cui si è intervenuti in maniera irrazionale più frequentemente ed estensivamente di quanto necessario ed utile". 

Cosa fare per mettere in sicurezza il territorio?

"In un siffatto quadro, poiché non è immaginabile “destrutturare” l’esistente, la sicurezza idraulica dei centri urbani come Reggio Calabria, - sottolinea Bombino - ricadenti all’interno di bacini idrografici di importanti fiumare, non può che essere conseguita, tra l’altro, mediante una efficace manutenzione dei corsi d’acqua, garantendo l’officiosità delle sezioni di deflusso alle quali è demandata la funzione di contenere le piene. La presenza della vegetazione, tuttavia, comporta un drastico cambiamento delle condizioni di progetto, determinando un incremento della scabrezza dell’alveo e, a parità di portata, delle altezze idriche, con conseguente aumento del rischio idraulico per esondazione. È il caso delle fiumare Calopinace e Annunziata, ad esempio, in cui la vegetazione occupa gran parte delle sezioni idriche".

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"Come è noto, l’effetto della resistenza al flusso è consistente soprattutto per basse velocità della corrente, prevalentemente in presenza di piante con steli tendenzialmente rigidi e, quindi, con ridotto momento flettente nel senso della corrente. In queste condizioni, quando la corrente idrica interagisce con la vegetazione altera il suo flusso, e sarà costretta a rallentare e ad aumentare i suoi livelli. Urge, pertanto, ristabilire le sezioni di deflusso di progetto per consentire alle piene di attraversare l’ambiente urbanizzato in condizioni di sicurezza".

"L’eliminazione della vegetazione appare, quindi, l’intervento più razionale da effettuare nell’immediatezza. Queste operazioni, peraltro, dovrebbero rientrare in una pianificazione ordinaria degli interventi di manutenzione dei corsi d’acqua cittadini, anche nell’ottica di assicurare sistematicità e organicità alla sicurezza idraulica della città".

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