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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La polemica

Detenuti, il Sappe boccia i garanti e chiede più sicurezza per gli agenti della penitenziaria

Il segretario generale Donato Capece è intervenuto al dibattito organizzato dal collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà

“Non servono nuovi garanti dei detenuti nelle nostre regioni. Sono infatti già decine le figure professionali e politiche che possono accedere in qualsiasi momento in carcere per vedere quel che succede. L’impegno del primo sindacato della polizia penitenziaria, il Sappe, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una casa di vetro, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci chiaro, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto - lavoro svolto quotidianamente, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. E non vorrei dunque che dietro all’ipotesi di istituire nuovi garanti dei detenuti in Sardegna, Basilicata, Calabria e Liguria vi sia più una compensazione politica per qualche candidato ‘trombato’ alle elezioni amministrative che non una reale necessità”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria, commentando l’incontro, ieri a Roma, di componenti del collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà i rappresentanti delle conferenze regionali volontariato giustizia di Liguria, Basilicata e Sardegna.

“Rispetto le decisioni della politica - dice Capece - ma penso e credo che le priorità penitenziarie siano ben altre che quella di istituire il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. La prima fondamentale e imprescindibile considerazione che il Sappe intende fare è che ai detenuti delle carceri italiane sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della polizia penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.

“E’ sotto gli occhi di tutti - conclude Capece - che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al corpo di polizia penitenziaria nelle carceri italiane, per adulti e minori. Questa dovrebbe essere, per il Sappe, una priorità per il sistema penitenziario”.

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