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Garante minori: "A Reggio Calabria la criminalità minorile è complemento di quella organizzata"

Carla Garlatti, nella sua relazione al Parlamento del 2021, ha evidenziato i rischi presenti sul territorio cittadino

Una delle risposte alla devianza minorile, a giudizio dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza Carla Garlatti, che oggi ha presentato la relazione al Parlamento del 2021, può arrivare dalla giustizia riparativa, che consente agli autori di reato di comprendere la sofferenza della vittima a partire dal suo vissuto, acquisendo consapevolezza di aver agito non contro qualcosa (la legge) ma contro qualcuno.

Per questo, la giustizia riparativa può essere uno strumento per contenere i casi di recidiva. Allo stesso tempo la vittima, anche quella minorenne, trova uno spazio di ascolto e di parola, può esprimere emozioni ed elaborarle. È importante poi tenere vivi i presidi territoriali, valorizzare e rivitalizzare il sistema giustizia minorile, tra i più avanzati d'Europa, e promuovere occasioni di ascolto dei ragazzi anche attraverso modalità di gruppo.

Per l'Autorità garante la valorizzazione della giustizia riparativa rappresenta uno degli aspetti più significativi della riforma Cartabia. In proposito, l'Autorità ha recentemente formulato una serie di proposte al Tavolo di lavoro incaricato di redigere gli schemi di decreto legislativo. In particolare, ha suggerito che il minorenne possa decidere autonomamente, anche senza il consenso dei genitori, se partecipare o meno a un percorso di giustizia riparativa.

Ha proposto inoltre un maggiore coinvolgimento delle famiglie nei percorsi e la diffusione, oltre che della mediazione reo-vittima, di altri programmi (per esempio i circle e i family group conference) e l'estensione dell'accesso anche agli autori di reato con meno di 14 anni. La partecipazione a questi percorsi ad adesione volontaria può assumere una valenza educativa, fermo restando che occorre valutare caso per caso età e capacità di discernimento. In Italia la devianza minorile non è dappertutto uguale. In alcune zone gli episodi di criminalità di gruppo hanno carattere episodico e l'allarme sociale risulta talora sovradimensionato, in altre invece si manifestano casi che richiedono una particolare attenzione.

Si sente parlare spesso di baby gang, un termine non sempre corretto e che per certi aspetti può risultare dannoso, perché fonte di stigma o, peggio, di incentivo a mantenere la 'notorietà' acquisita. A Milano e a Brescia ad esempio - come sottolineato dai procuratori minorili nelle relazioni annuali - non siamo di fronte a bande organizzate, nel senso di realtà strutturate finalizzate alla commissione di reati o al controllo del territorio e dotate di una programmazione delittuosa.

A Roma invece nel 2021 sono state registrate risse tra gruppi, mentre di gang che si fronteggiano tra loro per la difesa del territorio parlano i magistrati partenopei. A Reggio Calabria poi la criminalità minorile costituisce un complemento di quella organizzata presente nell'area.

In generale "desta preoccupazione" la diminuzione, in alcuni casi, dell'età degli autori dei reati (segnalati in crescita tra coloro che hanno meno di 14 anni nei distretti di Bologna e Catania), l'incremento del numero dei casi di maltrattamento da parte dei minori nei confronti dei famigliari (Bologna, Brescia e Firenze) e l'aumento, in numerose zone d'Italia, di fatti connotati da crudeltà e mancata percezione della gravità di quanto commesso e della sofferenza delle vittime.

A Palermo i delitti contro la libertà sessuale sono cresciuti di oltre il 50% e hanno colpito soprattutto bambine di età inferiore ai 14 anni, riprese con gli smartphone. In generale, in tutta la Penisola, si registra un uso improprio del digitale da parte dei minorenni, che sconfina in violazioni di legge.

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