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L'analisi

Giornata internazionale dei rom, Marino: "C’è ancora tanto da fare per continuare la dislocazione"

Il presidente di Un Mondo di mondo evidenzia: "In città i nuclei residenti sono 355 per un totale complessivo di 1.373 persone"

È la Giornata internazionale dei rom e dei sinti, istituita in ricordo dell’8 aprile del 1971, quando a Londra si riunì il primo Congresso Internazionale delle popolazioni rom. Cinquantadue anni sono trascorsi dall'istituzione di questa Giornata e c'è da capire il lungo cammino che hanno fatti i rom e i sinti, a Reggio Calabria, per un percorso inclusivo. Così ecco che Giacomo Marino, presidente dell'associazione Un Mondo di mondi fa il punto sulla situazione sociale della comunità rom ed evidenzia subito il difficile "percorso inclusivo di equa dislocazione abitativa con tutti gli ostacoli posti dall’antiziganismo anche attraverso una costante opera di disinformazione". 

I dati di trent'anni di attività

"Oggi nella città di Reggio Calabria i nuclei rom di cittadinanza italiana residenti sono 355, - spiega Giacomo Marino - per un totale complessivo di 1.373 persone. Costituiscono lo 0,79% dell’intera popolazione reggina.  Dei 355 nuclei familiari quelli che abitano in alloggi popolari sono  347  (ossia il  97,8%)  e solo 8  nuclei  (ossia  il 2,2%)   abitano ancora nelle  baracche presso l’Ex Polveriera. Grazie all’ impegno per l’equa dislocazione abitativa, richiesta dagli stessi rom,  il 41% dei nuclei familiari, ossia 147 nuclei, oggi abitano  in dislocazione in tanti quartieri di case popolari. Cioè non abitano in situazioni di concentramento vicino a molti  altri nuclei rom. Mentre il rimanente 59%, purtroppo, abita in concentramento nei quartieri di Arghillà nord, Modena Case popolari  ed Ex Polveriera. Ma  per questi nuclei  concentrati si sta continuando l’impegno per la loro dislocazione". 

"L’esperienza  dell’equa dislocazione abitativa avviata negli anni Novanta  - prosegue Marino - e poi attuata fattivamente dal 2003 fino ad oggi ha consentito a 147 famiglie di avere accesso ai percorsi di inclusione sociale. Difatti i dati di istruzione, reddito, occupazione, salute e parità di genere che riguardano le famiglie dislocate sono nettamente migliori rispetto a quelle delle famiglie rom ancora concentrate e ghettizzate. E’ sufficiente dire che il 99% dei rom con un diploma di scuola superiore o iscritti a un corso universitario appartengono tutti ai nuclei dislocati che costituiscono il 41% delle famiglie. Inoltre i dati delle famiglie dislocate seguono una tendenza verso il costante miglioramento, mentre gli stessi dati delle famiglie concentrate non solo sono nettamente peggiori, ma  mostrano  una tendenza a un ulteriore peggioramento tipico della ghettizzazione. L’equa dislocazione realizzata a Reggio Calabria è da tempo  apprezzata a livello nazionale ed è stata applicata anche nel territorio della  provincia  e in particolare nel comune di Melito di Porto Salvo, dove oggi tutte le famiglie rom sono state equamente dislocate, eliminando la baraccopoli di Via Del Fortino.

Ma per capire bene la situazione sociale attuale dei rom di Reggio Calabria e il miglioramento generale che c’è stato nel corso dei decenni è necessario confrontare l’attuale situazione con quella dei decenni passati attraverso i dati. Verso la fine degli anni Settanta  i nuclei familiari  rom in città  erano 89, per un totale di  circa 534 persone, e tutti  abitavano  concentrati nelle baraccopoli del 208, di Modena Ex Polveriera, di Modena Centro e dell’ex Lazzaretto. In circa 45 anni i nuclei che abitano nelle baracche sono passati dal 100%  al 2,2%, mentre per i nuclei familiari concentrati sono passati  dal 100%  al 59%  di oggi  con il 41% di famiglie dislocate.

I ghetti del 208 e dell'ex Polveriera 

"Nel 1994, 29 anni fa, i nuclei familiari rom nella città erano complessivamente 138 per un totale di 755 persone. Dei 138 nuclei familiari, 66 abitavano negli alloggi popolari, ma  72 nuclei  (ossia il 52,17%) abitavano nelle baracche dei ghetti del 208 e dell’ex Polveriera. Dopo 29 anni - afferma Marino - i nuclei familiari in baracche sono passati dal 52,17% al 2,2%. Inoltre nel 1994 i nuclei equamente dislocati erano solo  19 sul totale di   138 nuclei, erano il 13,76% mentre oggi i nuclei dislocati sono il 41%, quasi il triplo. Da questi dati si comprende che anche negli ultimi 30 anni  c’è stato un forte miglioramento.

E’ chiaro che le famiglie concentrate ad Arghillà e Ciccarello vivono ancora oggi  una condizione di grave esclusione e quindi c’è ancora tanto da fare per continuare l’opera di dislocazione, ma per farlo  bisogna partire da quanto è stato fatto e dai risultati ottenuti.

Il lungo e faticoso percorso abitativo di equa dislocazione delle famiglie rom ha ottenuto i risultati sopra  descritti  nonostante sia stato e continua ad essere fortemente ostacolato dall’antiziganismo  che tra i  tanti strumenti che utilizza c’è pure una costante opera di grave disinformazione. Difatti sono anni che  i media  dichiarano, contro la realtà dei fatti, che l’equa dislocazione dei rom è fallita o che non è stata mai realizzata. Qualche anno fa in un rapporto sulla situazione abitativa complessiva dei rom di Reggio Calabria, pubblicato sul sito web di un prestigioso istituto che coordina ancora oggi nella nostra città un progetto nazionale per l’inclusione scolastica dei minori rom, venivano riportate solamente le famiglie rom abitanti nei ghetti di Arghillà e Ciccarello ignorando completamente tutte le famiglie dislocate.

Il percorso dell’equa dislocazione non è condiviso da tanti enti pubblici e privati perché propone un modello di città con un tessuto sociale mixato contro l’attuale modello di città divisa e segregata per reddito ed etnie. Non piace anche perché viene attuato senza finanziamenti, rendendo protagonisti i rom ed aiutandoli a non aver più bisogno di aiuto. Ma nonostante la dura contrapposizione subita - conclude Marino - l’equa dislocazione sta continuando la sua strada a favore non solo dei rom ma di tutte le famiglie a reddito basso e senza una casa per rendere loro esigibile il “diritto alla città” ed il diritto all’ alloggio adeguato contro ogni ghettizzazione".

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