Rom, oggi la Giornata della memoria dello sterminio
L'associazione Un mondo di mondi spiega che è necessaria a contrastare l'odierno razzismo
Il 2 agosto si celebra a livello europeo la “Giornata della Memoria” dello sterminio di Rom e Sinti nei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale ignorato per molti anni .
"La Giornata della Memoria - ricorda il direttivo dell'associazione Un mondo di mondi - è stata riconosciuta il 15 aprile 2015 con una risoluzione del Parlamento Europeo. La risoluzione riporta che “…. secondo le stime, almeno 500 000 rom sono stati sterminati dai nazisti e da altri regimi e dai loro alleati durante la Seconda guerra mondiale, e che in alcuni paesi oltre l'80 % della popolazione rom è stata sterminata; che almeno 23 000 rom sono stati uccisi nelle camere a gas nello Zigeunerlager (campo degli zingari) di Auschwitz- Birkenau durante la Seconda guerra mondiale e in una notte, tra il 2 e il 3 agosto 1944, 2. 897 rom, principalmente donne, bambini e anziani, sono stati uccisi nello stesso campo; che, pertanto, il 2 agosto è stato scelto dalle organizzazioni rom come la giornata di commemorazione di tutte le vittime rom di tale genocidio”.
L’aspetto più interessante della risoluzione è che essa riconosce la Giornata della memoria per i rom non come memoria funzionale al solo ricordo dello sterminio, ma come memoria necessaria a contrastare il razzismo odierno in tutte le sue forme. Quindi anche nelle forme non cruenti e strutturali che, attraverso processi di naturalizzazione dell’ “inferiorizzazione”, garantiscono la permanente esclusione sociale.
Questo tipo di memoria consente non solo di contestualizzare oggi la questione del razzismo contro i diversi gruppi rom, ma offre anche un’ occasione di approfondimento generale sul razzismo o meglio sui razzismi, approfondimento di cui c’è un gran bisogno.
Pierre-André Taguieff nell’introduzione al suo libro Il Razzismo, pregiudizi, teorie, comportamenti, edito da Raffaello Cortina nel 1999 pgg. 5-7 si pone la questione di spiegare cosa si intenda oggi per razzismo affermando: “ Ci proponiamo di rispondere a una domanda solo in apparenza semplice: in quale modo si pone oggi il problema del razzismo? … Il “razzismo” è ben noto, eppure non lo si conosce. Né lo studio del razzismo né la lotta contro le sue attuali manifestazioni potrebbero fondarsi semplicemente su una definizione del seguente tipo: “Il razzismo è la dottrina che afferma l’esistenza di una gerarchia tra le razze umane”. Nel razzismo non abbiamo a che fare solamente con una dottrina … Sulle terre mobili del razzismo, o meglio, dei razzismi, tutto è in continua ridefinizione …. Quando il razzismo non è più evidente, si pone, allora, il problema di quali siano i criteri per identificare o riconoscere le sue diverse forme. Bisogna innanzitutto sapere se il razzismo può essere considerato come un fenomeno universale, che, di conseguenza, si confonderebbe con l’etnocentrismo di cui riattiverebbe certe caratteristiche: autopreferenza di gruppo, ostilità o intolleranza rispetto ad altri gruppi, tendenza a svalutare le loro forme culturali… Ma se il razzismo riattiva alcuni atteggiamenti propri all’etnocentrismo, esso non può comunque essere ridotto a quest’ultimo. Certe sue caratteristiche hanno un luogo e una data di nascita: che sia considerato come un sistema di dominio o come un modo di pensiero, il razzismo costituisce un fenomeno storico, che si può osservare emergere in Europa all’alba della modernità. Invenzione occidentale, il razzismo come ideologia e insieme di pratiche sociopolitiche si è in seguito universalizzato.”
La gran parte degli studiosi considera il razzismo come una ideologia nata in occidente in epoca moderna non esistente nell’antichità e poi diffusasi nel resto del mondo. Secondo questa teoria il razzismo è una ideologia che considera l’umanità divisa in “razze” diverse, “naturalizzate”, anche in modo non biologico, il cui valore giustifica la gerarchia sociale. È questa la teoria modernista del razzismo che si divide in tre varianti distinte rispetto al periodo di inizio del razzismo moderno: teoria modernista ristretta inizio 1700, teoria modernista ultraristretta inizio 1800 e teoria modernista ampia inizio 1400 con tre forme di protorazzismo ( Pierre-André Taguieff, Un fenomeno moderno di origine europea, in Il Razzismo Pregiudizi, teorie, comportamenti, 1999 Raffaello Cortina Milano, da pg 14 a pg 28). La teoria modernista del razzismo, complessivamente nelle sue tre varianti mette in evidenza la funzione strutturale del razzismo nello sviluppo dell’età moderna occidentale . L’età moderna ha portato gradualmente in Europa e negli Stati Uniti alla costruzione dei principi di uguaglianza universale di donne e uomini. Con questa idea la borghesia è riuscita ad affermarsi con grande successo sconfiggendo l’antico regime caratterizzato da una gerarchia aristocratica fondata su privilegi e poteri ricevuti per nascita. Ma la gran parte del ceto borghese non ha applicato i principi di uguaglianza agli schiavi delle colonie ed in generale alle classi sociali più povere ed alle donne. Difatti, la borghesia si è arricchita attraverso il sistema della schiavitù e dello sfruttamento delle classi povere e con il patriarcato. I principi di uguaglianza enunciati come universali in realtà, nella gran parte dei casi, venivano affermati all’interno della classe borghese tra gli uomini e verso l’ emancipazione dalla nobiltà. Di fronte a questa grave contraddizione la borghesia ha avuto bisogno di trovare una solida giustificazione per il mancato rispetto dei principi di libertà verso le classi più povere, le popolazioni colonizzate, gli schiavi e le donne, i quali progressivamente cominciavano a prendere coscienza di questi principi. La giustificazione venne trovata “costruendo” e sviluppando progressivamente, in modo diversificato, anche con l’aiuto della scienza, un processo di “inferiorizzazione” naturalizzata, reificata e immutabile in generale dell’ “altro/a” che per ragioni economiche e di potere doveva essere sottomesso e in alcuni casi sterminato. È così che si è strutturato, dal 1400 fino ai giorni nostri, ad opera non solo della borghesia, il razzismo moderno come ideologia complessa e variegata che giustifica, a vantaggio di chi domina, la gerarchia delle classi sociali, la divisione del lavoro nazionale ed internazionale, il patriarcato, ogni tipo di schiavitù, i diversi tipi di sfruttamento, fino allo sterminio fisico. Insomma, il razzismo è l’ideologia strategica che “disumanizzando” le classi subalterne giustifica in modo efficace la struttura diseguale e discriminante della società moderna occidentale capitalistica costruita sui principi dell’ uguaglianza universale. (Alberto Burgio, Il “paradosso storico” del razzismo illuminista , in L’invenzione delle razze, Studi sul razzismo ed il revisionismo storico edito da Manifesto libri 1998, da pg 43 a pg 81 ) .
E’ un fenomeno che fa parte integrante della struttura fondamentale della realtà in cui viviamo. Senza il razzismo non si sarebbe potuta avere la contraddittoria società moderna in cui viviamo, - conclude la nota dell'associazione Un mondo di mondi - fondata sui principi di uguaglianza universale ma nello stesso tempo strutturalmente diseguale. Di questo fenomeno tanto importante quanto negativo continuiamo ad avere una conoscenza molto superficiale. Anche questa è la forza del razzismo".