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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il provvedimento / Laureana di Borrello

Bancarotta fraudolenta, la guardia di finanza esegue un sequestro beni per 2 milioni e 400 mila euro

Sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori un imprenditore di Laureana di Borrello, amministratore della società concessionaria di terme

I finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, guidati dal colonnello Maurizio Cintura, hanno portato a compimento l'inchieste "Acquarius". Sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore Emanuele Crescenti, all'alba di oggi i militari delle fiamme gialle hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per oltre 2.400.000 di euro, emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Palmi nei confronti di un imprenditore di Laureana di Borrello, amministratore della società concessionaria di terme. All’indagato sono stati provvisoriamente contestati i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, occultamento e distruzione delle scritture contabili nonché di autoriciclaggio.

La misura ablativa disposta costituisce l’epilogo delle complesse ed articolate indagini condotte dal gruppo di Gioia Tauro che hanno permesso di dimostrare che l’amministratore unico della società avrebbe sottratto risorse finanziarie, derivanti principalmente dagli accrediti effettuati dall’Asp di Reggio Calabria per i servizi offerti in regime di convenzione agli utenti della struttura sanitaria.

Gli accertamenti svolti dagli investigatori della guardia di finanza avrebbero ricostruito la vita economica della società sino al fallimento dichiarato nell’anno 2019, allorquando la stessa aveva accumulato debiti per oltre 3.000.000 di euro.

Di contro il rappresentante legale della società concessionaria avrebbe posto in essere reiterate distrazioni di denaro dalle casse aziendali, attraverso l’utilizzo di artifizi contabili e bancari, depauperando così le provviste necessarie al pagamento dell’erario e dei fornitori.

In particolare, l’indagato, fatti salvi ulteriori approfondimenti che saranno eseguiti, nel corso del procedimento che attualmente pende nella fase delle indagini preliminari, e la conferma delle ipotesi investigative sinora formulate negli eventuali successivi gradi di giudizio, avrebbe trasferito intere disponibilità presenti sul conto corrente societario attraverso operazioni fittizie o con trasferimenti verso conti di società a lui riconducibili e ai suoi congiunti per un importo pari a 2 milioni e mezzo di euro, poi utilizzati per il sostenimento di diverse spese personali, quali ad esempio l’acquisto di autoveicoli di grossa cilindrata e moto d’acqua, o per propri investimenti in attività finanziarie. Nello specifico, 1.760.000 euro sarebbero poi stati reinvestiti dall’indagato nella sottoscrizione di quote di fondi d’investimento.

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