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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Centro

Identità e luoghi: piazza del Popolo, dalle adunanze fasciste al cricket

Capire l'evoluzione degli spazi della città e recuperare la storia è importante per guardare al futuro. La costruzione razionalista, l'aquila fascista non più sul piedistallo, e gli stranieri che la sera si divertono a giocare

Capire la città, la sua costruzione e guardare le tracce del suo passato, vuol dire prendere consapevolezza, imparare a decodificare i messaggi per rinarrare la storia e capirne il presente. Luoghi che ci circondano, spesso centrali, attraversati da migliaia di persone ogni giorno. E che pure rimangono lì, nella loro contraddizione, simboleggiando un passato nazionalista, fascista mai decostruito.

Ecco se guardiamo a Piazza del Popolo, tra i quartieri a nord della città, di Santa Lucia e Tremulini, ecco che c'è questa grande agorà, con una pianta a forma di trapezio. Progettata secondo lo stile del regime fascista, la piazza venne concepita da principio per le grandi adunanze popolari seguendo i canoni dell’arte razionalista dove ogni edificio, ogni via, ogni luogo urbanistico dovevano dimostrare il potere politico sotto il quale il cittadino viveva. La “Casa del fascio”, sede al tempo del partito e di un complesso di palestre sportive, è situata nella zona sud dell’area e oggi ospita la sede del  Tribunale amministrativo regionale.

Il comizio di Mussolini

La piazza in passato veniva utilizzata per i saggi ginnici e le gare di pattinaggio, e si è disputata al principio degli anni trenta la prima partita di pallacanestro cittadina. Il 31 marzo 1939 ospitò un comizio di Benito  Mussolini  in occasione della sua prima visita in città; qui, da un pulpito in pietra, davanti ad una piazza gremita tenne un discorso alla popolazione.

Oggi, sono ancora presenti i pilastri in cemento che all’epoca sorreggevano le bandiere fasciste, ricoperti di marmo bianco e decorati con rilievi e scritte propagandistiche.

La memoria vacilla e lo sguardo distratto ci fa perdere le tracce del passato, se per i luoghi collegati al fascismo c’è una sorta di consapevolezza della loro storia, nel caso di quelli legati al colonialismo essi continuano a esistere senza che vi sia alcun discorso pubblico legato alla loro storia e memoria. Recuperare la storia è importante, dunque, per  capire cosa farne dei luoghi  e come far sì che quella sia una memoria costruttiva e non nostalgica. Una regola che vale per molte strade d’Italia, troppo spesso intitolate a generali e uomini legati a storie di guerre, razzismo e sessismo. 

Il mercato e le baracche

Ma la città e i suoi spazi cambiano, si rinventano a seconda del tempo e così anche piazza del Popolo smise i panni di luogo di adunanze per diventare spazio di mercato. Qui arrivarono delle baracche che ospitavano i venditori e solo negli anni Novanta, con Italo Falcomatà sindaco, la piazza fu in qualche modo recuperata alla fruizione dei cittadini: impose lo sgombero delle strutture fino al mattino successivo e le baracche furono abolite per fare spazio ai banconi dei venditori e alle tende multicolori. 

L'aquila littoria scomparsa

Italo Falcomatà provò a fare un recupero della piazza anche dal punto di vista storico, consapevole, lui uomo di lettere e di sinistra, che la storia non va cancellata ma va conosciuta. Rinarrare la storia passata è un impegno civile e politico verso la società contemporanea. Se anche oggi il razzismo ha assunto nuove forme, esso affonda le sue radici nella storia nazionale e coloniale italiana. Il sindaco della primavera di Reggio così nel 1997 decise, con la sua giunta, di far restaurare la vecchia aquila littoria in marmo e così la fece togliere dal suo piedistallo in piazza del Popolo. Ma non ritornò più sul suo piedistallo. Il sindaco Falcomatà fu accusato di apologia del fascismo e fu sequestra la delibera e avviate le indagini. Dove sia finita la vecchia aquila non si sa. 

La sera si gioca a cricket

Nel frattempo però la piazza ha continuato a vivere e si è trasformata nuovamente, sfidando il nazionalismo e rompendo gli schemi: qui la sera si gioca a cricket e la sfida è tra ragazzi pachistani, cingalesi e nessun italiano. “Ci incontriamo almeno due, tre volte la settimana” racconta Surahat , lui che di anni ne ha 39 e arriva dallo Sri Lanka. “ Siamo davvero tantissimi a giocare a cricket, anche sessanta in vari gruppi. Certo non è facile giocare in un campo che non è in erba, ma noi ci divertiamo. C'è chi anche vuole farlo per professione, ma io lo faccio solo per divertimi dopo il lavoro, insieme ai miei amici e ai miei nipoti. Siamo solo uomini e ci divertiamo”.

Per farla vivere davvero, questa piazza, che adesso c'è chi vuole farla diventare parcheggio, dovrebbe invece arricchirsi di panchine e verde.

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