Bruciata Via della Seta: Sorgonà lancia un appello
"Urge l'adeguamento della strada comunale fondamentale per il recupero e la manutenzione dei terreni che serve"
Cenere e fumo è quello che resta del terreno della famiglia Sorgonà ad Ortì. Da giorni tutta la vallata bruciava e i danni sono stati ingenti. Già la tenuta della famiglia Zagarella era andata in fumo e adesso anche questo vasto terreno, coltivato con cura e amore da Filippo Sorgonà e la madre Rosa Furfari che da sempre custodisce i bachi da seta e proprio qui ha creato l'ecomuseo della seta e della ruralità. Un incendio che per giorni è cresciuto, divorando ettari di terreno, ha camminato lungo la vallata anche perchè spegnere il fuoco è stato molto difficile. Adesso Filippo Sorgonà chiede aiuto per sostenere la sua richiesta.
"Sono andati bruciati ulivi, castagni, querce, agrumi, melograni, peri e molto altro, - dice Filippo Sorgonà - che dal suo profilo facebook lancia un appello. "Ho la necessità di chiedervi veramente una mano di aiuto che non è economica (ci sono decine di migliaia di euro di danni). Non vi posso neppure chiedere una mano materiale per ripulire e mettere in sicurezza ciò che sì è salvato perché purtroppo, posto che non abbiate un fuoristrada, al terreno ancora non ci si può scendere dignitosamente a causa di una strada vergognosa frutto di un progetto comunale altrettanto vergognoso e di una esecuzione lavori indecorosa e piena di ombre; tanto che la ditta che li fece fu poi sequestrata per collusioni con la ndrangheta. Ditta che mi procurò non pochi danni tagliando alberi e facendo movimenti terra mai autorizzati ma che, soprattutto, realizzò non a regola d'arte quel poco di cose previste. In quei lavori doveva rientrare anche la realizzazione della condotta idrica che portasse l'acqua per gli allacci che avremmo dovuto effettuare per poter, una volta sistemato un rudere lì presente, godere dei servizi essenziali.
Addirittura di questa cosa gli allora tecnici (direttore dei lavori, RUP, ecc) dissero "ce ne siamo dimenticati"! Pensate che in zona di alta collina in una strada scoscesa che attraversa boschi non hanno previsto alcuna cunetta ed alcuno scopo; alcuna regimentazione delle acque piovane. Non solo: nel punto più ripido (per circa 250 MT) hanno buttato sulla terra battuta il cosiddetto "spolvero di cemento" per non più di 1 cm. Roba da pazzi veramente per chiunque abbia un minimo di idee in termini tecnici nel settore! Risultato (ovviamente): strada completamente solcata già alle prime piogge ed ora, dopo 4 anni, del tutto impraticabile con voragini fino a 35cm profonde! Eppure, mi fu detto, che ci hanno messo molta cura ed attenzione colorando pure il cemento ed apponendo ai bordi ( secondo il loro Dio) a mo' "muro di contenimento" delle "paratie" in vero "pino" di una fragilità ed infiammabilità imbarazzanti! Quasi tutte, ovviamente ripeto, già crollate o bruciate".
"Aggiungo- dice Sorgonà - : durante questo incendio hanno alimentato le fiamme mantenendo focolai accesi per oltre 24 ore! Ieri ancora "covavano" ed abbiamo dovuto spegnerle con decine e decine di lt di acqua. È indecoroso non poter svolgere la propria attività in modo dignitoso per impossibilità finanche di poter raggiungere il proprio terreno. Figuriamoci programmate una eventuale attività agrituristica o qualsivoglia servizio di tipo didattico o ricettivo! Anche i tecnici di Calabria Verde mi hanno ufficializzato e confermato che l'autobotte che è giunta sul posto, cosa da me ovviamente verificata, non è potuta intervenire proprio perché non ce la faceva a scendere. Tradotto: se ne è andato in fumo abbondantemente un ettaro di bosco. Vi chiedo questo aiuto e supporto adesso:
A giorni invierò una pec al settore Lavori pubblici per chiedere definitivamente una soluzione per l'adeguamento di questa strada comunale fondamentale per il recupero e la manutenzione dei terreni che serve. Se non avrò risposte concrete inizierò a fare la conta dei danni negli anni e presenterò questo "scontrino" a chi deve risponderne. Vi chiedo di sostenere questa battaglia con una semplice sottoscrizione di questo appello che, se condividete, diventa anche vostro.
In questo terreno coltiviamo i gelsi per la bachicoltura e quindi la seta. Ne avevamo piantati 800 oltre 10 anni fa; ne sono rimasti meno di 30; tutti bruciati. Il nome di questa strada, voluto da noi, è proprio "Via della Seta". Oggi è "Via delle Ceneri". Vorremmo fosse veramente una via che conduca a bellezza, storia, tradizione, memoria, civiltà".