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Le indagini

Intimidazione Cannizzaro, Dda acquisisce inchiesta

Il passaggio del fascicolo é stato disposto dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri

Spunta la matrice mafiosa nell'intimidazione al deputato Francesco Cannizzaro, che lo scorso 23 agosto a campagna elettorale appena iniziata subì gli spari contro la sua segreteria. 

 La Dda di Reggio Calabria ha, infatti, acquisito l'inchiesta e il passaggio del fascicolo é stato disposto dal Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, - come riporta l'Ansa -  che sta coordinando l'inchiesta sull'intimidazione insieme ai sostituti procuratori Walter Ignazitto e Marco De Pasquale. 
Le indagini vengono condotte dalla Squadra mobile, diretta da Alfonso Iadevaia, sotto le direttive della Procura.

Una persona non identificata, in quell'occasione, sparò tre colpi di pistola calibro 38 contro la vetrata delle sede della segreteria politica del parlamentare, che in quel momento stava partecipando ad una riunione insieme ad alcuni collaboratori.

Due dei colpi restarono conficcati nella vetrata, che era rinforzata, mentre un terzo penetrò nei locali della segreteria, senza però raggiungere nessuno. 
 

C'è da capire perchè e chi sparò. Sono stati sentiti più volte lo stesso Francesco Cannizzaro e le persone che erano insieme a lui nel momento dell'intimidazione. Il parlamentare, in particolare, ha riferito di non sapersi spiegare i motivi dell'intimidazione. 
Ma adesso ci sono anche le immagini della videosorveglianza che fanno luce sul percorso seguito dalla persona che ha sparato.

L'uomo che ha sparato indossava un cappellino ed aveva il viso parzialmente coperto con una mascherina anti Covid ed ha utilizzato un monopattino per raggiungere e poi allontanarsi dal luogo dell'intimidazione, ubicato a breve distanza dalla sede del Consiglio regionale della Calabria. 


Secondo quanto si é appreso, la decisione di fare proseguire l'inchiesta alla Procura distrettuale sarebbe da collegare all'ipotesi che viene fatta da magistrati e investigatori secondo cui l'intimidazione potrebbe avrebbe avuto una matrice mafiosa. E che, quindi, l'esecutore potrebbe avere agito su mandato di qualche cosca di 'ndrangheta. 
   

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