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L'approfondimento

Scoperta l’identità della statua B dei Bronzi? Gli studi del prof Partinico

Per il docente reggino la statua potrebbe rappresentare "Pericle, militare, stratega e statista vissuto nel V sec. a.C.". Se n'è discusso nel corso di un incontro promosso dal Panathlon International – Distretto Italia

A quasi cinquant’anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto il 16 agosto 1972, la “Statua B”, perfetta in ogni parte del corpo, con il cranio oblungo e sproporzionato, sembra aver ritrovato la propria identità.

Partinico Riccardo-2"Gli studi di anatomia archeostatuaria, svolti dal professor Riccardo Partinico, presso il Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria “sull’uomo” rappresentato dalla “Statua B” avrebbero permesso di individuare in Pericle, militare, stratega e statista vissuto nel V sec. a.C., la persona rappresentata dalla statua".

La scoperta del docente reggino è stata subito promossa dal Panathlon International – Distretto Italia che ha organizzato una conferenza “Io sono Pericle”, ospitata sabato scorso nella saletta De Nava della Biblioteca comunale di Reggio Calabria. Moderatore il dott. Antonio Laganà, arbitro olimpico e dirigente nazionale di associazioni e federazioni sportive.

All'incontro del professor Riccardo Partinico, che ha spiegato come è arrivato ad individuare l’identità della “Statua B”, sono intervenuti i massimi rappresentanti di associazioni culturali reggine ed esperti di storia dell’arte, Marisa Cagliostro, docente universitaria e componente del comitato scientifico del museo di Reggio Calabria, Francesco Arillotta, presidente dell’associazione Amici del Museo, Igino Postorino, presidente del Circolo del Tennis Rocco Polimeni, Giuseppe Bova, presidente del Rhegium Julii, Walter Malacrino, segretario regionale di “Sport e Salute”, il giornalista Rai Tonino Raffa e Carmelo Caridi, direttore della biblioteca comunale. Presenti anche numerosi docenti, sportivi e professionisti reggini.

Gli studi 

Secondo la spiegazione del professor Partinico: "La “Statua B” dei Bronzi di Riace può rappresentare Pericle per un insieme di dati storici, geografici e archeologici che coincidono con gli esiti degli studi di anatomia archeostatuaria.

I piedi della “Statua B” presentano il varismo del V dito, la colonna vertebrale è caratterizzata da una classica scoliosi dorso-lombare e dalla rettilineizzazione del rachide cervicale. Il cranio è dolicocefalo, allungato esageratamente in senso antero/posteriore. I muscoli, nella sua globalità, appaiono adattati alla Forza Resistente. La forma degli arti inferiori è caratterizzata dalla particolare ipertrofia dei glutei, degli adduttori e dei gastrocnemi, che rende compatibile quella muscolatura con chi va a cavallo costantemente. Il callo osseo che si nota sullo zigomo destro e le orecchie, che presentano otoematomi da attrito, fanno propendere nell’ipotesi che
“l’uomo” abbia praticato anche lotta.

Analizzando la terra di fusione ritrovata all’interno della “Statua B” gli scienziati scoprirono che essa fu realizzata in Grecia, nell’area circoscritta tra Argo ed Atene, nel 430 a.C. Gli scritti di Plutarco “Vita di Pericle”, risalenti al I sec. a.C., raccontano delle dimensioni inusuali del cranio di Pericle, che, addirittura, divennero motivo di scherno per i commediografi dell’epoca. «Perfetto in ogni parte del corpo, egli aveva la testa oblunga e sproporzionata ed è per questo che tutti gli scultori l’hanno raffigurato con l’elmo per evitare che la messa a nudo di tale difetto potesse far pensare che volevano schernirlo. I poeti attici lo chiamavano Schinocefalo, cioè “testa di cipolla marina” (Σχινοκέφαλον). Tucidide si allenava con Pericle nella lotta e riferiva ad Archidamo II, Re di Sparta, del fatto che Pericle non accettava di perdere i combattimenti. Troppe coincidenze per non pensare di riconoscere nella “Statua B” Pericle di Atene, vissuto dal 495 a.C. al 429 a.C., militare e politico".

"Ritengo che questa conferenza - ha affermato la professoressa Marisa Cagliostro - sia il primo atto che prelude ad un modo di parlare dei Bronzi in maniera tecnicamente esatta perché sui Bronzi sono state fatte tante ipotesi anche fantasiose, erano due, erano cinque, avevano le lance.

Tutte queste cose possono essere narrazioni da fare ai bambini per creare un’immaginazione ma una modalità come quella del professore Partinico che è un’osservazione anatomica in base a sue esperienze personali, a studi e a confronti, anche andare a scoprire che ci sono didascalie in tanti musei che non corrispondono alla realtà purtroppo anche nel nostro museo. Questa occasione per me nasce oggi perché io non ho partecipato a nessun’altra cosa sui Bronzi anche perché avendo studiato con un metodo storico, archivistico documentario, le ipotesi creative lasciano il tempo che trovano. Quello che si è detto oggi lo apprezzo perché é il metodo di lavoro
corretto".

Il professor Francesco Arillotta ha poi ribadito l'importanza della ricerca condotta da Partinico: "Importante perché intanto c’è un nuovo aspetto che il professore ci propone di interpretazione delle tante immagini di atleti che noi ritroviamo sui vasi, nelle statue ecc.. ha fatto un’osservazione, quei due Bronzi pompeiani non sono lottatori pronti per avvinghiarsi ma sono invece due corridori pronti per scattare. È un’interpretazione del tutto tecnica, quindi corretta ma del tutto nuova.

È una ricerca che arricchisce anche la storia dell’archeologia sportiva italiana e di questo mi congratulo
veramente con il professore perché è una novità assoluta ed è un contributo di quella conoscenza del mondo sportivo greco che certamente ha un grandissimo valore. Non c’è nessuno che non abbia detto qualcosa su questi Bronzi, la tesi del professor Partinico non è una tesi da scartare, tutt’altro. Mi congratulo veramente per questa sua bellissima ricerca".

"Ho apprezzato moltissimo lo studio del professore ha affermato il dott. Igino Postorino. Il Circolo del Tennis Rocco Polimeni ospita da tantissimi anni, dalla presidenza di Travia, il Torneo Internazionale dello Strigile. Uno strigile è stato donato dal museo archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria al Circolo Polimeni.

Questo strumento era utilizzato nell’Antica Grecia per detergere al termine dei combattimenti l’olio spalmato sui corpi dei lottatori e che ho visto qui illustrato dal prof. Partinico per spiegare che la statua “l’apoxiomenos”, custodita presso il museo di Lussino (Croazia), non sta utilizzando lo strigile ma sta avvolgendo un laccio di cuoio (ankùle) attorno all’asta del giavellotto. Quindi, l’atleta rappresentato dalla statua non è un lottatore ma un giavellottista".

"Gli studi di Riccardo Partinico - ha rimarcato Antonio Laganà sono unici al mondo ed hanno ottenuto il successo che meritano. Il professore ha già presentato le sue ricerche al Getty Museum di Los Angeles, al Museo Archeologico di Lussino, all’Assemblea Internazionale del Panathlon a Molfetta ed all’Ambasciata Italiana a Tokyo. Reggio di Calabria è la prima città in cui il prof. Partinico rivelerà l’identità della “Statua B” dei Bronzi di Riace".

Alla domanda del dott. Piero Attisano: "Considerato che ha individuato la vera identità sportiva di numerose statue custodite nei musei di tutto il mondo, vedi “il giovane che si incorona”, l’apoxyòmenos ed i “lottatori di Ercolano” e, adesso, con i suoi studi ritiene di avere scoperto l’identità della “Statua B”, chi pensa possa essere il personaggio rappresentato dalla “Statua A”?", il professor Partinico ha sottolineato: "È da sedici anni che studio i “Bronzi di Riace” ed altre statue e non ho mai potuto azzardare alcuna ipotesi riguardo l’identità. Per quanto riguarda la “Statua B” tra le ricerche è emerso il particolare anatomico del cranio di Pericle, riportato negli pubblicazioni di Plutarco ed in quelle di Cratino, che coincide con dati storici, geografici, archeologici e scientifici a farmi avere il “coraggio” di rendere pubblica la mia ipotesi. Per quanto riguarda la “Statua A”, al momento non ho idea di chi possa rappresentare, è sicuro che la sua muscolatura è caratteristica di un corpo allenato alla capacità fisica forza/resistente".

Ha concluso l'incontro Carmelo Caridi che, in qualità di direttore della biblioteca comunale, ha detto: "Le porte della Villetta De Nava rimangono sempre aperte alle associazioni per divulgare cultura e per far conoscere le ricchezze della Città di Reggio Calabria e provincia".

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