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Il caso

"Italia Israele" di Reggio lancia allarme antisemitismo negli stadi

L'associazione chiede un intervento giuridico più pesante contro gli episodi d'odio da parte delle tifoserie

In merito ai tristissimi episodi di antisemitismo da stadio, che hanno visto coinvolte le tifoserie dei più importanti club italiani, l'Associazione Italia Israele di Reggio Calabria ha voluto esprimere tutta la propria preoccupazione ed il proprio sdegno nonché una ferma condanna del fenomeno.

In una nota dell'associazione reggina, Anna Golotta dichiara: "L'appiattimento del dialogo e del dibattito politico, la crescente necessità di semplificare tutto, partendo dal linguaggio hanno acuito le divisioni e di conseguenza l'odio che quando si manifesta, inevitabilmente assume la forma dell'antisemitismo. Un insulto antisemita non si nega a nessuno, insomma. Il mondo del calcio, ad avviso di chi scrive è lontanissimo da quello che dovrebbe essere un contesto sportivo propriamente inteso dove invece dovrebbero regnare il fairplay e dovrebbero trovare piena attuazione i valori più alti di lealtà e fratellanza.  Negli stadi invece - continua Golorra - parla la pancia della peggiore gente che continua a godere di immunità privilegiate perché sembrerebbe che davantialcalcio tutte le regole vadano disintegrandosi in nome del dio, il minusocolo è voluto, denaro (Lo abbiamo visto anche in tempo di covid)".

Secondo l'associazione Italia-Israele di Reggio Calabria, "l'antisemitismo è trasversale ed è un batterio che è difficile da eradicare. In questo periodo di povertà intellettuale, di banalizzazione e di qualunquismo l'odio antisemita si è riacceso perché gli stereotipi sono più che mai enfatizzati. Le azioni allora dovrebbero indirizzarsi sui clubs perché la loro inerzia è complicita'. Negli ultimi anni, sono state sempre di più le istruzioni che hanno adottato l'Ihra definition, compresi club sportivi europei, dimostrando grande sensibilità ed apertura verso la volontà di uniformare le condotte nel contrasto ai fenomeni di odio antisemita e razziale ma a quanto pare, la debolezza giuridica intrinseca alla definizione citata ed il batterio resistente dell'antisemitismo, hanno fatto sì che gli strumenti a disposizione degli operatori del diritto fossero piuttosto inadeguati a fronteggiare il problema".

A questo punto sarebbe auspicabile, continua Anna Golotta, che "giuristi esperti nella materia dell'antisemitismo e del contrasto ai fenomeni di odio, le associazioni di amicizia Italia Israele e di procuratori sportivi dei club maggiormente rappresentativi si sedessero insieme attorno ad un tavolo tecnico e affrontassero a viso aperto un problema che è già una piaga trovandola migliore soluzione condivisa". Un percorso che sinergicamente stanno già portando avanti i gruppi di Savona e Reggio Calabria.

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