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Al sit-in di Libera per i rettori delude la scarsa partecipazione

Piazza Italia semivuota e pochi studenti. Mimmo Nasone: "La nostra assenza è la grande forza delle mafie"

"Vorrei citare una frase di don Italo Calabrò, quando disse che le mafie non hanno bisogno di complici ma di assenti. Oggi vedo l'assenza ingiustificata di tutti quei giovani che invece avrebbero dovuto esprimere il loro dissenso mettendoci la faccia". E' stato duro Domenico Nasone nel suo intervento in piazza Italia, dove questa mattina si è svolta la manifestazione organizzata dall'associazione Libera per far sentire la reazione della città agli attentati ai rettori Zimbalatti e Zumbo.

Un invito raccolto da poche persone, per lo più attivisti o volontari dell'associazionismo cittadino, e clamorosamente disertata proprio dagli studenti delle università Mediterranea e Alighieri prese di mira dalla criminalità con le intimidazioni ai loro vertici. gli ospiti che hanno preso la parola Gisella Murgia, dell'università per stranieriPresenti, in rappresentanza degli atenei, soltanto, per la Mediterraea, Girolamo Giovinazzo, membro del senato accademico, e Girolamo De Giglio, presidente del consiglio studentesco. E tra.

"Bisogna esserci - ha proseguito Nasone, coordinatore regionale di Libera - questa presenza non si può delegare. E dirò anche una cosa che, ne sono consapevole, potrebbe essere equivocata. La 'ndrangheta non ha paura della cultura, perché sa di poter contare sull'indifferenza e il silenzio. Su 4000 studenti reggini almeno 200 avrebbero dovuto essere qui".

Un vuoto pesante stamattina è stato quello lasciato delle istituzioni, che non si sono viste (unica adesione notata, quella del consigliere comunale Saverio Pazzano). "Chi se la prende con i cittadini dovrebbe prima dare il buon esempio - ha detto ancora Mimmo Nasone - Invece funzione sempre come per i proverbiali 'tre giorni della zita'. Anche stavolta ci sono state dichiarazioni, articoli sui giovani e solidarietà, poi è finito tutto. Questa è la grande forza delle mafie, la nostra assenza".

Nelle stesse ore in cui il manipolo di manifestanti lanciava il suo appello dalla piazza semivuota, si è appreso dell'acquisizione da parte della Direzione distrettuale antimafia del fascicolo sull'intimidazione al parlamentare Francesco Cannizzaro, ipotizzando un coinvolgimento delle cosche.

Un inquietante esempio di come l'ombra della criminalità continui ad allungarsi su luoghi e persone della nostra terra. "L'assenza di oggi ci fa male - ha concluso Nasone - fa più male delle bombe". Per questo, dopo gli attentati ai rettori, Libera vorrebbe entrare nelle università istituendo presidi che portino avanti con continuità un lavoro di sensibilizzazione, legalità e denuncia. E per stare vicini ai familiari delle vittime di mafia, tra cui, ha ricordato Nasone, "l'ottanta per cento non hanno ancora avuto giustizia".

Al sit-in di piazza Italia c'è stato uno di loro, Vincenzo Chindamo, fratello dell'imprenditrice Maria, che ha ribadito la necessità di non scoraggiarsi e mantenere una reazione combattiva. "Abbiamo bisogno - ha detto - di una mobilitazione forte, con le istituzioni che facciano sentire la loro vicinanza al mondo della scuola e del lavoro, perché sia chiaro che qui la criminalità organizzata non deve entrare, deve scomparire da questi luoghi".

"Mia sorella - ha ricordato - è scomparsa davanti a un cancello della sua azienda, quando stava andando a lavorare. I lavoratori e gli studenti devono essere al sicuro, potersi esprimere e dire la propria senza correre rischi, e su questo i rettori e professori delle nostre università sono in prima linea e non si faranno intimidire. Ma dobbiamo alzare la voce, tutti, devono alzare la voce gli studenti e dire che la mafia è fuori dal loro mondo. Solo così potremo portare avanti una rivoluzione che è già in atto, per opporci alla 'ndrangheta non dobbiamo rassegnarci, mai".

Padre Sergio Sala, cappellano dell'università Mediterraea, che ha portato il suo messaggio di sostegno a tutti i professori e studenti e anche ai magistrati che stanno indagando sulle intimidazioni. "Forse oggi - ha dichiarato il sacerdote - non va di moda scendere in piazza e soprattutto non lo si fa per la magistratura, ma io credo sia importante manifestare il nostro appoggio ai giudici, ricordando anche anche l'inchiesta Magnifica, in seguito alla quale il rettore Zimbalatti è stato eletto e ha accettato con impegno civico un incarico pieno di responsabilità. Manifestando esprimiamo la nostra volontà che queste inchieste vadano avanti facendo chiarezza e liberando l'ambiente universitario da ogni contaminazione di malaffare e corruzione".

In rappresentanza dei suoi colleghi assenti, Giovinazzo ha ribadito la ferma condanna del corpo studentesco dell'università Mediterranea di "due atti gravissimi, indegni e vigliacchi, che sono un attacco non solo all'università ma a tutti i cittadini". Il senatore accademico tiene però a difendere gli studenti, che in piazza sono stati più volte criticati per la loro deludente risposta all'iniziativa di Libera. 

"La scarsa partecipazione - ha commentato - è palese e dà un segnale negativo, ma vorrei precisare che, se gli studenti oggi non ci sono, non è per omertà o perché abbiano paura della 'ndrangheta. Piuttosto è una reazione al totale menefreghismo che le istituzioni hanno dimostrato nei nostri confronti in questi anni. Non abbiamo mai visto un amministratore, il presidente della Regione non è mai venuto a fare una visita in università. Per le istituzioni non esistiamo.

Per fare un esempio, l'anno scorso 500 studenti non hanno ottenuto la borsa di studio non per mancanza di meriti ma perché, pur avendo i requisiti, mancavano i soldi necessari. Gli studenti universitari di Reggio oggi non ci sono perché si sentono abbandonati". 

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