Lotta alla tratta, adesso c'è un modello grazie a Lirea
E' stato messo a punto grazie alla sinergia trasnazionale di enti e associazioni che hanno lavorato insieme nell'ambito del progetto europeo, di cui è capofila la coop. Cisme
Nella lotta alla tratta adesso c'è un modello messo a punto grazie alla sinergia trasnazionale di enti e associazioni che hanno lavorato insieme nell'ambito del progetto europeo Lirea. Di questa rete fanno parte l'Italia, l'Austria, Cipro , Malta e la Grecia. Partener del progetto sono per l'Italia l'associazione La Rosa Roja, Maendeleo for Children, l'Università di Sassari, mentre per l'Austria Afrikanische Frauenorganisation, per la Grecia Cyclisis, per Malta Fopsim e per Cipro la Municipality of Pegeia. La cooperativa Cisme per l'Italia è capofila del LIfe is REborn from the Ash/ LIREA Programma AMIF-2018-AG-INTE teso a promuovere la piena integrazione dei cittadini di paesi terzi negli Stati membri, rafforzando la capacità di attuare soluzioni innovative e transnazionali.
Dopo quasi due anni di lavoro, dunque, il modello è pronto e già testato sul campo grazie alle tante attività svolte nel corso del tempo e, di volta in volta, migliorato proprio per favorire l'integrazione dei migranti, in particolar modo delle donne vittime di tratta, soprattutto provenienti dall'Africa Occidentale. E' stato un processo complesso che ha puntato al reinserimento sociale attraverso, anche, l'inclusione economica. In questo modo, si è capito, infatti, che vi è un impatto a lungo termine: piena integrazione nelle società di accoglienza e nel mercato del lavoro. Ciò è essenziale per la loro integrazione complessiva e per l'impatto economico positivo nelle società di accoglienza; le donne migranti possono contribuire, così, a migliorare il funzionamento e le prestazioni del mercato del lavoro, nonché sostenere la sostenibilità di bilancio.
Il processo di integrazione e la metodologia
Attraverso il progetto Lirea si è svolto un processo di inclusione sociale su base nazionale (approccio top-down) ad uno più ampio (approccio bottom-up), composto dalla piena integrazione sia sociale che economica, portato avanti dagli Stati membri e dall'Unione Europea. Proprio perché si tratta di un “processo a due vie”, è preferibile parlare di integrazione socio-economica, per valorizzare l'importanza del doppio livello di intervento progettuale, sulle persone e sui sistemi. Questo modello di piena integrazione comporta un processo di riforma sistemica che incorpora cambiamenti e modifiche nei contenuti, metodi, approcci, strutture e strategie per superare le barriere con una visione che serve a fornire a tutte le vittime della tratta l'accesso a un equo e società partecipativa.
La metodologia utilizzata per favorire il supporto alle vittime si è basata sull'approccio multiagenzia e multiprofessionale che mette le persone al centro della relazione di cura. Importante è anche l'approccio di genere alle esigenze specifiche delle donne vittime di tratta. La tratta e lo sfruttamento sessuale sono sempre più coinvolti nella migrazione forzata e il sistema di accoglienza sta diventando sempre più un'interfaccia con le donne che nascondono una situazione di violenza e sfruttamento già nel loro paese di origine e che continuano nel loro paese di arrivo. Questo sembra essere il punto di partenza per un cambio di paradigma metodologico e normativo nella ricerca e nell'analisi della tratta di esseri umani, un cambiamento basato sull'idea che sia prima necessario rafforzare l'approccio locale all'integrazione sociale e lavorativa.
Attraverso un piano di trattamento individuale, le vittime di tratta, una volta individuate, sono state coinvolte in laboratori sperimentali, a seconda dei bisogni di ciascuna di esse. I corsi di formazione di base (apprendimento della lingua del paese ospitante e formazione all'uso del computer) sono stati attivati sulla base delle possibili competenze e abilità che potrebbero emergere, anche grazie a percorsi riabilitativi, perché da questi possono venire alla luce bisogni e aspirazioni finora compresse a causa dello stato fisico, mentale e sociale in cui vivono le persone sopravvissute alla tratta di esseri umani.
Per integrare le vittime di tratta negli Stati membri dell'UE e per migliorare i percorsi di accoglienza, i partner del progetto Lirea hanno preparato questo documento. Queste linee guida intendono sostenere le politiche di contrasto alla tratta di esseri umani, dare un contributo per l'attuazione e l'attuazione di programmi volti a combattere la tratta e in particolare la tratta di donne e bambini. Queste linee guida mirano a contribuire alla lotta per prevenire l'allontanamento delle persone dalle loro comunità, sotto la minaccia o l'uso di effettiva violenza, inganno o coercizione, per sfruttarle come lavoratori forzati, schiavi o per l'industria del sesso.