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Cronaca

Gioco e ludopatia, il Reggino si piazza al secondo posto

Il report dell'agenzia delle dogane fissa a 570 milioni la cifra spesa dai reggini in slot machine, videopoker, gratta e vinci

Nel 2019 si sono spesi in Calabria 1 miliardo e 789 milioni. Sono cifre da capogiro e che fotografano il volume d’affari prodotto in Calabria dal gioco d’azzardo nell’ultimo report stilato dall’agenzia delle dogane. Slot machine, videopoker, gratta e vinci che inducono una vera e propria dipendenza ma spesso inconsapevole. Nella classifica delle province dove si gioca di più, quella di Reggio Calabria si piazza al secondo posto con 577 milioni di euro.

"È un fenomeno che ha un grande sommerso poiché poche sono le persone che riescono ad identificarsi come giocatori d’azzardo patologici", ha confermato Rossella Manfredi, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze dell’Asp di Catanzaro, che questa mattina assieme a Giulia Audino direttore facente funzione del Ser.D. di Catanzaro e referente scientifico del progetto Gap hanno illustrato i primi risultati dell’iniziativa finanziata dal Governo.

In primo luogo, l’avvio del progetto ha consentito l’istituzione di equipe operative dedicate alla cura della patologia grazie anche al coinvolgimento del privato sociale, in particolare si tratta di tre comunità terapeutiche: il Centro Calabrese di solidarietà, Malgrado Tutto, Progetto Sud e la cooperativa sociale Zarapoti. In Calabria, la provincia dove si gioca di più è quella di Cosenza, in cui sono stati spesi 637 milioni di euro, seguita da Reggio Calabria con 577 milioni di euro, Catanzaro con 307 milioni, Vibo Valentia con 146 milioni e Crotone con 120 milioni. Ma non tutti i giocatori sviluppano una dipendenza: "È un sottile limite tra il gioco e il patologico e dietro c’è una area grigia, in modo particolare per la nostra regione" ha rimarcato Giulia Audino.

In tal senso, è stato avviato nella provincia di Catanzaro il progetto Gap che ha consentito di istituire una equipe dedicata alla cura di questa patologia all’interno dell’Asp. Il 30% degli utenti che hanno fatto accesso al servizio per le dipendenze – in 150 – hanno aderito al progetto e il 25% di questi hanno smesso di giocare. Nell’ambito del progetto sono state raccolte anche le testimonianze di alcuni utenti in cura: "Il gioco è vergogna, è un segreto che porti dentro di te – racconta -. Anche tutte le stanzette con le slot sono quasi tutte buie e così non ti vede nessuno. Il gioco, per come lo definisco io, è qualcosa che ti mangia le carni e non te ne accorgi – continua -. Te ne accorgi solo lentamente e con il tempo e si fa molta fatica ad accettare di essere dipendente. Io consiglio di non iniziare mai a giocare perché è come quando di inizia a fumare; non ti rendi conto e finisci in un vortice. Consiglio di aver timore perché sembra un gioco ma non è un gioco".

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