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Venerdì, 29 Marzo 2024
Riforma slot machine

Gioco e dipendenze, per i giovani il rischio maggiore è online

Per Antonino Guarnaccia, psicologo dell'Asp reggina, è positiva la riduzione dell'orario delle sale e sottolinea l'importanza del dato locale sui giochi a distanza

In città il lato più oscuro e antisociale della ludopatia è legato al ricordo dell’assurdo delitto che costò la vita a una tabaccaia, uccisa da un cliente abituale, entrato nella dipendenza del gioco, che la riteneva responsabile delle sue copiose perdite al lotto. Dopo il balletto di emendamenti e rinvii, l’approvazione in consiglio regionale della legge 107 sulle sale slot machine ha riacceso l’allarme lanciato da associazioni, mondo cattolico e sindaci quando la presentazione della proposta aveva fatto scoppiare un caso.

Antonino Guarnaccia, psicologo dell’Asp di Reggio commenta però positivamente la riduzione dell’orario delle sale approvato ieri dal consiglio: “La Regione Calabria – spiega – dal 2018 si è attrezzata con una legge sul gioco d’azzardo tra le più evolute e adesso, diminuendo di due ore la possibilità di fruizione dei cittadini presso le agenzie di gioco e le tabaccherie, si è cercato di salvaguardare la salute dei cittadini ma anche la libera iniziativa commerciale. Ed è così come vuole lo Stato”.

Un nodo controverso, che dovrebbe essere sciolto al livello del governo centrale (concetto rimarcato ieri in consiglio regionale da molti esponenti della maggioranza e dallo stesso presidente Mancuso in replica agli attacchi dell’opposizione). Lo conferma anche il dottor Guarnaccia: “Il gioco d’azzardo, così come l’uso delle droghe, nasce con l’uomo. Fin dai tempi più remoti, l’essere umano ha sempre ricercato sostanze e comportamenti in grado di agire sul corpo e sul cervello. Ma se da una parte il gioco è radicato nel genere umano - continua - le ricerche dimostrano che negli ultimi anni, in Italia, è cresciuto sempre di più il numero di persone che giocano e diventano patologiche a causa della grande disponibilità di questi giochi d’azzardo. Nonostante ciò, c’è una costante immissione sul mercato di giochi nuovi e facilmente accessibili. E accade perché dal ’94 lo Stato ha liberalizzato il gioco d’azzardo vedendolo come fonte di guadagno”.

Guarnaccia ricorda come dagli esordi con Totip, Totocalcio, Lotto, la lotteria nazionale e soli quattro casinò italiani, negli anni i nuovi prodotti hanno fatto lievitare la raccolta, cioè l’ammontare complessivo delle puntate effettuate dalla collettività dei giocatori, fino alla cifra record del 2012, 90 miliardi di euro, nell’anno successivo a quello del dl 138/2011, che ha liberalizzato anche il gioco online.

La Calabria è uno dei territori dove si gioca di più, seconda dopo la Campania per il gioco a distanza (nel 2021 la raccolta pro capite è stata di 1619 euro) e terza per presenza di macchinette, nel 2020 52,3 ogni 10.000 residenti, con Reggio da anni città con maggiore raccolta, dato confermato fino al 2021.

La riforma di legge regionale ha ridotto da 15 a 13 le ore di apertura delle sale, è vero, ma dall’ambiente di associazioni e comunità di recupero si è sottolineato il rischio che per i giovani costituisce l’orario serale, prima della pausa notturna che inizia alle 24. “E’ un falso problema – commenta Guarnaccia – perché molti giovani che in quelle ore escono non sarebbero scoraggiati dal trovare le sale chiuse. Chi vuole giocare lo fa lo stesso online e questo filone di gioco si sta dimostrando quello più diffuso e pericoloso”.  

Ma perché in Calabria e a Reggio si gioca molto più che a Torino? Sicuramente perché tanti utenti sono disoccupati e hanno tempo libero da riempire, ma questo è un aspetto marginale. La forte incidenza locale del fenomeno è secondo lo psicologo da ricercare soprattutto nel modo in cui lo stato ha gestito la diffusione del gioco d’azzardo. “Con il dl 158 del 2011 – continua Guarnaccia - lo Stato ha permesso al gioco patologico di entrare nei livelli essenziali di assistenza, e fino al 2014 non si è assistito più all’incremento della raccolta. Poi però è ripresa una crescita a ritmi velocissimi e nel 2021, nonostante ci sia stato il periodo di lockdown, si è arrivati a 111 miliardi, di cui una percentuale va allo Stato, e con 23 milioni di giocatori, di cui 9 milioni assidui. Di fronte a questa ‘epidemia’ è chiaro che le Regioni e i Comuni son dovuti intervenire con leggi apposite per tutelare la salute dei cittadini ma anche dovendo far rispettare le leggi dello Stato. Ricordiamo che l’articolo 41 della Costituzione dice che l’iniziativa economica privata è libera, ma non può rivolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da creare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

L’Asp reggina è molto impegnata su questo fronte. “Attraverso il piano regionale sul gioco d’azzardo patologico si sta attuando un progetto, denominato ‘Fai il nostro gioco’ e gestito dal dipartimento di salute mentale e delle dipendenze in collaborazione con le comunità terapeutiche accreditate, che, tra i suoi obiettivi, ha la promozione e la prevenzione del Gap soprattutto nelle scuole, informare e far conoscere la patologia soprattutto ai medici di famiglia, formare gli operatore del settore e potenziare l’attività di diagnosi e cura”.

La rete calabrese Mettiamoci in Gioco in queste ore ha stigmatizzato la nuova legge 107 di riforma del settore del gioco d’azzardo inviando al consiglio regionale una nota firmata da un nutrito gruppo di associazioni (tra cui Il Girasole e Centro Agape) rivelando, tra l’altro, come l'attuale offerta di gioco sul territorio calabrese rimarrà inalterata, poiché le limitazioni si applicheranno solo alle poche sale che hanno ottenuto la licenza dopo il 2018. Inoltre la legge potrà generare un serio aumento della spesa sanitaria calabrese per la cura dei soggetti dipendenti dal gioco, se come si prevede diventeranno più numerosi. 

“Il problema delle nostre Asp è la mancanza di specialisti – dice il dottor Guarnaccia - e per questa patologia in particolare sono richieste anche altre figure, come quella dell’educatore, oltre che del settore legale, ma credo che ci siano segnali positivi. Per la prima volta - conclude - dopo decenni di immobilismo abbiamo concorsi che serviranno a stabilizzare i professionisti che già lavorano da precari e nuovi bandi. E’ una novità che noi salutiamo con buone aspettative”.

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