Sono trascorsi 49 anni dalla rivolta di Reggio Calabria. Da quel 1970 quando una sommossa popolare si scagliò contro il Governo, in seguito alla decisione di scegliere Catanzaro, come capoluogo della regione, nel quadro dell'istituzione degli enti regionali. 

Sul lungomare Falcomatà, al cospetto del monumento che ricorda la rivolta, la deposizione di un omaggio floreale, da parte dell'Amministrazione comunale, in ricordo delle cinque vittime che persero la vita durante i "moti": il ferroviere Bruno Labate, trovato agonizzante il 15 luglio 1970 in via Logoteta; il poliziotto Vincenzo Curigliano, colto da infarto il 18 luglio, durante l’assalto alla questura; l’autista di autobus Angelo Campanella, morto sul ponte Calopinace il 17 settembre dello stesso anno, per un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia; l’agente della celere Antonio Bellotti, colpito al capo il 12 gennaio 1971, nel corso di una sassaiola contro il treno che lo riportava in sede insieme al suo reparto; il barista Carmine Iaconis, morto per un colpo di arma da fuoco il 17 settembre 1971, quasi nello stesso punto e nello stesso giorno in cui morì Campanella, in tasca gli fu trovata la ricevuta della prenotazione della sala ricevimenti presso la quale, pochi giorni dopo il 10 ottobre, avrebbe dovuto festeggiare il suo matrimonio.

La rivolta di Reggio Calabria, il ricordo di Giuseppe Agliano, presidente del “Comitato 14 luglio”

Alla cerimonia erano presenti l'assessore Nino Zimbalatti, il senatore Renato Meduri, Anna Maria Franco, nipote del leader dei moti e Giuseppe Agliano, presidente del Comitato 14 luglio.

Il cerimoniale, come da tradizione, si è spostato alla stele in memoria del senatore Ciccio Franco. Anche qui, alla presenza tra gli altri dell'ex sindaco della città, Demetrio Arena e dell'ex parlamentare Marcello De Angelis, è stata ricordata la figura del senatore Franco e deposta una composizione di fiori.