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Cronaca San Luca

'Ndrangheta, si intrufolano tra i portatori della Madonna di Polsi: foglio di via per 4 bagnaresi

La processione, dello scorso 2 settembre, aveva registrato la presenza di numerose persone sospette, non presenti nella lista ufficiale dei portatori

Si erano intrufolati tra i portatori della statua della Madonna di Polsi, venendo sorpresi e allontanati. Due di loro erano figlio e nipote di un uomo arrestato nell’operazione “Crimine” e ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta di Bagnara. Per quattro persone originarie di Bagnara Calabra, i carabinieri di Bianco hanno proposto ed ottenuto il rimpatrio con foglio di via obbligatorio, emesso dal questore di Reggio Calabria.

Lo scorso 2 settembre, in occasione dei festeggiamenti per la Madonna di Polsi, come da consuetudine la confraternita di Bagnara si era fatta avanti per sostenere la statua mariana in processione, fornendo l'elenco dei portatori al rettore del santuario don Tonino Saracco. Il giorno delle celebrazioni, però, il gruppo risultava decisamente più numeroso, con persone non inserite nella lista, tra cui un 27enne bagnarese, incensurato ma nipote di un pluripregiudicato, arrestato nell’operazione "Crimine", ritenuto elemento di spicco delle cosche della piana di Gioia Tauro.

Il ragazzo si era aggregato sul finire della processione, sperando di passare inosservato. Avvistato dai carabinieri, il giovane è stato allontanato e i militari hanno ricontrollato tutti i portatori scoprendo altri bagnaresi presenti, compreso il padre 59enne, pregiudicato, ma anche un 37enne, pregiudicato per stupefacenti e, infine, un 38enne con precedenti sempre per droga.

"Per questi motivi - spiegano dal comando provinciale - ed in particolare per le modalità di partecipazione alla cerimonia, che sono sembrate del tutto estranee al sentimento religioso, è stato notificato il rimpatrio con foglio di via obbligatorio". I quattro uomini per tre anni non potranno partecipare ai festeggiamenti della Madonna della Montagna oltre a rimanere fuori dal territorio di San Luca.

Al termine delle operazioni portate avanti dai carabinieri, don Tonino Saracco, rettore del Santuario di Polsi, anche a nome del vescovo della diocesi di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, dopo aver ringraziato i militari dell'Arma per il lavoro svolto, ha dichiarato di "sentirsi offeso dalla presenza, tra i portatori, di persone estranee all’elenco ricevuto e di voler, in futuro, dettare nuove disposizioni sulla figura del portatore, che deve essere persona moralmente integra e di comprovata fede".

La storia della Madonna di Polsi

I festeggiamenti della Madonna di Polsi, come noto, attirano ogni anno turisti e fedeli da tutta la Calabria, dall’Italia e dall’estero. Molti emigrati, in particolare, approfittano della ricorrenza per tornare nella regione d’origine ed esprimere devozione alla Madonna. Ogni anno la riproduzione della statua mariana viene portata in processione dai pellegrini di Bagnara Calabra, i quali, per l’occasione, vestono una tunica di colore celeste e bianco con foulard al collo.

Già Corrado Alvaro, nel 1912, così diceva: “…si fa processione e si tira fuori il simulacro portatile. Hanno il privilegio di portarlo gli uomini di Bagnara, gente di mare, audaci e ricchi migratori, pescatori accaniti di pescespada e di tonni. Sono loro i più abili a far correre, come se volasse, l’immagine della Madonna sul suo pesante piedistallo, mentre le buttano intornograno, confetti e fiori”. Ogni 25 anni, invece, la statua originale viene portata in processione dai pellegrini di San Luca.

Operazione "Crimine"

Il Santuario di Polsi, solo qualche anno fa, era salito alla ribalta delle cronache nazionali per il significato simbolico che alcuni appartenenti alla ‘ndrangheta gli attribuiscono. L’indagine “Crimine”, in particolare, condotta dai carabinieri, ha dimostrato che in occasione di alcuni festeggiamenti della Madonna della Montagna il santuario diveniva meta di numerosi appartenenti alla criminalità organizzata, dei quali sono stati documentati anche i riti di affiliazione.

L’intervento degli uomini dell'Arma si inquadra nel desiderio, anche a riprova di quanto dichiarato dal vescovo Oliva, proprio in occasione dell’omelia tenuta a Polsi lo scorso 2 settembre, "di ricordare il Santuario come luogo di fede, grazia e devozione, allontanando da esso ogni altro significato profano, strumentale e criminale, non compatibile con i valori cristiani".

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