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Cronaca

Manifesti "oscurati", Nudm: "Al fianco del sindaco dentro e fuori alle aule di tribunale"

Il movimento reggino interviene sulla polemica che si è scatenata in città dopo la rimozione dei manifesti contro l'aborto promossi dalla onlus Provita e Famiglia

Sulla vicenda dei manifesti contro l'aborto "censurati" dal sindaco Giuseppe Falcomatà interviene anche "Non una di meno". "Non è la prima volta - ribadisce il movimento reggino - che in questa città compaiono dei manifesti ProVita contro l’aborto in cui la scelta delle donne viene messa in
discussione.

Per una memoria collettiva, vogliamo ricordare anche il precedente manifesto supportato dall’#dallapartedelledonne (quali?) con l’immagine di una pseudo Biancaneve “stroncata” dalla famosa mela avvelenata, con cui veniva veicolato un messaggio estremamente fuorviante, oltre che lesivo del principio dell’autodeterminazione delle donne e senza lacun fondamento scientifico, di pericolosità della RU486. Allora affermammo senza paura di smentita che quei manifesti veicolavano delle menzogne: la RU486, infatti, ha avuto la piena approvazione dell’Aifa e del ministero della Salute (giusto per ricordarlo a chi invece aveva scritto del contrario appoggiando il manifesto).

Allora, come sempre in tutta Italia, il movimento delle donne ne chiese la rimozione che puntualmente avvenne in moltissime città. Un paio di giorni fa i ProVita sono tornati, questa volta nel manifesto, a lettere cubitali veniva scritto “Il corpo di mio figlio non è il mio sopprimerlo non è la mia scelta
#stopaborto".

Nudm come per le altre volte ritiene "questo manifesto estremamente squallido e violento" e spiega il perché: "il linguaggio usato è criminalizzante ed ha il solo scopo di paragonare l’aborto a un omicidio e quindi le donne a delle assassine colpevoli cioè di un reato, cosa che invece non è. Usare il termine umanizzato di bambino, anziché embrione o feto ha il solo scopo di colpevolizzare le donne che hanno scelto di abortire. La corretta terminologia medica è embrione fino alla 10a settimana di gestazione e feto dalla 10a settimana in poi; di bambino, cioè di soggetto con capacità giuridica si può parlare solo quando ne avviene la nascita (art. 1 comma1 codice civile). E ancora, "la legge 194 è una legge dello Stato costituzionalmente inattaccabile, passata indenne anche da un referendum abrogativo e
che al suo interno contiene uno strumento, quello dell’obiezione, che di per sé già penalizza le donne, visto che all’interno degli ospedali pubblici il numero degli obiettori è altissimo raggiugendo vette dell’80% in numerose Regioni".
"Abbiamo letto di persone, che hanno invocato a sproposito l’art. 21 della Costituzione per attaccare il nostro sindaco, reo di essersi schierato in difesa, non solo di una legge di Stato (L.194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza), cosa che nelle sue funzioni è un dovere fare, ma soprattutto per aver difeso il diritto delle donne di non sentirsi dare delle assassine solo perché decidono di abortire: per quanto scontato possa sembrare, ci tocca ricordare a questi signori che ogni diritto, anche di rango costituzionale, trova il proprio limite nell’esistenza di altri diritti di pari rango e che nessuno, in nome della libertà di espressione, può permettersi di incitare all’odio, all’intolleranza, alla discriminazione ed alla criminalizzazione di chi rivendica semplicemente di poter liberamente esercitare un proprio diritto".

Il movimento reggino ricorda che "lo Stato Italiano per Costituzione è laico, sarebbe forse meglio che la Chiesa, invece di guardare in casa altrui, si occupasse di quello che succede in casa propria. Ci dimentichiamo, forse quante storie di abusi su bambini e bambine sono venute fuori, anche ultimamente, o di preti che approfittando del sacro vestito indossato, si sono macchiati del reato di pedofilia?

All sindaco Falcomatà diciamo: "Se, per la tua decisione di rimuovere i manifesti di ProVita - così che possa cessare definitivamente, nella nostra città, questa serie di campagne denigratorie e di disinformazione, l’uso di linguaggi violenti e misogini contro il nostro diritto all’autodeterminazione e  contro il nostro diritto di scelta, continuamente ripropostinelle loro crociate oscurantiste - dovessi ritrovarti citato in giudizio da ProVita & company, ci troverai schierate al tuo fianco dentro e fuori alle aule di tribunale".

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