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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città nel cordoglio

Foro di Reggio Calabria in lutto, è morta la giudice Lilia Gaeta

La dottoressa, sconfitta da un grave male, era moglie del presidente della Corte d'Appello Luciano Gerardis. Nell'ultimo post parlava della chemioterapia

Magistrati e avvocati della città si stringono nel cordoglio per la scomparsa di Lilia Gaeta, moglie di Luciano Gerardis, presidente della Corte d'appello di Reggio Calabria. La giudice, già componente della Corte d'Appello e presidente della II sezione penale, apprezzata da tutti per rigore, preparazione e sensibilità, è stata sconfitta dal male che l'aveva colpita da tempo e oltre al marito lascia le due amatissime figlie Elisa ed Enrica. I funerali si svolgeranno domani alle 15.30 in Cattedrale.

Tanti in queste ore i messaggi sui social per ricordare la dottoressa Gaeta. Dalla Corte d'appello scrivono: "Ci stringiamo tutti con affetto al presidente della Corte, dottor Luciano Gerardis, e alla sua famiglia in questo momento di dolore per la dipartita della sua consorte, la dottoressa Lilia Gaeta. La signorilità, la gentilezza e l'affabilità della presidente Gaeta, insieme a tante altre qualità umane e professionali, rimarranno un ricordo indelebile nelle nostre menti e nei nostri cuori".

Per l'Associazione Giovani Avvocati (Aiga), il messaggio di Nancy Stilo è accorato: "Alcune notizie non le vorremmo mai apprendere, pensare, immaginare, comunicare, né commentare. Ci ha lasciato la Presidente Lilia Gaeta. La presidente gentile, dall’animo nobile e buono. Conosciamo tutti la tenacia e gioia di vivere che l’hanno accompagnata fino alla fine del suo percorso e che lasceranno nel nostro Tribunale e in tutti noi un vuoto incolmabile. Un abbraccio di sentito cordoglio al Presidente Luciano Gerardis e alla famiglia tutta".

Dal Comitato pari opportunità dell'Ordine degli avvocati cittadino si aggiunge, in un post della presidente e il direttivo: "Oggi è un giorno tristissimo, il Foro reggino ha perso uno dei riferimenti tra le istituzioni più importanti per tutti gli operatori del diritto e per ogni persona che l’ha conosciuta e che con lei ha avuto la fortuna di condividere la sua sensibilità e la sua coerenza. Ci mancheranno la sua competenza, la sua professionalità e soprattutto la sua dolcezza, Buon viaggio cara presidente"

Un lutto condiviso anche dalla società della Reggina Calcio. Felice Saladini, Marcello Cardona e tutta la Reggina "si uniscono al dolore del presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, dottor Luciano Gerardis, per la scomparsa dell'amata moglie, dottoressa Lilia Gaeta". 

L'ultimo post dall'ospedale raccontava la chemioterapia

Nel Foro di Reggio Lilia Gaeta era conosciuta da tutti come magistrato molto competente e abile nell'interpretazione del diritto, oltre che donna raffinata e di grande umanità. Nei manifesti funebri apparsi stasera in città i suoi familiari la ricordano così: "Ci ha serenamente lasciati, offrendo fino all'ultimo un esempio straordinario di vita dedita agli altri, di dignità, di limpidezza e di amore".

Da tempo Lilia Gaeta lottava con coraggio contro un tumore senza perdere la sua arguzia, come dimostra il suo ultimo post, scritto pochi giorni fa dal day hospital del reparto oncologia dell'ospedale reggino. La dottoressa definiva queste sue riflessioni come cronache di vita quotidiana. L'ultima parlava di "poltrone blu" raccontando con lucidità l'esperienza della chemioterapia: "Non credo - scriveva Lilia Gaeta - che esistano al mondo poltrone più scomode di quelle utilizzate per la chemioterapia; intanto c'è un rifiuto comprensibile, ma poi, al di là dell'apparenza, si presentano ampie, di un bel blu luminoso, ti invitano, ma nessuno vorrebbe rispondere a quest' abbraccio...inizia l'arrampicata nel senso che la pediera e la spalliera sono perennemente bloccate e gli altri comandi non rispondono; allora ci si serve, oltrechè dell'aiuto impagabile delle infermiere che ti sollevano di peso, anche di un piccolo banchetto in legno, artigianale, che si sposta mano a mano...solo che l'utenza è rappresentata da persone anziane o con difficoltà alla deambulazione e che quindi oltre all'insulto della terapia devono anche fare i conti con tutto ciò".

La dottoressa parlava per dare voce non solo a se stessa ma al disagio vissuto da una numerosa comunità di pazienti oncologici. E faceva poi un parallelismo: "Mi chiedo ancora, parlando di poltrone che alcuni nostri numerosi politici occupano da tempo immemore, sicuramente più comode, saranno partiti da quelle con i riccioli di legno, damascate con un'evoluzione crescente di tipo ergonomico che li aiuta nel gravoso impegno che ricade su di loro? Continueremo dunque ad arrampicarci. Un'ultima nota. Ieri su dieci poltrone nove erano occupate da donne. Non è questo il primato che cerchiamo". Una considerazione che la giudice lasciava ai suoi lettori con la promessa di continuarla in un altro post. Che non potrà più scrivere. 

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