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Cronaca Gioia Tauro

Narcotraffico, faide e matrimoni: ecco come è nata la cosca De Maio-Brandimarte

L'inchiesta "Joy’s Seaside”, grazie alle intercettazioni e alla dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha acceso i riflettori della Dda e della Squadra mobile su una consorteria il cui peso criminale è cresciuto nel primo decennio degli anni 2000 ed ora è riconosciuto dalle altre cosche del territorio

Narcotraffico, faide e matrimoni. Così i De Maio e i Brandimarte hanno riscattato il loro passato al soldo delle più potenti cosche di Gioia Tauro e sono stati elevati al “rango” di ‘ndrina in grado di ruotare come un satellite attorno allo storico casato di ‘ndrangheta dei Molè. Il loro “regno” criminale, condiviso con altre cosche ndranghetistiche locali, era il rione “Marina” di Gioia Tauro, dove i De Maio-Brandimarte, stando alle ricostruzioni degli investigatori della Polizia di Stato reggina, avevano avviato un fiorente mercato di sostanze stupefacenti. Marijuana e cocaina che veniva nascosta dentro casolari disabitati della “Marina” per, poi, essere rivenduta ad un vasto giro di clienti locali - come certificato dalle microspie piazzate dagli agenti del commissariato di Gioia Tauro, guidati da Diego Trotta - o smerciata anche in Sicilia.

Il ruolo della cosca De Maio-Brandimarte è stata tratteggiata ai magistrati delle Direzione distrettuale antimafia che hanno seguito l’indagine, in particolare al sostituto procuratore Giulia Pantano e al procuratore aggiunto Gaetano Paci, da alcuni collaboratore di giustizia, ma sono state le intercettazioni e le riprese video a far quadrare il cerchio investigativo.

La genesi dell’inchiesta "Joy’s Seaside”, poi, può essere collocata temporalmente al 5 aprile del 2017 quando, durante un controllo in un fondo di proprietà della moglie di uno degli indagati, venne effettuato un rinvenimento droga e armi.

Quello fu lo spunto investigativo che portò gli uomini di Diego Trotta e Francesco Rattà a concentrare le proprie attenzioni su esponenti di quella struttura criminale che, di lì ad un paio di anni, avrebbe assunto i connotati di una vera e propria cosca di ‘ndrangheta.

Una cosca che, senza disdegnare di portare a compimento dei danneggiamenti anche per futili motivi, esercitava la propria “signoria”, con presenze costanti e diuturne, sul Lungomare e sulla “Marina” di Gioia Tauro, trasformando le stesse in piazze di spaccio assai frequentate e nel centro propulsore dei propri affari criminali.

Qui, come specificato dal procuratore Giovanni Bombardieri in conferenza stampa, gli esponenti della 'ndrina De Maio-Brandimarte ricevevano gli appartenenti ad altre 'ndrine della Piana di Gioia Tauro, come gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola e i Bellocco di Rosarno che, così facendo, ne hanno, certificato il riconoscimento nel panorama ndranghetistico del mandamento tirrenico.

Un predominio che, con gli arresti di oggi (all’appello mancano due soggetti allo stato irreperibili ndr), è stato spezzato dagli uomini del questore Bruno Megale che, in conferenza stampa, ha voluto rassicurare il sindaco di Gioia Tauro e tutta la popolazione della cittadina della Piana.

“Gli arresti di oggi e quelli precedenti dei carabinieri - come detto da Bruno Megale e ribadito dal procuratore Bombardieri davanti ai rappresentanti degli organi di stampa - sono la migliore risposta alla richiesta di sicurezza avanzata dal sindaco di Gioia Tauro, la nostra attenzione sul territorio è costante. Volevo, quindi, tranquillizzare sia il sindaco che tutta la comunità e ribadire che l’attenzione su quel territorio, dove sappiamo insistono ‘ndrine pericolosissime, è quotidiana”.

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