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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca San Luca

Ciccio "Pakistan", il mediatore della mala brianzola pronta alle armi per la droga

Il giovane boss in sedia a rotelle, latitante dal giorno della sentenza della Cassazione sulla strage di San Luca, come emerge dall'inchiesta "Freccia", fece da paciere durante un vertice organizzato a Milano nel 2018

La ‘ndrangheta in Brianza aveva continue fibrillazioni. Equilibri di potere, partite di droga comprate e non pagate, semplice controllo del territorio. Erano tanti i motivi per armare le mani dei sodali dei tanti gruppi criminali operanti fra Cantù e Milano che sono stati cristallizzati nell’inchiesta “Freccia” della Direzione distrettuale antimafia meneghina.

Le tensioni e il summit riparatore

francesco pelle-2Tensioni talmente alte da costringere gli esponenti di vertice delle famiglie interessate dagli arresti dei Carabinieri ad organizzare dei summit per dirimere le pericolose questioni in corso. Incontri ai quali, spesso, erano chiamati a partecipare, nella veste di mediatori, personaggi di spicco della ‘ndrangheta reggina come Ciccio Pelle detto “Pakistan”. 

La presenza di Ciccio "Pakistan"

Così è successo a novembre del 2018, quando Ciccio “Pakistan”, all’epoca domiciliato a Milano in attesa del passaggio in giudicato della sentenza che lo ha condannato all’ergastolo (momento in cui - sottolineano gli investigatori - si darà alla latitanza), come documentato con un servizio di osservazione dai militari dell’Arma, prese parte all’incontro chiarificatore in via Pellegrino Rossi.

L'idea di Cristello

Un incontro “caldissimo”, al quale alcuni dei partecipanti vi giunsero armati di pistola, convocato per “dirimere una controversia a proposito della compravendita di una partita di stupefacente”. Per capire cosa fosse successo Umberto Cristello, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta della Distrettuale milanese, decise di partecipare all’incontro e di farsi accompagnare da Ciccio “Pakistan”.

La presenza di Pelle riscontrata dai carabinieri

E Francesco Pelle, nonostante le precarie condizioni di salute e la condanna in arrivo, non si tira indietro e prende parte all’incontro chiarificatore. Il peso criminale di Ciccio “Pakistan” era conosciuto dai protagonisti del summit milanese e le intercettazioni ambientali, “regalate” agli investigatori dalla cimici piazzate dentro le autovetture, raccontano la storia del boss, costretto a muoversi sulla sedia a rotelle dopo un attentato, in fuga dal 2019.

L'intercettazione

“Ma questo ha l’ergastolo come cazzo fa (riferimento a Pelle Francesco, ndr) che è in Cassazione, quanti ne ha trenta anni? Era definitivo, fine pena mai, adesso va in …. / Cosa gli accusano? / sette omicidi / e sulla sedia a rotelle / gli hanno fatto l’agguato / gli hanno sparato? / si anche in testa! / come anche in testa? / ha i colpi, me lo ha raccontato quando gli hanno sparato / minchia si è salvato/ si ma le gambe, perciò non cammina più”.

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