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Operazione "Cassa continua", una dipendente comunale sospesa dal servizio | VIDEO

Per gli investigatori dell'Arma la donna avrebbe fornito notizie riservate ai referenti della cosca Labate finiti in manette con il blitz portato a compimento all'alba

L’attività d’indagine, condotta dalla Compagnia di Reggio Calabria, a partire dal 2017, scaturisce dall’arresto di Francesco Toscano avvenuto il 16 giugno del 2017, a seguito del rinvenimento di armi d’assalto, anche da guerra e relativo munizionamento. 

Nella circostanza veniva avviata un’attività di intercettazione di utenze telefoniche, ambientali ed acquisizione di atti hanno consentito di accertare la riconducibilità di quelle armi ad un più ampio gruppo di persone storicamente inserite nella “cosca Labate” conosciuta anche con il nome di “Ti Mangiu” che ha il controllo della zona Gebbione nella città di Reggio Calabria.

Gli elementi di indagine racchiudono ed attualizzano le risultanze investigative anche di altre inchieste, quali “Bumma”, “Roccaforte” ed “Eterna”, e delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

Nello specifico, dalle attività di indagine sono emersi e contestati i seguenti fatti reato: associazione di tipo mafioso per avere stabilmente fatto parte della struttura organizzativa visibile dell'associazione di tipo mafioso ed armata denominata 'ndrangheta, presente ed operante sul territorio nazionale e all'estero, costituita da numerosi locali, articolata in tre mandamenti, con organo di vertice collegiale denominato "Provincia", ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata cosca "Labate" ("Ti Mangiu") in prevalenza operante nel quartiere Gebbione del Comune di Reggio Calabria e nelle aree limitrofe, avvalendosi della forza di intimidazione scaturente dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà nel citato territorio, per commettere una serie indeterminata di delitti.

I Carabinieri, con l’inchiesta “Cassa continua”, sono riusciti a capire i ruoli ricoperti dentro l’associazione dalle persone tratte in arresto ed in particolare: Pietro Toscano, in qualità di promotore, dirigente ed organizzatore dell'associazione, svolgeva compiti direttivi ed organizzativi; dava indicazioni operative agli altri associati; Antonio Laurendi, in qualità di partecipe dell'associazione e di stretto collaboratore di Pietro Toscano, coadiuvava questi nei compiti direttivi ed organizzativi; dava indicazioni operative agli altri associati; Francesco Toscano, in qualità di partecipe e collaboratore di Pietro Toscano e di Antonio Laurendi, eseguiva le direttive di costoro; Paolo Falco, in qualità di partecipe e collaboratore di Pietro Toscano, Francesco Toscano e Antonio Laurendi, eseguiva le direttive di costoro.

Nell’inchiesta è coinvolta anche una dipendente del comune di Reggio Calabria: la 66enne Antonia Messina che è stata raggiunta dalla misura interdittiva della sospensione per mesi 12 dall’esercizio di pubblico ufficiale o servizio. Alla donna viene contestato il reato di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, aggravato dalle modalità mafiose, perché in concorso materiale e morale con altro indagato, rivelavano a Pietro Toscano notizie segrete che Antonia Messina, nella qualità di dipendente del Comune di Reggio Calabria, aveva appreso nell'esercizio delle sue funzioni; in particolare, essendo a conoscenza della reale titolarità della ditta di onoranze funebri "Croce Granata", si recavano presso la relativa sede e informavano Pietro Toscano - ovvero soggetto non legittimato a ricevere la notizia e in violazione delle normative di settore - che la Prefettura di Reggio Calabria aveva emesso poche ore prima l'informativa interdittiva antimafia nei confronti della ditta di Francesco Toscano (al quale veniva regolarmente notificata in data 30 novembre 2017 presso la Casa Circondariale di Arghillà); contestualmente, essendo a conoscenza per ragioni di ufficio della pendenza della procedura amministrativa per l'apertura della ditta "Croce Amaranto" di Vincenzo LaurendiI, avvertivano Pietro Toscano del concreto pericolo di controlli sulla reale titolarità della predetta ditta "Croce Amaranto" e conseguentemente dell'emissione di analogo provvedimento interdittivo, suggerendogli di adottare le dovute cautele.

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