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Le intercettazioni / Gioia Tauro

"Ognuno fa quello che vuole": la cosca con il fiato sospeso per il ritorno di Giuseppe Piromalli

Dalle carte dell'inchiesta Hybris emerge il ruolo determinante del boss che è stato scarcerato nel 2021 dopo oltre venti anni di carcerazione

Quella dell'undici maggio del 2021 era una data molto attesa dalla cosca Piromalli. In quel giorno, dopo ventidue anni di carcerazione, sarebbe tornato in libertà Giuseppe Piromalli. La cosca dall'anziano boss si aspettava un'azione capace di mettere ordine dentro una struttura criminale che, come emerge dalle intercettazioni dei carabinieri, sembrava essere stata pervasa da uno stato pericoloso di anarchia. 

"In generale - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip reggino, su richiesta della Dda, e notificata dai carabinieri di Gioia Tauro - dalle conversazioni si deduce che il sodalizio viveva, nel periodo oggetto di indagine, un momento di fibrillazione dato dalla necessitò di riorganizzare le proprie fila, sia all'interno  essendosi registrato un vero e proprio vuoto di potere determinatosi per effetto dei numerosi provvedimenti penali che aveva interessato il sodalizio - sia all'esterno, potendosi apprezzare l'avvio, seppur in fase embrionale, di trattative volte a ristabilire i rapporti con altre omologhe aggregazioni della 'ndrangheta, prima fra tutte quella dei Molè".

Un'attesa che, come emerge dall'inchiesta Hybris, non avrebbe impedito ai Piromalli di mantenere intatta la propria "tracotanza criminale" anche in un periodo di depressione economica e sociale qual è stato quello attraversato dal territorio di competenza durante la pandemia da Covid-19.

Anche durante le restrizioni sanitarie dovute al Coronavirus, per gli investigatori dell'Arma la cosca avrebbe trovato "nuova linfa" ritornando al passato, curando le "attività delinquenziali classiche quali le estorsioni ai commercianti e ai piccoli imprenditori agricoli della zona di stretta competenza territoriale, il traffico di armi e di stupefacenti".

Aspettativa per la scarcerazione del boss, come specificano i magistrati della Dda reggina guidati da Giovanni Bombardieri, che era "palpabile" per azzerare la confusione dentro la cosca e colmare un vuoto di potere che preoccupava il sodalizio. "Ognuno fa quello che cazzo vuole - si legge in una intercettazione - ognuno si sente un cazzo e mezzo, al più muccuso non gli puoi dire niente".

Per i sodali solo il ritorno di Giuseppe Piromali, boss ritenuto astuto e di grande capacità criminale, avrebbe potuto raddrizzare le cose. Per alcune delle persone intercettate Giuseppe Piromalli sarebbe un boss in grado di prevedere anticipatamente le iniziative mafiose da intraprendere. "A livello psicologico lui .... per leggerti nel cervello ... perché pure già basta appena ha l'apparenza che ti apre che lui ti inquadra lui già sa quello che vuoi, sa perché sei andato Ha già i raggi x fatti, anche se non ti ha mai visto".

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