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Cronaca

Inchiesta "Platinum-Dia", 'ndrine cresciute sotto l'ombrello della disattenzione

Il procuratore di Costanza Roth: "Con questa operazione abbiamo imparato molto sulla ‘ndrangheta che molti di noi ancora credono non esista in Germania"

“Oggi è buona giornata per le forze ordine e una brutta giornata per il lato oscuro del potere. Abbiamo lavorato per tre anni per seguire passo dopo passo nostri indagati. Con questa operazione abbiamo imparato molto sulla ‘ndrangheta che molti di noi ancora credono non esista in Germania”. E’ stato questo il commento del Procuratore capo di Costanza, Johannes George Roth, alla maxi operazione “Platinum-Dia” portata a compimento all’alba di oggi dalla squadra investigativa interforze creata per combattere la ‘ndrangheta anche fuori dai confini italiani.

Un fenomeno criminale assurto agli onori della cronaca nel ferragosto del 2007 con la strage di Duisburg, in Germania, quando davanti al ristorante “Da Bruno” vennero uccisi sei giovani calabresi e la ‘ndrangheta divenne un fenomeno “mediatico” mondiale, stentando però ad entrare nella sensibilità giuridica di diversi Paesi europei che, nel frattempo, venivano contagiati dal virus criminale.

In Germania, nelle zone a grande vocazione turistica, la ‘ndrangheta ha attecchito, ha fatto affari, si è infiltrata nell’economia legale a colpi di pizza e pasta al forno. Uno, due, tre, decine di ristoranti aperti sul territorio tedesco, molti dei quali - come detto dagli investigatori in conferenza stampa con insegna "Paganini", per riciclare i proventi illeciti del narcotraffico.

“Quello che abbiamo scoperto - ha detto in conferenza stampa il procuratore della Dna, Federico Cafiero De Raho - è un sistema criminale che si infiltra nell’economia e che dimostra come ‘Ndrangheta sia un soggetto di grande pericolosità proprio perché inquina l’economia dei territori in cui riesce ad infiltrarsi e lo fa attraverso i ristoranti ed i bar che sono locali di socializzazione che consentono di entrare in contatto con società ed economia locale”.

Il “marchio mafia stile”, come definito da vice direttore della Dia, è cresciuto nel tempo grazie al narcotraffico finendo per creare un modello di business in Germania incentrato, come spiegato dagli investigatori in conferenza stampa, su una “evasione fiscale su larga scala e in grande stile, attraverso l’importazione di prodotti alimentari dall’Italia distribuiti a migliaia di ristoranti italiani in Germania, un commercio che registra numeri considerevoli e le cui imposte non vengono versate al fisco tedesco ed i cui importi vengano girati in Italia”.

Un commercio che, come ricordato dal Procuratore capo di Costanza, ha procurato all’erario tedesco un danno fiscale per oltre 2 milioni di euro.

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