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Cronaca Cittanova

I Facchineri alla conquista di Brescia, ecco i nomi degli arrestati

Per gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia bresciana la figura centrale dell'inchiesta era quella di Vincenzo Facchineri

Tutto ruotava attorno alla cosca Facchineri che, con i piedi ben saldi nella piana di Gioia Tauro, si stavano impadronendo dell’economia bresciana. Per gli inquirenti della Dda bresciana sono questi gli esiti dell'operazione denominata "Atto finale"

Per la Procura i 14 arrestati sono tutti inseriti in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso, in questo caso la 'ndrangheta, e accusati a vario titolo di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso. La cosca dei Facchineri, scrive ancora la Procura, è una delle cosche più note e importanti, “rappresenta un casato di 'ndrangheta tra i più antichi e potenti della piana di Gioia Tauro, infiltrata nel tessuto economico bresciano”.

L'attività degli investigatori è stata diretta dal procuratore Roberta Panico (della Dda di Brescia), unitamente a Erica Battaglia e Carlotta Bernardini.

Le indagini, come scrive Bresciatoday, hanno permesso di documentare, nonostante il periodo di lockdown, condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche a danno di imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazione di esposizione a rischio per l'incolumità individuale. In alcuni casi è stata provata una vera e propria “vendita” di denaro a condizioni usurarie a vari imprenditori del Nord in difficoltà economiche.

Tra i soggetti finiti in manette spicca sicuramente la figura di Vincenzo Facchineri, considerato a tutti gli effetti il boss del sodalizio criminale: insieme a lui, in carcere, anche Giuseppe Facchineri detto “Scarpina”, già arrestato nel 2017 nell'ambito dell'operazione Altalum. E poi, in ordine alfabetico: Massimiliano Bisci, Vincenzo Caia, Roberto Franzè, Florin Ionescu, Raffaele Maffettone, Salvatore Muià, Giuseppe Scalise, Franco Scullino e Rocco Zerbonia, tutti in carcere. Infine, ai domiciliari: Salvatore Carvelli e Leonardo Maffettone. 

Secondo il gip Moreschi, le circostanze valorizzate dall’accusa non sarebbero sufficienti a provare l’esistenza di un’associazione a delinquere strutturata per compiere "una serie indeterminata" di reati in forma sistematica. Di fatto, previa denuncia delle parti interessate, emergono negli atti di indagine solo le due vicende estorsive che secondo il giudice corrispondono a "fatti eterogenei commessi in luoghi ed epoche diverse".

Ma il gip dice anche qualcosa in più: "Non è adeguatamente dimostrata la natura mafiosa dell’associazione". Nel farlo, il giudice applica comunque la misura cautelare della custodia in carcere a Facchineri riconoscendolo come soggetto vicino agli ambienti di ‘ndrangheta.

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