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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Rosarno

'Ndrangheta, scacco alla cosca Bellocco di Rosarno: 45 arresti in diverse regioni italiane

Operazione "Magma" della guardia di finanza. Disarticolato il potente clan e i suoi "tentacoli" extra regionali, attivi in particolare nel Lazio, in Emilia Romagna e Lombardia

E' in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della guardia di finanza contro il potente clan Bellocco di Rosarno. Militari del comando provinciale di Reggio Calabria, inieme agli uomini del servizio centrale investigazione criminalità organizzata dele fiamme gialle, coordinati dalla Dda, stanno eseguendo in varie regioni d'Italia, 45 ordinanze di custodia cautelarde in carcere e agli arresti domiciliari, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale diReggio Calabria.

Le immagini del blitz

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e rapina aggravate dall’utilizzo del “metodo mafioso” e della transnazionalità del reato. Le attività investigative hanno consentito di destrutturare completamente la cosca di ‘ndrangheta e le sue articolazioni extra regionali, operanti in particolare nel Lazio, in Emilia Romagna e in Lombardia.

Gli arresti dell'operazione Magma sono l’epilogo di un’importante e complessa indagine della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, e coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto procuratore Francesco Ponzetta e condotta dal Gruppo investigativo criminalità organizzata, del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria.

I nomi degli arrestati

Le indagini

Le attività investigative avrebbero consentito di disarticolare la cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco di Rosarno e i suoi "tentacoli" extra regionali. Sono finiti in manette i vertici del clan, appartenente al “mandamento tirrenico” e operante nella piana di Gioia
Tauro, in Emilia Romagna, in Lazio e in Lombardia.

Il potere della cosca

Secondo gli inquirenti i Bellocco, avvalendosi della loro forza intimidatrice, scaturente dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà creatisi nei territori avevano un controllo capillare di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed economica, con l’intento di addivenire all’assoggettamento egemonico del territorio, realizzato anche attraverso accordi con altre organizzazioni criminose, come la cosca Pesce di Rosarno, Gallace di Anzio,  Morabito di Africo, e la commissione dei delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale, in materia di armi e sostanze stupefacenti, al fine di procurarsi ingiuste utilità.

L'operazione "Rio De Janeiro" e la droga gettata in mare

L’indagine prende le mosse da "Rio De Janeiro", una precedente operazione delle fiamme gialle, condotta dal Goa, riguardante il sequestro di un ingente quantitativo di cocaina pari a 385 chilogrammi. Il carico di droga era stato gettato in mare da operatori navali “infedeli”, all’epoca dei fatti imbarcati sulla nave portacontainer “Hamburg Sud - Rio De Janeiro”, giunta al porto di Gioia Tauro, nell'ottobre del 2016.

Le immagini della coca gettata in mare

"In questa circostanza - spiegano dal comando provinciale della guardia di finanza - la cocaina, custodita all'interno di borsoni impermeabilizzati e legati tra di loro attraverso l’impiego di funi e boe di galleggiamento, veniva gettata in mare, in accordo con le direttive impartite dalle organizzazioni criminali calabresi, nel punto esatto dello scarico, per poi essere recuperata, con la compiacenza di nove marinai, a quel tempo individuati, identificati e sottoposti a fermo di indiziato di delitto. 

Il porto di Gioia Tauro e gli scali internazionali

Da questo sequestro sarebbe scaturita un’imponente attività d’indagine che nonostante sia stata ostacolata dalla metodologia di comunicazione utilizzata dagli indagati e dalla oculatezza nella scelta dei luoghi di incontro, ha portato a identificare tutti i componenti dell’organizzazione criminale, le cui attività principali erano quelle dell'approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, di portare a termine svariate compravendite di narcotico, da far giungere presso gli scali portuali nazionali, come quello di Gioia Tauro e internazionali, come Rotterdam (Olanda) e Le Havre (Francia), interfacciandosi, in questi luoghi con
autonome organizzazioni, "dotate di batterie di operatori portuali infedeli".

"Il gruppo criminale - spiegano ancora le fiamme gialle - articolato su più livelli e dotato di elevatissime disponibilità finanziarie, allo scopo di importare la cocaina, individuava in Sudamerica, in particolare in Argentina e Costarica, fonti di approvvigionamento di ingenti partite di quella sostanza stupefacente da inviare in Italia occultate, per il trasporto navale, in appositi borsoni all'interno di container". Per queste finalità, gli uomini della cosca Bellocco si sarebbero serviti di alcuni emissari che hanno effettuato diversi viaggi in territorio sudamericano, per visionare lo stupefacente e contrattare con i referenti in loco al fine di poter organizzare gli aspetti logistici dell’importazione.

I "colletti bianchi" italo-argentini

Grazie alla preventiva e tempestiva apertura di un canale di collaborazione tra i finanzieri di Reggio Calabria e la Gendarmeria Argentina, attraverso un' apposita rogatoria internazionale promossa dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, "è stato possibile accertare che proprio a Buenos Aires l’associazione criminale calabrese poteva contare sulla collaborazione di alcuni "colletti bianchi" italo-argentini, intranei all’organizzazione, disposti ad agevolare la pianificazione dei traffici illeciti e l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina". Uno di questi, sfruttando le proprie conoscenze, sarebbe riuscito ad ottenere informazioni riservate riguardanti l’attività d’indagine, avviata presso il Tribunale penale-economico di Buenos Aires, informando tempestivamente i sodali calabresi e fornendo loro anche copia di alcuni atti di indagine.

Le dichiarazioni del procuratore Bombardieri

L'emissario in Sud America

L’emissario in Sud America della cosca Bellocco non si sarebbe limitato solo alla mera funzione di intermediario nell’ambito dei traffici illeciti, ma si sarebbe prodigato anche per la risoluzione di questioni estremamente rilevanti che hanno interessato la famiglia di ‘ndrangheta dei Morabito di Africo. "A tal fine - continuano le fiamme gialle - risulta emblematico il coinvolgimento dell'emissario con alcuni componenti della cosca Morabito per far pervenire in territorio uruguagio una ingente somma di denaro, pari a 50.000,00 euro, finalizzata a far scarcerare Rocco Morabito, detto "Tamunga", arrestato dopo una significativa latitanza e successivamente evaso".

La cannabis e le coltivazioni in Toscana

La stessa organizzazione, diversificando i propri affari, ha curato anche la coltivazione di sostanze stupefacenti, di tipo cannabis indica, utilizzando alcune serre dislocate in Toscana per poi adoperarsi, attraverso una fitta rete di spacciatori, ad effettuare le cessioni sull'intero territorio nazionale.

La rapina alle Poste nel Lazio

Inoltre, alcuni componenti dell’organizzazione, per approvvigionarsi di notevoli disponibilità di denaro contante, da investire poi nell’acquisto dello stupefacente, avrebbero portato ad eseguire una rapina, presso un istituto postale nel Lazio. A questo proposito, le attività investigative avrebbero permesso di monitorare alcuni degli indagati mentre effettuavano diversi sopralluoghi e riprese video del luogo dove doveva essere effettuata la rapina documentando, tra l’altro, i movimenti dei furgoni portavalori e la condotta delle guardie giurate poste a vigilanza delle operazioni.

Grazie al tempestivo intervento dei militari del Goa di Reggio Calabria, era finito in manette un componente del sodalizio criminale, colto in flagranza del possesso di armi, munizionamento, guanti e passamontagna, da utilizzare per la rapina, e di sostanza stupefacente destinata allo spaccio. Le armi sequestrate, provenivano dal territorio calabrese, inviate dall'associazione criminale attraverso la spedizione di un pacco anonimo trasportato su un autobus di linea, con la complicità dell’autista, assoldato dall’organizzazione stessa.

Il sequestro

Le attività investigative, culminate con le ordinanze eseguite oggi, hanno permesso di sequestrare circa 400 chili di cocaina, 30 di hashish e 15 di marijuana, un fucile d’assalto automatico, 3 pistole semiautomatiche, un silenziatore e munizionamento di vario calibro.

Il reddito di cittadinanza

A corollario dell'operazione "Magma", è interessante sottolineare che tra le 45 persone, colpite dal provvedimento restrittivo, ben 5 di queste, risultino percettori del reddito di cittadinanza.

Articolo modificato alle 12 del 29 novembre 2019

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