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Lotta alla criminalità

Imprenditore vicino alla 'ndrangheta, scatta il sequestro: sotto chiave anche 2 milioni di euro in contanti

Si tratta dell'approfondimento delle indagini dell'inchiesta "Andrea Doria", sequestrati beni mobili e immobili per un valore di 3 milioni e 500 mila euro

Militari del comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria, guidati dal colonnello Maurizio Cintura, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione ad un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni - per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro - riconducibili ad un imprenditore reggino, operante nel settore del commercio carburanti.

La figura criminale del soggetto finito sotto indagine, spiegano i finanzieri, era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, eseguita dalla guardia di finanza a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale, che avrebbe permesso di scoprire l’esistenza di una struttura organizzata, attiva nel commercio di prodotti petroliferi, dotata di un meccanismo ben collaudato con lo scopo principale di evadere le imposte, in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’improprio utilizzo delle c.d. “dichiarazioni di Intento”.

In particolare, sotto la direzione strategica di un commercialista campano e con la comprovata compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali ubicati in Calabria e Puglia, le organizzazioni criminali avrebbero realizzato il controllo dell’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale ai distributori stradali.

In tale ambito, il predetto - allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità - è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, nonché per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta ed in particolare della cosca Labate, attiva a Reggio Calabria.

La locale Direzione distrettuale antimafia - sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata - valorizzando le funzioni proprie della guardia di finanza nella prevenzione e contrasto ad ogni forma di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico del Paese e di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, delegava il Gruppo investigazione criminalità organizzata a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di misure di prevenzione patrimoniali.

Al riguardo, l’attività di indagine è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 2000 all’anno 2020, verificando - attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e riscontro documentale - il patrimonio nella disponibilità del medesimo, direttamente o indirettamente, il cui valore, secondo gli inquirenti, risultava essere decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dell’imprenditore.

Alla luce di tali evidenze, la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria - allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito - disponeva l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro del patrimonio riconducibile al proposto nonché al rispettivo nucleo familiare - per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro - costituito dall’intero compendio aziendale di 3 società di capitali, quote di un’ulteriore società, 1 fabbricato, 2 terreni, beni mobili, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità. Peraltro, nell’ambito del sequestro figura denaro contante per 2.101.580,00 di euro, rinvenuto dai finanzieri, suddiviso in mazzette cautelate con del cellophane ed occultato in due valigie nascoste in un garage nella disponibilità dello stesso imprenditore.

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