rotate-mobile
Cronaca

I summit di 'ndrangheta per frenare i Molinetti che volevano mettersi in proprio

La Squadra mobile ha ricostruito gli assetti della locale di Archi e le dinamiche criminali sul quartiere di Gallico, con i De Stefano che volevano bloccare il tentativo di ascesa della cosca satellite

Attraverso il monitoraggio dei summit di ‘ndrangheta, gli investigatori della Polizia di Stato hanno ricostruito le dinamiche criminali che regolano il funzionamento del locale di Archi e il tentativo di scissione della famiglia facente capo a Luigi Molinetti dalla casa madre dei De Stefano storicamente egemone anche nel centro della città di Reggio Calabria.

La volontà di Gino Molinetti e dei suoi figli di rendersi autonomi dai De Stefano trovava le sue ragioni nel malcontento del gruppo familiare del Molinetti, consistente nella iniqua spartizione dei proventi estorsivi, nel mancato riconoscimento di avanzamenti gerarchici all’interno della organizzazione mafiosa, nella mancata elargizione di prebende che pretendevano in virtù degli anni di fedeltà e dedizione alla cosca, nell’avversione alle pretese espansionistiche dei Molinetti sul locale di Gallico.

Il timore che i dissidi con Luigi Molinetti potessero degenerare in una scissione dagli esiti incerti e pericolosi, induceva i fratelli Carmine De Stefano e Giorgio [già Sibio Condello] e ad investire della delicata questione Alfonso Molinetti, fratello di Luigi, ritenuto uno dei loro alleati più fedeli.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I summit di 'ndrangheta per frenare i Molinetti che volevano mettersi in proprio

ReggioToday è in caricamento