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"Tabaccaio assassinato per aver detto no al boss": i nomi degli arrestati | VIDEO

Operazione "Giù la testa" della questura di Reggio Calabria. Ricostruite le fasi dell’agguato. Analizzate le immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza. Individuati e arrestati i componenti del commando

Si è opposto alla 'ndrangheta Bruno Ielo, proprietario di una tabaccheria a Gallico. Ma quel "no" alla potente cosca dei Tegano gli è costato la vita, la sera del 25 maggio del 2017.  E' stato ucciso, per strada, in modo plateale, con un'esecuzione mafiiosa, davanti agli occhi della figlia, con un colpo di pistola alla testa mentre rientrava a casa dopo una faticosa giornata di lavoro.

La polizia, con l'operazione "Giù la testa", che ha portato a 4 arresti, ha individuato i presunti mandante ed esecutore dell'omicidio. Grazie a un faticoso lavoro  di acquisizione, estrapolazione, studio e analisi delle immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza della zona, gli investigatori della sezione omicidi della Mobile di Reggio Calabria hanno ricostruito le fasi del delitto e individuato i componenti del commando.

I nomi degli arrestati

Con l'accusa, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio, aggravati (ad eccezione del tentato omicidio) anche dalla circostanza del metodo mafioso e dall’avere agevolato la cosca di 'ndrangheta dei Tegano, operante nei quartieri Archi e Gallico, sono finiti in manette: 

Francesco Polimeni, nato a Reggio Calabria, 56 anni, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Prato; Francesco Mario Dattilo nato e residente a Reggio Calabria, 46 anni; Cosimo Scaramozzino, nato e residente a Reggio Calabria, 53 anni; Giuseppe Antonio Giaramita, nato a Castelvetrano (Ttapani), 57 anni, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari a Reggio Calabria.

I dettagli

Francesco Polimeni e Cosimo Scaramozzino seguivano il tabaccaio con una Fiat Panda, di colore rosso, in stretto raccordo operativo con il killer Francesco Mario Dattilo che invece agiva a bordo di uno scooter, alternandosi varie volte nelle attività di pedinamento e di osservazione lungo la strada che la vittima stava percorrendo per ritornare a casa.

"Il commerciante 66enne, - spiegano dalla questura - venne ucciso su mandato di un esponente della 'ndrangheta in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere, perché non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria facendo concorrenza a quella del mandante dell'omicidio, elemento di spicco della famiglia Tegano".

Le immagini di quella tragica notte 

Rapina e tentato omicidio dell’8 novembre 2016

L’analisi delle azioni intimidatorie contro il tabaccaio ha consentito agli 007 della sezione omicidi e della sezione contrasto al crimine diffuso di stringere il cerchio anche sulla rapina dell’8 novembre del 2016, nel corso della quale Ielo era stato gravemente ferito al volto con un colpo di pistola, esploso da uno dei due malviventi che avevano fatto irruzione all’interno della sua tabaccheria di Gallico. 

La rapina, organizzata da Francesco Polimeni e portata a compimento da Francesco Mario Dattilo e Giuseppe Antonio Ciaramita (che, autonomamente, aveva sparato in faccia alla vittima per avergli opposto resistenza), aveva lo scopo, secondo gli inquirenti, di costringere il tabaccaio a chiudere l’attività commerciale per consentire così a Polimeni, gestore anch’egli di una vicina tabaccheria, "di accaparrarsi i guadagni derivanti dall’acquisizione della clientela della vittima". 

Gli investigatori dopo aver studiato le abitudini degli indagati, monitorato le loro condotte, analizzato le fattezze fisiche e il modus operandi, particolarmente irruento, e individuato elementi in comune tra la rapina e l’omicidio, uno dei quali rilevato tra l'altro con avanzate tecnologie di polizia scientifica, sono riusciti a dimostrare come la pistola Beretta modello 70 calibro 7.65, abbandonata da Dattilo sulla scena del crimine la sera dell’omicidio, fosse dello stesso modello di quella impugnata, sempre da lui, durante la rapina dell’8 novembre 2016, tanto da far ritenere che "per commettere l’omicidio del tabaccaio, Dattilo abbia utilizzato, con elevata probabilità, la stessa pistola".

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