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Giovedì, 28 Marzo 2024
Le intercettazioni / Bianco

"Ci coalizziamo per bene", la politica e la massoneria per la scalata imprenditoriale e istituzionale delle cosche

Dalle carte dell'inchiesta "Eureka" emergono le ingerenze delle cosche sulle comunali di Bianco, sulle regionali e gli appetiti per il voto alla Camera dei deputati

Le comunali per misurare la forza elettorale delle correnti di 'ndrangheta sul territorio di Bianco, le regionali per chiamata diretta di qualche candidato e la Camera dei deputati per fare il salto di qualità: da 'ndrangheta agricola a 'ndrangheta impresa/istituzione. Cambiamento di paradigma per perseguire il quale, come scrive il giudice per le indagini preliminari Vincenzo Quaranta nell'ordinanza di misura cautelare, "necessita inevitabilmente, per monopolizzare determinati settori economici e condizionare la società civile, di controllare le istituzioni pubbliche. Tale controllo appare talora presupposto per assoggettare la società civile e l'economia al condizionamento mafioso".

 Il tutto senza non tenere nel debito conto le influenze dei parenti e degli amici vicini o intranei ad ambienti massonici. La politica, insieme agli affari, era il pallino delle cosche operanti sul territorio di Bianco e di quelle della vicina San Luca. 

Dalle carte dell'inchiesta "Eureka", infatti, è emerso l'interessamento dei boss per le varie tornate elettorali ma i magistrati della Direzione distrettuale antimafia non sono riusciti a trovare le prove per avvalorare la tesi accusatoria di uno scambio elettorale politico mafioso.

"Che l'articolazione di 'ndrangheta in esame fosse considerata un bacino di voti da cui i politici attingevano - si legge nelle carte dell'inchiesta - è un dato che emergeva nitidamente anche in occasione delle elezioni regionali del 3/4 ottobre 2021". In quella occasione era stato un candidato al Consiglio della Regione Calabria, a chiedere un sostegno elettorale, paventando l'introduzione di Carmelo Pelle, uno degli indagati dell'inchiesta Eureka, nello scenario politico regionale, senza escludere la sua candidatura alla Camera dei deputati.

Operazioni di sostegno politico che, però, dovevano essere curate con meticolosa attenzione per evitare il rischio di finire dietro le sbarre. E' proprio Carmelo Pelle, intercettato mentre scambia le proprie opinioni con Saverio Cristiano (altro soggetto finito sotto la lente d'ingrandimento dei carabinieri), a chiedere accortezza. "Dobbiamo fare quest'operazione - dice Pelle al suo interlocutore mentre le cimici piazzate dagli investigatori registrano - ci coaliziamo per bene... intimamente... con discrezione! con tanta discrezione!". E ancora: "ragazzi se volete che si fa una cosa di queste... si deve impostare per bene Saverio... che non finiamo in galera".

Nelle loro mani Pelle e Cristiano erano certi di stringere il volante di una Ferrari, di una fuoriserie capace di mettere in campo un pacchetto di voti ambito da chiunque volesse arrivare primo sotto lo striscione d'arrivo di qualsiasi competizione elettorale. "Ti giochi una partita - si legge fra le intercettazioni - con tutti i sodali che stiamo costruendo sull'intero territorio della Locride e della Piana... potresti scivolare pure... voglio dire... una botta di culo di fare il parlamentare...".

Ma non solo, gli inquirenti della Dda, infine, sono convinti che il due Pelle e Cristiano fosse pronto alla scalata politica. "Veniva altresì documentata la crescente ambizione di Carmelo Pelle e Saverio Cristiano - si legge nelle carte dell'inchiesta - di entrare in politica, reputando di poter sfruttare a loro diretto vantaggio il cospicuo pacchetto di voti (definito una "Ferrari") di cui disponevano. "Torniamo sempre allo stesso punto, se tu sei legato tu rimarrai sempre quello, cioè il concetto è questo... oggi hai una Ferrari che la guidano gli altri il progetto che portiamo avanti e che potresti avere una Ferrari che guidi tu!".

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