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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

I fratelli Berna nel "libro mastro" del pizzo imposto dalle cosche De Stefano-Tegano

Nessun settore economico sfuggiva al controllo dei potenti casati della 'ndrangheta reggina: dalla ristorazione, ai lavori per il Palazzo di giustizia passando per le ditte di pulizia dell'Ospedale

Ristoranti, negozi, ditte di pulizia, aziende edili. Nel “libro mastro” delle estorsioni delle cosche De Stefano-Tegano e Libri era lungo l’elenco delle attività imprenditoriali vessate dalla criminalità organizzata. L’inchiesta “Malefix”, come sottolineato dagli inquirenti della Dda reggina, ha dimostrato come le cosche De Stefano-Tegano e Libri siano dedite al controllo del territorio ed all'intimidazione funzionale all'accaparramento di proventi estorsivi da parte di imprenditori e commercianti che operano nei territori in cui esse esercitano l’egemonia mafiosa. Imprenditori conosciuti come i fratelli Berna che, dopo il coinvolgimento nell’inchiesta “Libro nero”, hanno spiegato le dinamiche estorsione ai magistrati della Procura antimafia reggina.

Le pressioni sul ristoratore

Giorgio De Stefano, “ostentando il suo ruolo apicale all’interno della consorteria di famiglia e minacciando gravi ripercussioni alla vittima”, per gli investigatori della Squadra Mobile aveva costretto un imprenditore reggino titolare di alcuni locali di intrattenimento ed esercizi di ristorazione (in occasione delle festività natalizie del 2017) a consegnare un’imprecisata somma di denaro, che poi è stata trattenuta dal fratello Carmine De Stefano. La somma doveva essere suddivisa tra le quattro famiglie di ‘ndrangheta operanti nel centro cittadino (De Stefano, Tegano, Libri e Condelo) ma così non è stato.

L'estorsione ai fratelli Berna

L’inchiesta ha portato alla luce un’estorsione posta in essere da esponenti della cosca De Stefano-Tegano ai danni degli imprenditori Francesco e Fabio Berna, indagati nell’ambito dell’operazione “Libro Nero”. Dalle loro dichiarazioni è emerso che Carmine Polimeni aveva costretto, intorno al 2010, Francesco Berna - allorquando questi stava costruendo il complesso immobiliare “Nettuno” sito in Via Pentimele - a corrispondere la somma di 100.000 euro come tangente, nonché a servirsi, per la realizzazione degli impianti elettrici, delle forniture d’opera della I.CO.GE.VA. Sud. S.r.l., di proprietà di Francesco Vazzana. Non solo, dopo la sua scarcerazione (tra il 2017 ed il 2018) - nel frattempo era stato tratto in arresto per altra causa - Polimeni aveva intimato a Francesco Berna la corresponsione di ulteriori 200.000 euro. 

Nel mirino i lavori del Palagiustizia

Ad Antonio Libri è contestata una tentata estorsione ai danni di un imprenditore edile di Reggio Calabria che si era aggiudicato, la fornitura di calcestruzzo alle ditte appaltatrici dei lavori per il completamento del Palazzo di Giustizia e la realizzazione dell'adiacente parcheggio multipiano, nel quartiere Sant’Anna di Reggio Calabria (storicamente “controllato” dai Libri), nonché il subappalto relativo allo sbancamento ed al conseguente movimento di inerti. L’imprenditore era stato costretto a consegnare - su richiesta di Antonio Libri - una percentuale sui guadagni percepiti dai predetti rapporti economici (liquidati in euro 12.000,00 con riferimento alle sole attività di sbancamento). 

Ditta di pulizie sotto scacco

Ad Antonio Libri e Domenico Bruno, poi, è contestata una tentata estorsione ai danni di un imprenditore reggino che forniva detergenti industriali e prodotti affini a un’impresa impegnata nei lavori di pulizia presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. I due indagati, forti dell’appartenenza alla cosca Libri e paventando eventuali gravi ripercussioni, avevano chiesto alla vittima una “regalia”, ovvero una somma di denaro a titolo estorsivo.

Il pizzo per pagare gli avvocati

Antonio Libri ed Edoardo Mangiola, ancora, sono ritenuti responsabili di un’estorsione perpetrata ai danni di un imprenditore non individuato che veniva costretto, con la prospettazione di implicite ripercussioni, a promettere la consegna di 5.000 euro - di cui 1.000 venivano consegnati subito - che servivano per pagare l’onorario ai difensori del boss Filippo Chirico nel giudizio innanzi alla Corte di Cassazione, avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che, in seno al procedimento penale denominato “Teorema Roccaforte”, aveva confermato la misura cautelare nei confronti del Chirico.

La doppia estorsione

Dalle attività tecniche è altresì emerso che l’imprenditore della ristorazione vessato da Carmine e Giorgio De Stefano, era stato vittima di un’analoga condotta estorsiva in occasione delle festività natalizie dell’anno precedente (2016) ad opera di Antonio Libri che l’aveva costretto a consegnare una somma imprecisata di denaro da suddividere tra le cosche che esercitano l’influenza criminale nel centro cittadino di Reggio Calabria.

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