rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Alfonso Molinetti, di giorno cuoco alla Caritas e di pomeriggio ai summit di 'ndrangheta

All'anziano appartenente della cosca reggina si rivolse Giorgio De Stefano per tentare una mediazione per evitare una sanguinosa scissione, il vertice a Giugliano: "Non ci ha insegnato niente la storia, invece di essere tutti in armonia..."

Di giorno cuoco in semilibertà presso la Caritas di Giugliano e il pomeriggio mafioso di alto rango di una cosca satellite dei De Stefano. La “doppia vita” del 63enne Alfonso Molinetti è finita dentro le carte dell’inchiesta “Malifex” ed è stata “fotografata” dal capo della Direzione centrale anticrimine, Francesco Messina. “Alfonso Molinetti - ha detto Messina - mentre fa il cuoco alla Caritas continua a fare mafia. Segue le vicende reggine e si mette in contatto con la camorra per organizzare traffici illeciti”.

L'incontro alla Caritas

Proprio ad Alfonso Molinetti, infatti, si rivolge Giorgio De Stefano per cercare una mediazione in grado di risolvere i dissidi insorti a Reggio Calabria fra i “de stefaniani” ed i Molinetti, per trovare un modo di bloccare le mire espansionistiche di Luigi Molinetti ed evitare una nuova guerra di mafia. A Giugliano, presso l’associazione “Caritas Regina pacis”, fra sfogliatelle e convenevoli si consuma il primo incontro fra i vertici delle due cosche reggine. E’ il 25 agosto dello scorso anno e gli “spyware” installati sugli smartphone registrano le conversazioni fra i protagonisti dell’incontro.

"Alfonso Molinetti - ha spiegato Messina - in semilibertà dopo gli arresti non si tira indietro ed interviene per mediare la crisi fra le cosche, continua a fare lo 'ndranghetista e si mette anche in contatto con la camorra".

Le preoccupazioni crescenti

La tensione venutasi a creare preoccupava non poco i presenti. Giorgio De Stefano, scrivono i magistrati della Dda nella loro richiesta. si rammaricava di non poter interloquire direttamente con Gino Molinetti e, consapevole della gravità del momento e del rischio di una sanguinosa disputa per il controllo del territorio, riesumava i fantasmi del passato, alludendo ai drammatici anni in cui Reggio Calabria era stata insanguinata dalla guerra di `ndrangheta.

"Tutti in armonia"

Il giovane De Stefano sottolineava come le spaccature tra i sodali — che iniziavano ad essere note nel sottobosco criminale reggino - avrebbero indebolito la cosca, facendola apparire più vulnerabile: “Giorgio De Stefano: Ora io (...) il problema tra le altre cose... è che io non mi posso fermare giù... perché io sarei andato anche io da.. da Gino... però…; Alfonso Molinetti: (...) tempo perso è... Giorgio De Stefano: E' che dispiace... eh... eh... (...) invece di essere tutti... tutti in armonia e in... ma poi tra le altre cose il problema... anche perché poi la gente le sa le cose... si sanno... eh... non ci ha insegnato niente la storia... no?”. La cosca De Stefano-Tegano rischiava la scissione per le mire espansionistiche di Luigi Molinetti che, fra le altre cose, non riconosceva il ruolo verticistico assunto nel casato di Archi da Carmine De Stefano, reo per Molinetti di aver aperto le porte della “famiglia” ad alcuni giovani “condelliani” e appartenenti, quindi, ad uno dei gruppi principali del cartello “anti destefaniano” durante la guerra di mafia.

Il ruolo emblematico di "Malefix" nelle parole del procuratore Bombardieri

Le aperture ai "condelliani"

Giorgio De Stefano, si legge nelle carte dell’inchiesta “Malefix”, riferiva ad Alfonso Molinetti i contenuti della riflessione avuta con il fratello Carmine, riguardo al comportamento di Gino. Quest'ultimo, a loro dire, aveva preso a pretesto l'avvicinamento che Carmine De Stefano aveva concesso ad alcuni giovani sodali della cosca (un tempo rivale) dei Condello. Ne era derivata un'aggregazione di “nuove leve” della ‘ndrangheta di Archi, che individuavano in Carmine De Stefano una sorta di "fratello maggiore”. 

L'intercettazione. "Bisogna tornare indietro"

Ecco il contenuto dell’intercettazione:  “Giorgio De Stefano: Allora... io penso per la... per il ragionamento che ho potuto fare io... che ieri ragionavamo con Carmine... che però secondo me è stato un pretesto più che altro.., ma non è che è la ragione reale ...eh...Carmine quando è uscito... c'era parecchia confusione in giro... no?... questi dei Condello... dei ragazzi che sono...hanno trovato in lui un punto di riferimento... ma sempre nella cosa di... di vedere... di fare le cose in maniera che tutto funzioni per bene... che vada per bene... no? (…)”.  Alfonso Molinetti, appartenente ad una delle cosche che si era militarmente spesa per difendere la supremazia dei De Stefano durante la guerra di mafia, non pare convinto dalle affermazioni del giovane interlocutore e ribatte: “Però bisogna un pochettino tornare indietro.. perché hanno trovato un punto di riferimento e Carmine... ricambia…”. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Alfonso Molinetti, di giorno cuoco alla Caritas e di pomeriggio ai summit di 'ndrangheta

ReggioToday è in caricamento