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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Operazione "Pedigree", il "core business" della cosca Serraino erano le estorsioni

Maurizio Cortese, che guidava la cosca dal carcere, teneva sotto scacco imprenditori e commercianti, chi non pagava subiva la reazione violenta della famiglia, un attentato sventato dall'intervento della Squadra mobile

Il “core business” della cosca Serraino era quello delle estorsioni. Maurizio Cortese e gli uomini della sua cosca, che il boss comandava dal carcere, tenevano sotto scacco imprenditori e commercianti. Per i magistrati della Procura antimafia, guidata da Giovanni Bombardieri, i proventi del “pizzo” venivano destinati al finanziamento degli affiliati e a supportare economicamente i detenuti e i loro familiari.

L’inchiesta “Pedigree”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha fatto luce sugli interessi illeciti della cosca Serraino, svelando un dinamismo sempre più accentuato nel sistematico ricorso ad attività estorsive nei confronti di imprenditori e commercianti che operano nei territori in cui essa esercita l’egemonia mafiosa. Vittime di estorsioni imprenditori e commercianti. 

Dalle indagini per gli investigatori della Mobile, coordinati dal questore Maurizio Vallone, è emerso che con l’intimidazione mafiosa Maurizio Cortese avrebbe costretto un rivenditore ad acquistare pane - che in gran parte sarebbe rimasto invenduto e non reso al fornitore - presso l'esercizio abusivo della moglie Stefania Pitasi che utilizzava un forno a legna fatto in casa; ha posto in essere pressioni estorsive, avvalendosi di Antonino Filocamo, nei confronti del titolare di un bar di San Sperato, al fine di ottenere il pagamento di una mazzetta di 2.500 euro e di fronte alle difficoltà palesate dall’esercente, ha ordinato a Sebastiano Massara di danneggiare l'esercizio commerciale. Il verificarsi dell’evento delittuoso è stato scongiurato dall’intervento della Squadra Mobile che, sotto le direttive della Direzione distrettuale antimafia, ha perquisito l'abitazione del soggetto incaricato di eseguire l’azione delittuosa. 

Una ditta impegnata nella ristrutturazione di un immobile sarebbe stata costretta da Maurizio Cortese, dalla moglie e dal suocero, a corrispondere una percentuale di 1.000,00 euro sull'importo dei lavori. 

Diversi creditori di Salvatore Paolo De Lorenzo, affiliato alla cosca, sarebbero stati costretti da Maurizio Cortese a rinunciare ai crediti, tra cui uno di 105.000 euro vantato a titolo di corrispettivo per alcuni lavori di edilizia dallo stesso commissionati. Maurizio Cortese, per gli investigatori della Squadra mobile guidati da Francesco Rattà, avrebbe intimato alle persone offese di non avanzare richieste di pagamento, avvertendole del suo personale interesse alla rimessione dei debiti del correo. 

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