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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Le "imbasciate" dal carcere di Maurizio Cortese per gli affari con i Libri e i De Stefano-Tegano

Il boss della cosca Serraino teneva i contatti con i vertici delle altre potenti famiglie di 'ndrangheta reggine, per dirimere dissidi e avviare nuove attività, inviando i suoi affiliati a parlare con gli altri boss

Nell’agenda di Maurizio Cortese alla voce “amici” non c’erano solo i rappresentanti della cosca Labate. Il giovane reggente della famiglia Serraino, per i magistrati della Dda reggina che gli hanno fatto notificare l’ordinanza di custodia nell’ambito dell’operazione “Pedigree”, sarebbe stato abile ad intrecciare solidi rapporti affaristico criminali con i Libri ed i De Stefano-Tegano. Suoi interlocutori privilegiati, attraverso i propri emissari, sarebbero stati, da una parte, Giuseppe Serranò alias “Peppe di ceddi” e Antonio Totò Libri e, dall’altra, Luigi “Gino” Molinetti. Con loro e anche grazie a loro, la cosca Serraino sarebbe venuta a capo di alcuni dissidi e avrebbe tenuto vivo un rapporto diplomatico finalizzato, come scrivono i magistrati della Procura antimafia, a “risolvere problematiche comuni”. 

Contatti per dirimere dissidi

Problematiche di natura criminale, spesso legate alle estorsioni. “In tal senso appare emblematica - scrivono i pubblici ministeri - la vicenda relativa all'intervento di Paolo Pitasi in favore di un dentista, destinatario di richieste estorsive nella frazione Gallina. Nella circostanza Paolo Pitasi (coadiuvato da Antonino Barbaro, Salvatore Paolo De Lorenzo e Bruno Nucera, esponenti della cosca Serraino) ha incontrato l’indagato Sebastiano Modafferi "compare Bastiano", nella sua qualità di esponente di vertice del gruppo mafioso dei Libri a Gallina in modo da perorare la causa del professionista assicurandogli la protezione della cosca”.

La pizzeria danneggiata

Lo stesso, per gli investigatori della Squadra mobile guidati da Francesco Rattà, avvenne quando una pizzeria del “gruppo Cortese” venne presa di mira e danneggiata. “Estremamente significativi - si legge nelle carte dell’inchiesta - sono inoltre i contatti intrattenuti da Antonino Barbaro con due esponenti apicali della cosca Libri: Giuseppe Serranò, detto Peppe di Ceddi, apprezzato per la sua straordinaria affidabilità criminale, e Antonio Totò Libri. Circostanza emersa quando - a seguito del danneggiamento subito da una pizzeria di proprietà di un soggetto vicino al gruppo Cortese, i sodali si attivavano per cercare di identificare gli autori dell'intimidazione. Trattandosi di un esercizio commerciale ricadente nella zona di influenza dei Libri, Antonino Barbaro affermava di essersi già confrontato con Totò Libri da lui conosciuto come l'attuale reggente di quella cosca e con il quale vantava un rapporto di costante e rispettosa collaborazione”.

Le "imbasciate" di Maurizio Cortese

Maurizio Cortese, in carcere dal 2017 dopo che la Polizia ed i Carabinieri reggini interruppero la sua latitanza, per gestire i rapporti con gli esponenti delle altre cosche reggine usava le classiche “imbasciate”. Ne sono convinti gli investigatori della Polizia di Stato che, per diverso tempo, ne hanno ascoltato i colloqui in carcere ed hanno intercettato le persone a lui più vicine.  Le “imbasciate”, fra le altre cose, sarebbero servite a mantenere solidi contatti con la famiglia De Stefano-Tegano. “Appaiono - scrivono i magistrati della Dda nell’ordinanza di arresto - appaiono documentate le relazioni con Luigi Gino Molinetti, storico esponente del potente clan di Archi. Nell’ottobre 2018, Stefania Pitasi parlava con Salvatore Paolo De Lorenzo di una lettera che le era stata inviata dal carcere dal marito Maurizio Cortese. Al riguardo, De Lorenzo le riferiva di essersi già attivato per organizzare un incontro con un soggetto di Archi, secondo le direttive ricevute del boss detenuto”.

Gli affari con Molinetti

Con Molinetti si parlava, soprattutto, di affari. Affari nel mondo della ristorazione. “Nel successivo mese di novembre 2018, Salvatore Paolo De Lorenzo discuteva con Stefania Pitasi  - si legge ancora nelle carte - dell’imminente apertura del bar “Shine” e della necessità di stipulare un contratto di fornitura di acqua minerale con una ditta di Molinetti. In quella circostanza Stefania Pitasi, però, mostrava qualche perplessità, non avendo ancora ricevuto il nulla osta del coniuge Maurizio Cortese, né del padre Paolo Pitasi, ma De Lorenzo le riferiva che era stato proprio Cortese a richiedere il contatto con Gino Molinetti, indicato, cripticamente, solo con alcune sillabe “Mo-Li” del suo “ingombrante” cognome, inviandogli alcune “imbasciate” che egli stesso aveva recapitato al noto ‘ndranghetista di Archi". 

Il primo contatto con i De Stefano-Tegano

Per gli inquirenti, il primo contatto con Molinetti, su mandato di Cortese, sarebbe stato avviato quando era stata aperta la panetteria "Da Nonna Lavinia Pane e Fantasia" a Reggio Calabria. Contatti antecedenti all’apertura per ottenere il “nulla osta” criminale e per ottenere il sostegno operativo dei De Stefano-Tegano. “Trattandosi di un esercizio commerciale insistente in una zona non sottoposta al controllo della cosca dei Serraino, bensì sotto il dominio della cosca De Stefano-Tegano, nel rispetto delle regole della `ndrangheta, De Lorenzo, per ordine di Cortese, aveva allertato Luigi Molinetti, sia per ottenere il necessario nulla osta all'apertura, sia per ricevere aiuto nell'accaparramento di clienti. Una ulteriore “imbasciata” era stata recapitata a Molinetti affinché si interessasse, in ragione dei buoni rapporti con Cortese, al reperimento di macchinari aziendali necessari per l'apertura di un esercizio commerciale”.

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