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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Gallico

'Ndrangheta e appalti, imprenditori "collusi" con le cosche e pubblici ufficiali "corrotti": 19 indagati

La guardia di finanza ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini dell'operazione "Rupes". Le persone coinvolte sono vicine alla cosca Condello, egemone nel quartiere nord della città

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore capo Giovanni Bombrdieri, hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 19 persone, tra queste imprenditori e funzionari pubblici, indagate, a vario titolo, per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, intestazione fittizia, corruzione, reati ambientali e abuso d’ufficio, con l’aggravante del metodo mafioso.

L'operazione, denominata "Rupes", si fonda sulle risultanze delle indagini condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria, nei confronti di imprenditori 'collusi' con esponenti delle cosche cittadine e pubblici ufficiali "corrotti" che, associandosi tra loro, avrebbero determinato favorevolmente, tra il 2009 e il 2013 gli esiti di diverse gare per lavori pubblici per imprese riconducibili a contigui alle famiglie Condello, Libri, Tegano, nonché Paviglianiti di San Lorenzo e Iamonte di Melito di Porto Salvo.

I nomi degli indagati

Il provvedimento, firmato dal sostituto procuratore Sara Amerio, ha raggiunto Carmelo Giuseppe Cartisano, 48 anni, Girolamo Ottavio Cartisano, 63 anni, Walter Davide Cartisano, 32 anni, Francesca Cutrupi, 34 anni, Antonio D'Agostino, 58 anni, Vito Lo Cicero, 74 anni, William Sergio Liborio Lo Cicero, 71 anni, Domenico Alessandro Macrì, 55 anni, Giovanni Mangiola, 50 anni, Domenico Marcianò, 37 anni, Domenico Musolino, 44 anni,  Antonio Napolitano, 59 anni, Riccardo Napolitano, 58 anni, Giovanni Pontari, 61 anni, Antonio Russo, 37 anni, Maria Scaramuzzino, 40 anni, Fortunato Stellitano, 50 anni,  Giovanni Tripodi, 38 anni e Andrea Carmelo Vazzana, 51 anni.

L'attività investigativa

Le risultanze investigative, giunte alla conclusione, hanno confermato, spiegano dal Comando provinciale delle fiamme gialle come "nel quartiere nord di Reggio Calabria, la cosca Condello svolgesse un ruolo egemone nel condizionamento dell’economia locale, assicurandosi il controllo del territorio "di competenza" e delle attività economiche e produttive che ivi si svolgono, attraverso lo scambio di reciproci vantaggi con avviati imprenditori, l’utilizzo di qualificati "prestanomi" e la compiacenza di funzionari pubblici".

Gli imprenditori coinvolti 

Coinvolti nelle indagini e destinatari del 415 bis sono gli imprenditori  Vito Lo Cicero, 74 anni, amministratore dell’impresa “Impianti e Costruzioni s.r.l.”, indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e Carmelo Giuseppe Cartisano, 48 anni, ritenuto referente della cosca “Chirico”, federata alla cosca “Condello”, egemone sul territorio di Gallico Marina, attualmente detenuto e imputato per il reato di associazione di tipo mafioso nel procedimento “Gotha” .

L'accordo di biunivoco interesse

Secondo l’ipotesi accusatoria Vito Lo Cicero, avrebbe stretto un accordo di biunivoco interesse con Carmelo Giuseppe Cartisano, che grazie alla forza del vincolo associativo ‘ndranghetistico con la cosca “Chirico”, avrebbe assicurato la risoluzione delle problematiche di natura intimidatoria e/o estorsiva quali, tra le altre, il danneggiamento di un escavatore e la “protezione” mafiosa del cantiere di Bova Marina, collocato in un diverso contesto territoriale di ‘ndrangheta. In cambio, Vito Lo Cicero avrebbe riservato le forniture di materie prime, l’estrazione e i trasporti di materiali e l’assunzione delle maestranze, ad imprese individuate direttamente da Carmelo Giuseppe Cartisano, "in funzione della contiguità, per talune, a cosche ‘ndranghetistiche", quali la ditta individuale Pietro Morena, la M.C. s.a.s. di Domenico Marcianò & C., la “Decori e Colori di Chirico Vincenza Lucia Cinzia", e Carmelo Natale Cartisano (cugino dello stesso Carmelo Giuseppe) e la Edil Calabra di Sscaramuzzino Maria (per la cava di estrazione, di fatto riconducibile al coniuge Fortunato Stellitano e al socio Giovanni Mangiola, indagati per intestazione fittizia.

I fatti contestati 

Ancora, risultano contestate le seguenti ipotesi di reato: - alcune turbative d’asta aggravate dall’agevolazione della ‘ndrangheta, poste in essere da Vito Lo Cicero e da Francesca Cutrupi, amministratori delle rispettive imprese “Impianti e Costruzioni s.r.l.” e “FFC Costruzioni S.r.l.”; le  società, continuano i finanzieri "una volta aggiudicatesi le individuate commesse pubbliche, subappaltavano l’esecuzione dei lavori ad imprese ritenute vicine alle cosche cittadine dei Condello, Libri e  Tgano, nonché dei Paviglianiti di San Lorenzo e “Iamonte” di Melito di Porto Salvo  - geneticamente prive dei requisiti per poter contrattare con la Pubblica Amministrazione - tra cui la “Trasporti e Movimento Terra di Russo Antonio”, la “Edil Movit di Vazzana Andrea Carmelo”, la “Fra.Ve.Sa. S.r.l.” (di Tripodi Giovanni), la “Ditta individuale Musolino Domenico” e la “M.C. s.a.s. di Marcianò Domenico &C.”;

Un altro reato contestato è la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio di diversi funzionari in posizioni pubbliche strategiche per l’attività svolta da Vito Lo Cicero e da Carmelo Giuseppe Cartisano. Oltre all’architetto Domenico Alessandro Macrì dell’Ufficio Urbanistica, altri pubblici ufficiali sono rimasti coinvolti nelle indagini e ritenuti a “disposizione” di Lo Cicero, in cambio di utilità personali diverse dal denaro (esecuzioni di lavori e/o forniture di materiali edili per le abitazioni private), e, in particolare, il fratello William Sergio Liborio Lo Cicero,  Riccardo Napolitano e Antonio Napolitano, tutti alle dipendenze del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Sicilia e della Calabria, nonché da Giovanni Pontari, capo struttura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria;

L'intestazione fittizia del bar

Gli inquirenti contestano anche l'intestazione fittizia del noto bar pizzeria Naos, sito a Gallico.  Secondo la guardia di finanza "veniva accertato che Carmelo Giuseppe Cartisano, proprietario di fatto e Girolamo Ottavio Cartisano, quale gestore del locale, attribuivano fittiziamente la titolarità del citato esercizio commerciale a Walter Davide Cartisano al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali";

Illecita concorrenza con minaccia o violenza

Infine viene ipotizzata l'illecita concorrenza con minaccia o violenza ad opera di Carmelo Giuseppe Cartisano, che sarebbe intervenuto nell’interesse di  Antonio D'Agostino "al fine di dissuadere un imprenditore dal far proseguire i lavori di ristrutturazione di un locale commerciale ad altra ditta ingaggiata, in sostituzione dell' impresa di D'Agostino, a seguito di inadempienze nei lavori".

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