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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il report

Relazione Dia: 'ndrangheta sempre più pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale

Presentata in Parlamento l'analisi dei fatti criminali relativa al primo semestre del 2022

Per la Direzione investigativa antimafia, guidata dal direttore Maurizio Vallone, la 'ndrangheta è sempre più pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale. Questo è quanto emerge dalla relazione relativa al primo semestre del 2022 consegnata alla Camera dei deputati che segnala l'organizzazione criminale calabrese, ancora una volta, come quella più potente, ricca ed in grado di allargare i propri interessi anche fuori dal territorio nazionale.

L’analisi dei fenomeni delittuosi e l’esame delle operazioni di contrasto concluse dalle forze dell’ordine, con riferimento al primo semestre del 2022, confermano la tendenza rilevata da diversi anni circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno ormai raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.

"Tale tendenza - si legge nella relazione - risulta sempre più diffusa in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti".

La criminalità organizzata infatti preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica, formalmente estranei ai sodalizi. Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Gli esiti recenti delle più rilevanti inchieste restituiscono ancora una dimensione della ‘ndrangheta, sempre pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale, che ha sinora dimostrato di saper diversificare gli investimenti orientandoli anche negli ambiti economici leciti che maggiormente risentono dell’attuale crisi finanziaria.

Le investigazioni concluse, specifica la Dia, hanno altresì documentato la capacità della criminalità organizzata calabrese di proporsi a imprenditori in crisi di liquidità dapprima come sostegno finanziario, subentrando poi negli asset e nelle governance societarie per capitalizzare illecitamente i propri investimenti.

Sotto la lente d'ingrandimento anche la capacità dei boss di infiltrare l'amministrazione pubblica. L’attività di prevenzione antimafia condotta dai prefetti, nella regione di origine e in quelle di proiezione, ha disvelato l’abilità delle ‘ndrine d’infiltrare le compagini amministrative ed elettorali degli enti locali al fine di acquisire il controllo delle risorse pubbliche e dei flussi finanziari, statali e comunitari, prodromici anche ad accrescere il proprio consenso sociale.

Anche al di fuori dei territori di origine, la ‘ndrangheta esprime la sua spiccata capacità imprenditoriale grazie ad ingenti risorse economiche derivanti dal narcotraffico. I sodalizi calabresi, in tale ambito, continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani in ragione degli elevati livelli di affidabilità criminale e finanziaria, garantiti ormai da tempo.

Negli ultimi anni, per la Dia, anche l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici internazionali di droga. I flussi intercontinentali di stupefacenti non hanno fatto registrare flessioni significative neanche nel periodo di limitazioni alla mobilità imposte a causa della nota crisi pandemica.

Significative risultanze investigative nel semestre hanno pertanto confermato la centralità degli scali portuali di Gioia Tauro (per la Regione Calabria) e quelli di Genova, La Spezia, Vado Ligure e Livorno per l’alto Tirreno. Al di fuori della Regione d’origine, oltre a insidiare le realtà economico-imprenditoriali, "le cosche tentano di replicare i modelli mafiosi originari facendo leva sui tradizionali valori identitari con proiezioni di ‘ndrangheta che fanno sempre riferimento al Crimine quale organo di vertice deputato a dettare le strategie, dirimere le controversie e stabilire la soppressione ovvero la costituzione di nuovi locali. Le inchieste sinora concluse hanno infatti consentito di individuare nel Nord Italia 46 locali (in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige)".

Gli esiti giudiziari confermano altresì la tendenza dei gruppi criminali calabresi ad instaurare forme di collaborazioni utilitaristiche con consorterie di diversa matrice mafiosa, spesso giustificate da specifiche contingenze piuttosto che da una consolidata condivisione di interessi criminali. Ciò risulta valido, soprattutto, anche con riferimento alle relazioni intrattenute con compagini straniere e, in particolare, albanesi e sudamericane.

In ragione della coesa struttura, delle sue capacità “militari” e del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Sardegna). Proiezioni che si spingono anche oltre confine e che coinvolgono molti Paesi europei (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Romania, Bulgaria e Malta), il continente australiano e quello americano (Canada, USA, Colombia, Perù e Argentina).

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