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Il processo

"Raccordo-sistema", chiesta la conferma dell'assoluzione di don Nuccio Cannizzaro

Il sacerdote in primo grado era stato assolto dall'aggravante mafiosa

È stato il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Antonio Giuttari, durante la requisitoria nel processo d’appello del processo “Raccordo-Sistema“, a chiedere la conferma della sentenza assolutoria di primo grado per don Nuccio Cannizzaro, ex parroco del quartiere reggino di Condera e in passato cerimoniere del vescovo, coinvolto in una presunta vicenda di ‘ndrangheta. 

Il collegio del tribunale presieduto da Andrea Esposito, in primo grado aveva assolto il prelato, difeso dall’avvocato Giacomo Iaria, dall’aggravante mafiosa e rilevato al contempo la prescrizione per falsa testimonianza.

Sulla base di quanto ipotizzato dalla procura della Repubblica, il parroco, in un colloquio con il presunto boss di Condera, Santo Crucitti, ed avente ad oggetto quanto sostenuto al suo avvocato, gli avrebbe riferito: “Vai a leggerti le carte e vedrai come ho testimoniato a favore tuo”. Parole captate nel corso di una conversazione intercettata all’interno dell’automobile del parroco a proposito delle quali lo stesso don Nuccio Cannizzaro aveva fornito la sua versione quando fu sottoposto ad interrogatorio.

Per gli altri imputati, il pg ha invocato la condanna a 15 anni e 6 mesi per Santo Crucitti, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Davide Barillà; a 9 anni di reclusione per Antonino Gennaro Crucitti, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Davide Barillà; a 10 anni per Francesco Gullì, ex direttore della filiale reggina della Banca Popolare di Lodi, difeso dall’avvocato Antonino Quero; a 3 anni per Carmine Polimeni, Domenico Polimeni e Michele Crudo, difesi dagli avvocati Francesco Calabrese, Davide Barillà e Gianfranco Giunta.

Il pg, infine, ha chiesto di dichiarare la prescrizione per Loredana Barchetta, difesa dall’avvocato Natale Polimeni, e per Nicola Pellicanò, difeso dagli avvocati Vincenzina Leone e Renato Russo, e per Consolato Marcianò, difeso dall’avvocato Renato Russo e deceduto nelle more del processo.

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