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Cronaca

Strategia "camaleontica" per sconfiggere 'ndrangheta "benefattrice" e senza scrupoli

Gli investigatori della Dia, nella relazione sul secondo semestre del 2019, suggeriscono al legislatore di "adattare" la lotta alla mafia ai suoi continui mutamenti di politica criminale

Una strategia antimafia “adattiva” per combattere la crescita senza confini della ‘ndrangheta. E’ questo quello che gli specialisti della Direzione investigativa antimafia, con la relazione sul secondo semestre di attività del 2019, hanno suggerito al legislatore italiano.

Lo Stato, se vuole sconfiggere quella che è mondialmente riconosciuta come la mafia più potente economicamente e militarmente, deve trasformarsi in un camaleonte, in grado di “realizzare, di volta in volta, opzioni operative ad hoc, consonanti con le esigenze che si prospetteranno”.

Ndrangheta silente

Mutare come mutano le cosche che, come le risultanze investigativa della Dia hanno chiarito, restituiscono l’immagine di una ‘ndrangheta “tendenzialmente silente, ma più che mai viva nella sua vocazione affaristico imprenditoriale, saldamente leader nei grandi traffici di droga, ambito in cui sta acquisendo sempre maggior forza e prestigio a livello internazionale”.

Continua gemmazione

Un’organizzazione che continua a far gemmare cellule criminali fuori dalla regione d’origine, tanto che nel semestre è stata giudiziariamente scoperta l’esistenza di un nuovo locale di ‘ndrangheta, questa volta operante in Valle d’Aosta, riconducibile alle cosche di San Luca.

Nemmeno il Covid l’ha fermata

Un’organizzazione talmente strutturata, potente e solida economicamente che, con la pandemia da Coronavirus in corso, è riuscita ad amplificare i propri affari, sfruttando le difficoltà delle piccole e medie imprese, delle fasce più povere della popolazione a fare fronte ad un lockdown prolungato, a superare quello che è stato un vero e proprio shock che è andato ad impattare su un sistema economico nazionale già in difficoltà; un sistema che nel 2019 aveva segnato un marcato rallentamento, con un Pil cresciuto di soli 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente e ben distante dal picco raggiunto nel 2008.

Fasce più deboli a rischio

Una crisi economica che ha finito per allargare la forbice delle differenze e le diseguaglianze fra la popolazione. “Alla fascia di una popolazione tendenzialmente indigente secondo i parametri Istat - si legge nella relazione - se ne va ad aggiungere un’altra, che inizia a percepire lo stato di povertà cui sta andando incontro. Un focolaio che finisce per meglio attecchire soprattutto nelle regioni di elezione delle mafie, dove una Questione meridionale non solo mai risolta, ma per decenni nemmeno seriamente affrontata, offre alle organizzazioni criminali da un lato la possibilità di esacerbare gli animi, dall’altro di porsi come welfare alternativo, come valido ed utile mezzo di sostentamento e punto di riferimento sociale”.

Ndrangheta “benefattrice”

La criminalità organizzata calabrese, per gli investigatori della Dia, nell’offrire sostegno economico a famiglie in difficoltà e proponendosi come benefattrice, potrebbe determinare una pericolosa dipendenza, da riscattare a tempo debito. “Si pensi, ad esempio, ai lavoratori in nero o a quelli sottopagati che costituiranno un bacino di voti utili alle finalità delle consorterie criminali in occasione delle elezioni o a coloro che si troveranno costretti dalle cosche - pur di garantire un sostentamento alle proprie famiglie - a diventare custodi di una partita di armi o di droga, trasportatori o spacciatori”.

Economia sotto scacco e doppio scenario

A questa crisi sociale, poi, si è affiancata quella economica. E anche qui la ‘ndrangheta, con la sua forza finanziaria, sta facendo la voce grossa. E qui gli investigatori della Dia evidenziano due scenari. 

Primo scenario

Un primo di breve periodo, in cui le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali.

Secondo scenario

Ed un secondo scenario, questa volta di medio-lungo periodo, in cui le mafie – specie la ‘ndrangheta – vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player, affidabili ed efficaci anche su scala globale. “L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie”.

La fase tre della pandemia

La ‘ndrangheta guarda avanti e, senza tentennamenti, si proietta nella fase 3 della pandemia da Coronavirus, quando: “con il progressivo decadimento dell’attenzione, quando i riflettori si abbasseranno, le mafie sicuramente tenderanno a riprendere spazio, insinuandosi nelle maglie della burocrazia”.

Alta attenzione sui settori economici

In questo momento, per gli uomini della Dia, appare opportuno mantenere alta l’attenzione sui settori che più di altri hanno sofferto l’immobilità commerciale e che nel recente passato sono risultati nelle mire della ‘ndrangheta. 

Alberghi e ristoranti nel mirino

A cominciare dai commercianti al minuto, agli alberghi, ai ristoranti, alle pizzerie, alle attività estrattive, alla fabbricazione di profilati metallici, al commercio di autoveicoli, alle industrie manifatturiere, all’edilizia ed alle attività immobiliari, alle attività connesse al ciclo del cemento, alle attività di noleggio, alle agenzie di viaggio, alle attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco, settori in cui la ‘ndrangheta ha già dimostrato di avere un forte know-how e sui quali potrebbe ulteriormente consolidare la propria posizione. 

Agroalimentare e rifiuti sanitari a rischio

“La ‘ndrangheta - si legge infine nella relazione della Dia - potrebbe parallelamente interessarsi anche ai settori che non hanno subìto un congelamento operativo, ma che potrebbero essere investiti da una vigorosa domanda di riflesso alla ripresa degli altri segmenti. Il riferimento va, ad esempio, al settore dei trasporti o alla filiera agro-alimentare, all’industria sanitaria e al conseguente indotto. Altri ambiti d’interesse sui cui le cosche calabresi continueranno a lucrare sono i servizi di smaltimento dei rifiuti sanitari prodotti a seguito dell’emergenza, nonché i servizi funerari, messi a dura prova dall’elevato numero di decessi a causa del virus”.

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