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Le riunioni della "locale" di Bolzano si tenevano dentro un bar finito sotto sequestro | VIDEO

La cosca in Trentino era guidata da un sessantenne originario di Delianuova ed aveva rapporti con le famiglie di 'ndrangheta della provincia di Reggio Calabria

Le riunioni della “locale” di Bolzano si tenevano dentro un bar della città trentina. Per gli investigatori che hanno concluso l’inchiesta “Freeland” dentro il “Coffee break” di via Resia, sequestrato nell’ambito dell’indagine che ha disarticolato il gruppo criminale da anni operante a Bolzano ed  emanazione, seppur autonoma, della ndrina Italiano- Papalia di Delianuova, si stabilivano gli affari criminali.

Ndrina operativa dagli anni novanta

La ‘ndrina, guidata da un sessantenne di origini reggine ma da anni trapiantato a Bolzano, era operativa a Bolzano dai primi anni '90, con solidi collegamenti con le cosche calabresi e interessi anche in altre regioni. Traffico e spaccio di droga - cocaina ed eroina - l'attività principale del clan, che si dedicava anche ad altre attività criminose, dallo smercio di armi all'illecita gestione di slot machine taroccate, dall'estorsione al sequestro di persona.

Indagini partite nel 2018

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Trento e dal Servizio centrale operativo, sono state avviate nell’estate del 2018, in seguito ad alcune dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha asserito di essere a conoscenza dell’esistenza di un “locale” di ‘ndrangheta da anni attivo a Bolzano.

Le dichiarazioni di un collaboratore

Le attività investigative hanno confermato le dichiarazioni del collaboratore, aggiungendo ulteriori dettagli che hanno permesso di disvelare l’esistenza, risalendo indietro fino agli anni novanta, di una “locale” di ndrangheta  operante nel territorio del Trentino Alto Adige, in particolare nella provincia di Bolzano, con modalità tipiche dei consociati calabresi. Emanazione, seppur con ampi margini di autonomia, della ndrina Italiano-Papalia di Delinauova, in provincia di Reggio Calabria.

La crescita criminale

Il gruppo criminale disarticolato nella giornata odierna, si è avvalso, anche al di fuori del territorio calabrese, della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, segnatamente rappresentato dall’appartenenza all’associazione criminale denominata ‘ndrangheta, ovvero caratterizzato dal rispetto di regole condivise e dal senso di comune appartenenza ad un corpus più ampio facente capo al crimine di Polsi. Nel corso degli anni si è consolidato in Trentino Alto Adige, compiendo una vera e propria scalata criminale, scalzando la criminalità locale nella gestione del traffico di droga, divenendo il punto di riferimento per l’approvvigionamento della sostanza stupefacente in Trentino Alto Adige. 

I contatti con i cartelli della droga colombiani

Nel corso delle indagini in più d’una occasione gli indagati hanno fatto riferimento a contatti con i cartelli colombiani per la fornitura di cocaina. Inoltre sono stati sequestrati diversi carichi di sostanza stupefacente proveniente dalla Calabria e diretti a Bolzano; uno di quest’ultimi sequestrato anche a Trento prima che potesse raggiungere l’Alto Adige. 

Le alleanze per lo spaccio

Le indagini della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Trento, hanno permesso di mettere in evidenza come la compagine ‘ndraghetista altoatesina, una volta divenuta egemone nella gestione delle piazze di spaccio, abbia stretto alleanze con la criminalità locale e del Triveneto, utilizzata per lo smercio della droga nonché per l’approvvigionamento di armi. Tra gli arrestati, indiziati di concorso esterno in associazione mafiosa, vi sono anche due soggetti originari di Bolzano, rispettivamente di 32 e 45 anni, così come di Padova e Treviso, raggiunti anch’essi dalla custodia cautelare in carcere questa notte. 

Ristorazione ed edilizia i settori sotto controllo

Inoltre, è stato accertato come la locale di ndrangheta di Bolzano avesse anche contatti, per finalità illecite, con soggetti rom, al punto tale di farli figurare quali lavoranti in una ditta di costruzioni per garantirgli i benefici alternativi alla detenzione. La pervicacia, ed allo stesso tempo la pericolosità, del gruppo criminale calabrese stanziatosi in Trentino Alto Adige si è rivelata non soltanto nell’ambito di attività strettamente criminali. Ma anche con una intensa infiltrazione nel tessuto economico altoatesino, in particolare nel settore edile e della ristorazione. 

Il capo sessantenne originario di Dalianuova

Al vertice della locale altoatesina è stato individuato un sessantenne originario di Delianuova ma da molti anni residente a Bolzano, titolare di una ditta di costruzioni, e fittiziamente di un bar, utilizzato per gli incontri tra gli esponenti della stessa locale. A quest’ultimo, in aggiunta ad una serie di reati tra cui l’associazione mafiosa, il traffico di droga e la detenzione illegale di armi, è stato contestato il reato di bancarotta fraudolenta. Perché si è appropriato indebitamente del denaro di una ditta di costruzioni, di cui era amministratore, dichiarata fallita dal Tribunale di Bolzano, e pertanto sottoposta a procedura concorsuale tale da garantire i creditori, impedendo che quest’ultimi vedessero soddisfatti gli importi richiesti. 

Due fratelli calabresi ai vertici della cosca

Allo stesso modo tra i compartecipi dell’associazione mafiosa individuata a Bolzano sono risultati due fratelli calabresi, rispettivamente di 65 e 57 anni, da anni residenti in Trentino Alto Adige e titolari di bar e pizzeria nel capoluogo altoatesino. 

Le estorsioni al meccanico di Bolzano

Nel corso delle indagini sono tati accertati anche episodi di estorsione ai danni di un meccanico di Bolzano nonché di sequestro di persona in danno di un ristoratore. Entrambi gli episodi, l’uno finalizzato ad evitare di pagare una riparazione ad un meccanico; l’altro per riscuotere un asserito debito, hanno confermato modalità, nonché una forza intimidatoria raggiunta dalla consorteria calabrese altoatesina, tipiche delle ndrine ubicate in Calabria. 

I legami con le cosche calabresi

Proprio i legami con quest’ultime, in primis gli Italiano –Papalia di Delianuova ma anche i “Barbaro –Papalia”, egemoni a Plati con ramificazioni fino  a Buccinasco in provincia di Milano, e gli “Alvaro-Macrì-Violi” di Sinopoli, stati una costante della “locale” scoperta a Bolzano nel corso delle indagini, per finalità connesse al traffico di droga così come al reperimento di armi da avere a disposizione in Trentino Alto Adige. Esponenti di ndrine calabresi della fascia ionica e tirrenica, operanti in provincia di Reggio Calabria, sono stati anch’essi  raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelari in carcere emesse dall’Autorità giudiziaria di Trento ed eseguite questa notte dalla Polizia di Stato anche in Calabria.

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