rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

'Ndrangheta, colpito il patrimonio di 4 noti imprenditori vicini ai clan: maxi sequestro da 200 milioni

L'operazione di carabinieri, guardia di finanza, dia e servizio centrale investigazione criminalità organizzata. Sigilli su compendi societari, beni mobili e immobili e rapporti finanziari

Maxi sequestro da 200 milioni di euro a quattro noti imprenditori, vicini alle importanti cosche Tegano e De Stefano della 'ndrangheta reggina.  I militari dei comandi provinciali della guardia di finanza e dei carabinieri, insieme al personale della Dia e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata delle fiamme gialle, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, stanno apponendo i sigilli su compendi societari, beni mobili e immobili e rapporti finanziari.

I nomi 

Gli imprenditori, Andrea Francesco Giordano, 68 anni, Michele Surace, 62 anni, Giuseppe Surace, 35 anni e  Carmelo Ficara, 63 anni, erano già stati arrestati nell'aprile del 2018 nell'operazione "Monopoli", con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni ed autoriciclaggio.

L'impero sequestrato anche alle famiglie dei quattro imprenditori

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, presieduta da Ornella Pastore, su richiesta del procuratore aggiunto Gaetano Paci e dei sostituti procuratori Walter Ignazitto e Stefano Musolino. Il patrimonio è costituito dall’intero compendio aziendale di 20 imprese-società commerciali edili, comprensivo di quote sociali, 172 immobili, 9 veicoli, quote societarie relative a 10 imprese, 284 tra fabbricati e terreni, 4 veicoli, disponibilità finanziarie e rapporti bancari-assicurativi.

I particolari

L’attività investigativa, avviata dal Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri, nel febbraio 2017 ha fatto luce su un sistema di
compartecipazione criminali, coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio delle più temibili cosche cittadine, erano riusciti ad accumulare, in modo illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diverse attività commerciali.


La sala Bingo e le imprese edili

Le indagini hanno consentito di accertare come gli imprenditori Andrea Giordano e Michele Surace, quest'ultimo aiutato dal figlio Giuseppe, sfruttando l'appoggio delle cosche cittadine, fossero riusciti ad accumulare, enormi e illeciti profitti riciclati attraverso l'unica sala Bingo, presente nel comune di Reggio Calabria, attività gestita in regime di monopolio in virtù di precisi accordi stipulati con esponenti di vertice della famiglia Tegano di Archi, e reimpiegando ingentissime quantità di denaro soprattutto nel settore edile, grazie alla costituzione di svariate società, intestate fittiziamente a prestanomecompiacenti.

Le rivelazioni dei collaboratori

Le rivelazioni di alcuni collaboratori hanno delineato il profilo di Andrea Giordano e Michele Surace, quali affiliati di lunga data al potente clanTegano diArchi ed in contatto, in particolare, con il boss Giovanni Tegano,  ‘39, attualmente detenuto.  Gli approfondimenti investigativi, svolti dai carabinieri, hanno permesso di ripercorrere le fortune del duo imprenditoriale Surace-Giordano, che hanno preso il via dall’attività di costruzione di fabbricati nell’edilizia residenziale.  Verso la fine degli anni ’90 hanno realizzato il complesso residenziale Mary Park, fabbricato che successivamente ha ospitato i locali dell’unica sala bingo cittadina e numerose villette a schiera, in cui era stata riservata la disponibilità di
un appartamento a Giuseppe Tegano, fratello del boss Giovanni. 

L'eccezionale sviluppo economico del duo imprenditoriale Surace-Giordano

Imprenditori sequestro conf-2"Il rapporto sinallagmatico con la cosca - spiegano dai comandi provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza - nel tempo ha garantito agli imprenditori Andrea Giordano e Michele Surace uneccezionale sviluppo economico. In tale contesto, gli accertamenti esperiti hanno permesso di documentare il reimpiego dei proventi illeciti della cosca in varie iniziative imprenditoriali affidate a Surace e Giordano, divenuti nel tempo un tassello fondamentale del sistema di riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti della famiglia". All’imprenditore Carmelo Ficara, invece, viene contestato l’aver concluso un patto con la storica cosca dei De Stefano, in cambio del quale avrebbe ottenuto protezione e possibilità di sviluppo imprenditoriale ed edificatorio, soprattutto nel territorio di Archi.

L'operazione Martingala e il "Sistema Scimone"

Andrea Francesco Giordano, Michele Surace e Carmelo Ficara, emergono anche nelle indagini dell’operazione “Martingala”, condotta dalla Dia e dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda, nei confronti di un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti tra cui quelli di associazione mafiosa, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, con l'aggravante, per alcuni di essi, del metodo mafioso e conclusa nel 2018 con l’esecuzione di 27 provvedimenti restrittivi e di provvedimenti cautelari reali nei confronti di 51 società. anche estere, partecipazioni sociali, beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo stimato in circa €. 119.000.000.

In questo contesto, è stato delineato l'illecito  “Sistema Scimone” dal nome del suo ideatore e promotore Antonio Scimone, che, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, grazie all’impiego di società cartiere, era funzionale alla consumazione di frodi fiscali e di riciclaggio, nonché al reimpiego di imponenti flussi finanziari provenienti da imprenditori espressione dell’infiltrazione economica della ‘ndrangheta.

Il sostegno alle cosche reggine

Dagli approfondimenti è inoltre emerso come i quattro imprenditori, inseriti nelle file della ‘ndrangheta reggina, avessero stabilmente e in maniera
sistematica messo a disposizione le proprie risorse economiche e capacità professionali, non solo a favore delle pericolose cosche Tegano e De Stefano, ma anche a sostegno delle più importanti famiglie mafiose di Reggio Calabria, quali i Latella, Libri ed i Labate, "nell’ottica dell’ormai riconosciuta unitarietà della ‘ndrangheta".

Articolo modificato alle 10.40 del 19 novembre 2019

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

'Ndrangheta, colpito il patrimonio di 4 noti imprenditori vicini ai clan: maxi sequestro da 200 milioni

ReggioToday è in caricamento