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L'allarme del prefetto Messina: "Economia asservita alla cosca Libri"

Il capo ella Direzione centrale anticrimine della polizia, nel commentare il sequestro ai fratelli Berna, ha confermato la necessità delle indagini patrimoniali nella lotta alla criminalità organizzata

“Quello che è emerso dagli approfondimenti condotti è il possesso assoluto di una parte dell’economia che viene asservita alla cosca Libri”. Così il prefetto Francesco Messina, capo della Direzione centrale anticrimine della polizia, ha commentato l’esito delle indagini che hanno portato al sequestro, a carico dei fratelli Francesco e Demetrio Berna, di beni per un valore di 45 milioni di euro.

Quello condotto dalla divisione anticrimine della questura di Reggio Calabria, diretta Rosa Alba Stramandino e coordinata dal questore Bruno Megale, è stato un accertamento economico e finanziario che ha scavato nella storia imprenditoriale dei fratelli Berna, andando a ritroso di trenta anni ed ha portato al provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca, ai sensi della normativa antimafia, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria.

Sequestro che ha sottratto alla disponibilità dei due imprenditori reggini società e delle quote sociali detenute dai proposti in 18 società, di cui una in Florida (Stati Uniti), di una ditta individuale, 10 veicoli, 337 fabbricati, 23 terreni, nonché rapporti finanziari comunque a loro riconducibili.

Seguire il denaro, questo l’insegnamento di Giovanni Falcone nella lotta alla mafia, è questo hanno fatto gli uomini e le donne della questura reggina, impegnati - per dirla con le parole del prefetto Francesco Messina - in una “lotta nella quale non si possono fare passi indietro. L’impalcatura normativa va mantenuta, rafforzata, se si vuole colpire quell’area grigia in cui prolifera la borghesia mafiosa”.

E proprio nell’ambito di questa strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti da parte delle consorterie criminali, la Direzione centrale anticrimine della polizia sull’intero territorio nazionale, il Servizio centrale anticrimine e la Divisione anticrimine della questura di Reggio Calabria hanno eseguito, nelle province di Reggio Calabria, Messina, Milano, Bari e negli Stati Uniti, il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal tribunale di Reggio Calabria – Sezione misure di prevenzione, su proposta formulata congiuntamente dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dal questore di Reggio Calabria Bruno Megale.

Una holding quella dei Berna che, secondo la ricostruzione degli investigatori della polizia, dall’edilizia, passava al mondo immobiliare, interessando il mondo del gaming e anche quello dell’editoria con il sequestro di una piccola società editoriale reggina.

“Si tratta - ha detto Giuseppe Linares, direttore del Servizio centrale anticrimine - di aziende dopate che non trovano giustificazione nel dichiarato finanziario dei due imprenditori”. Società che, nell’interpretazione del direttore Linares, “distruggono l’economia territoriale, dettando regole per il controllo dell’intero indotto produttivo di Reggio Calabria e delle zone limitrofe”.

Controllo economico che non sarebbe sfuggito a quello 'ndranghetistico, con i fratelli Berna che - come spiegato dagli investigatori - avrebbero dato vita ad un “rapporto sinallagmatico” con la cosca Libri, in un contesto in cui, come sottolineato dal prefetto Messina, ‘c’è un segnale di un forte ridimensionamento del fenomeno mafioso ma non un suo eradicamento”.

Il provvedimento ablatorio riguarda beni ed assetti societari, per un valore complessivo di 45 milioni di euro, riferibili a due fratelli, imprenditori attivi nel settore dell’edilizia ed intermediazione immobiliare. I predetti, allo stato degli atti e fatte salve successive valutazioni nel merito, furono raggiunti nel 2019 da ordinanza di custodia cautelare in carcere e recentemente da richiesta di rinvio a giudizio, poiché ritenuti “imprenditori di riferimento” di un’articolazione di ‘ndrangheta, nell’ambito di un’operazione condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

L'operazione, stando alla ricostruzione degli inquirenti, ne disvelò la piena operatività finalizzata ad acquisire la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti o vantaggi ingiusti anche attraverso la riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di tangente, nonché per impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o procurare voti agli associati, ai concorrenti esterni, ai contigui o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.

Operazione che portò i Berna a raccontare a magistrati e investigatori diversi episodi di estorsione che gli stessi avevano patito, dichiarazioni riscontrate da indagini che hanno portato le forze dell’ordine ad applicare nei confronti dei fratelli Berna un dispositivo di tutela.

Dal complessivo quadro relativo a diverse inchieste giudiziarie, è emerso che nonostante i due imprenditori, nel corso di quasi un ventennio, fossero stati sottoposti ad estorsione ad opera delle numerose cosche egemoni nei quartieri in cui avevano aperto cantieri edili, gli stessi fossero stati rappresentati nelle interlocuzioni con i vertici delle varie 'ndrine dagli esponenti della cosca di riferimento, garantendo loro un trattamento di favore, attraverso relazioni funzionali integranti un vero e proprio patto di protezione mafiosa.

Le indagini patrimoniali confluite nel provvedimento di sequestro, svolte dai menzionati uffici anche in territorio estero, che hanno riguardato l’arco temporale di oltre un trentennio, hanno consentito di raccogliere rilevanti elementi indiziari volti a dimostrare come gli imprenditori in questione, a fronte di un quadro reddituale insufficiente a soddisfare persino le primarie esigenze di vita, avevano avviato, godendo del sostegno della cosca “Libri” sin dagli anni ’90, fiorenti attività economiche alimentate da capitali illeciti, riuscendo ad acquisire il controllo di un importante segmento dell’edilizia reggina e a proiettare i loro interessi, sia in Italia che negli Stati Uniti, in numerosi altri rami imprenditoriali, quali il settore edile, immobiliare, dell’editoria, della ristorazione, assicurativo e dei giochi e delle scommesse.

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