“Berlusconi è fottuto, Berlusconi è fottuto”. Così Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex deputato Catanzarese finito in manette nell’ambito della maxi inchiesta “Rinascita-Scott” condotta dal Ros dei Carabinieri con il coordinamento del Procuratore capo catanzarese Nicola Gratteri, commentava un articolo apparso sul “Fatto quotidiano” sui risvolti del processo sulla “Trattativa Stato-mafia”.

L’intercettazione a carico del legale catanzarese è entrato nel processo “Ndrangheta stragista” in corso a Reggio Calabria davanti alla Corte d’appello presieduta da Ornella Pastore, con il racconto di Michelangelo Di Stefano, l’uomo della Direzione investigativa antimafia che, per la seconda udienza di fila, ha risposto alle domande del Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo sulla delega di indagine assegnatagli per ricostruire la capacità della criminalità organizzata di farsi mediatrice con lo Stato sui capitoli più oscuri, alcuni dei quali rimasti irrisolti, della storia repubblicana.

Michelangelo Di Stefano ha lavorato sull’intercettazione ambientale ricavata attraverso l’utilizzo di un “trojan” installato in uno degli apparati tecnologici in uso all’avvocato Giancarlo Pittelli, il 20 luglio del 2018 dalle 18 e 15.

Al minuto due, Giancarlo Pittelli conversando con il suo interlocutore, dice: “Sto leggendo sul Fatto quotidiano un articolo sulla trattativa Stato-mafia, Berlusconi è fottuto, Berlusconi è fottuto. Io lo so perché dell’Utri la prima persona che contattò per la costituzione di Forza Italia fu Giuseppe Piromalli (Pino Facciata ndr, come definito da Di Stefano su precisa domanda del pm Lombardo) e nel vibonese Luigi Mancuso di Limbadi, che è più giovane e forse più potente. Io li difendo da 37 anni”.