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Cronaca

Stragi, lo spauracchio comunista e il cambio di strategia dell'alta mafia

Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, durante la sua requisitoria nel processo "Ndrangheta stragista", ha ricostruito i dati politici e mafiosi all'origine della strategia criminale: "Si virò pesantemente su Forza Italia e Berlusconi"

Politica, separatismo, massoneria calabrese, loggia P2, eversione, pezzi deviati delle istituzioni e stagione stragista. La terza giornata di requisitoria del Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, nell’ambito del processo “‘Ndrangheta stragista” che vede alla sbarra il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, già al 41 bis, e il capobastone calabrese Rocco Santo Filippone, si è concentrato su questi aspetti con sullo sfondo la vittoria del Pds alle amministrative del 1993 e la possibilità che il comunismo, con Achille Occhetto, potesse entrare a Palazzo Chigi dalla porta principale. Un’ipotesi che, per il pubblico ministero reggino, non poteva stare bene a quella che è stata definita “alta mafia”: un’entità superiore che si forma quando “componenti mafiose iniziano a dialogare con componenti di origine diversa”.

“Il panorama politico - ha spiegato Giuseppe Lombardo - fra l’autunno del 1993 e la primavera del 1994 abbiamo un Pds che ha stravinto le amministrative del 1993, ricordo perfettamente gli interventi televisivi di Achille Occhetto che si sentiva già Presidente del Consiglio. In Italia, quindi, il rischio comunista non è finito e quel periodo coincide con gli incontri di Rosarno di cui ci parla Giuseppe Calabrò nei terreni dello zio Rocco Santo Filippone”.

Incontri ai massimi vertici nei, nella ricostruzione del Procuratore aggiunto, si registrarono i prodromi di un cambio di strategia da parte della “alta mafia”: dal progetto separatista alla stagione delle stragi, dalla politica alle bombe per esercitare sullo Stato una pressione altissima, al fine di aprire una trattativa a tutto vantaggio dei boss.

“Quando il sistema di cui stiamo parlando ha capito che il rischio era alto - ha ricordato Giuseppe Lombardo - tra novembre e gennaio la storia d’Italia politica e partitica si incontra con le esigenze dell’alta mafia che andavano a coincidere”.

Il “sistema di potere”, basato su solidissimi caposaldi, si trova spiazzato: “Adesso - questa la ricostruzione del Pm - dobbiamo andare a discutere con Occhetto per rimanere quello che siamo, e chi lo conosce, perché non verifichiamo quello che è possibile fare visto che se ci muoviamo su quadro separatista non avremo vittoria”.

Per il Procuratore aggiunto lo “spauracchio comunista” portarono la “mafia unica” ad abbandonare la strada separatista: “E’ quella la fase in cui bisognava trovare basi più solide e si vira pesantemente, come ci ha raccontato Giuseppe Graviano, su Forza Italia e, quindi, sulla figura di Silvio Berlusconi”.

Una nuova strategia che, però, aveva bisogno di mandare messaggi ben chiari di appartenenza e così fu, tanto che: “Vi fu una imbarazzante coincidenza organizzativa fra le sedi di Sicilia libera e le prime sedi di Forza Italia in Sicilia”.

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