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Cronaca Gioia Tauro

Livorno e Vado Ligure erano i porti scelti dalle cosche per sfuggire ai controlli

Su Gioia Tauro erano concentrate troppe attenzioni da parte degli investigatori e il gruppo criminale sgominato dalla Dda di Firenze aveva individuato le rotte alternative

livorno porto-2Livorno (nella foto la rotta brasilina della cocaina) e Vado Ligure, erano questi i porti scelti dalla ‘ndrangheta per spostare i lucrosi traffici di cocaina da Gioia Tauro e metterli al sicuro dagli occhi indiscreti delle forze dell’ordine. L’operazione “Madera blanca”, portata a compimento dalla squadra mobile di Firenze e Livorno, sotto le direttive della Direzione distrettuale antimafia fiorentina, guidata dal procuratore Giuseppe Creazzo, ha certifico quello che era emerso in altre attività di indagine.

Quello che è emerso oggi, con l’arresto di 14 componenti di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina nonché alla fabbricazione e all’utilizzo di falsi documenti d’identità, e sono state denunciate altre 8 persone per il reato di favoreggiamento personale, è la capacità delle cosche reggine - soprattutto della Piana di Gioia Tauro - di espandere i propri interessi oltre la Calabria, verso altre regioni d’Italia e anche verso Paesi esteri, come la fiorente Svizzera.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la struttura in questione sarebbe specializzata nell’importazione - e nella successiva distribuzione sul territorio nazionale - di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, grazie della stretta e duratura collaborazione venutasi a creare tra due importanti broker calabresi, ciascuno assistito da più complici, costituenti gruppi più o meno stabili, connessi tra loro in virtù del rapporto di società esistente tra i predetti.

L’organizzazione poteva contare su aderenti stanziati sia in Olanda che in Sud America e su sodali operativi sul territorio nazionale con funzioni di contatto con le realtà locali di arrivo della droga proveniente dal Sud America e di smistamento della stessa tra i vari committenti.

L’articolata attività di pianificazione ed esecuzione dei traffici, iniziata nel marzo 2019, con i primi contatti nella città di Livorno, e proseguita nell'agosto 2019, con un tentativo fallito di recupero di stupefacente da un container contenente crostacei, ha visto un primo effettivo riscontro nel novembre 2019 con l’arrivo di un carico di 430 kg di cocaina, sequestrata dalla squadre mobili di Firenze e Livorno al gruppo criminale.

Il gruppo criminale, composto tanto da soggetti espressione di due cosche calabresi - figuranti sia tra i committenti dell’importazione della cocaina sia nelle fasi di pianificazione ed esecuzione del traffico - ma anche da dipendenti di una compagnia portuale livornese - coinvolti nelle attività preparatorie quanto nelle operazioni materiali all’interno dell’area portuale- nonché da alcuni livornesi – i quali supportavano logisticamente l’attività criminale - e da un uomo che fungeva da “broker”, con compiti di raccordo tra esponenti delle ‘ndrine e gli altri complici in ambito nazionale e internazionale.

L’organizzazione criminale, inoltre, si sarebbe anche avvalsa del supporto di un dipendente infedele dell’amministrazione civile del ministero dell’Interno per ottenere il rilascio di passaporti genuini - recanti le effigi di alcuni latitanti, ma le anagrafiche di altre persone - utilizzati per favorire gli spostamenti, in ambito internazionale, dei ricercati.

Nel dettaglio, trascorsi due mesi dall’infruttuoso esperimento di agosto 2019, la sera del 3 novembre successivo si sono susseguiti una serie di inaspettati eventi, iniziati con l’arrivo a Livorno, in tempi differenti, degli appartenenti all’associazione criminale.

La mattina del 7 novembre 2019 alcuni appartenenti al gruppo criminale si posizionavano davanti all’uscita del varco doganale dell’area portuale darsena est in attesa dell’arrivo del carico e dell’occasione propizia per il suo prelievo. Scoperto il numero del container, gli investigatori decidevano di procedere al suo controllo avvalendosi dell’ausilio del personale dell’agenzia delle dogane in servizio al porto di Livorno e di un equipaggio della Polizia di Frontiera marittima. Il container individuato risultava contenere 18 colli composti da pannelli di legno delle dimensioni di circa 2 metri.

L’ispezione permetteva inizialmente di scovare un quantitativo parziale del carico di droga complessivamente trasportato: veniva individuato un vano, ricavato all’interno di uno dei 18 colli, al cui interno si trovavano stipati 266 panetti di cocaina tutti contrassegnati dal marchio H, del valore stimato di circa 15 milioni di euro, e, all’interno di un ulteriore collo di legname, un altro vano di dimensioni minori rispetto al precedente, contenente altri 164 panetti, contrassegnati anch’essi dal marchio H, per un totale di 430 kg di cocaina.

In un’altra occasione, nel gennaio del 2020, sono stati sequestrati 22 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina, prelevati dal “broker” al porto di Vado Ligure e rinvenuti all’interno dell’abitazione e dell’autovettura in uso al trafficante arrestato. In totale, l’operazione ha consentito di sequestrare 452 kg di cocaina.

Al termine delle attività di indagine la Direzione distrettuale antimafia di Firenze ha richiesto ed ottenuto dal competente giudice per le indagini preliminari 14 misure cautelari, delle quali 13 prevedono custodia cautelare in carcere e una l'obbligo di dimora nel comune di Livorno.

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