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Cronaca Gioia Tauro

Lavori fuori controllo e pagati a peso d'oro, negli appalti pubblici la "Bengodi" dei boss

La cosca Piromalli lucrava su tutto, anche sulla sicurezza, con la compiacenza di dirigenti pubblici e direttori lavori, le opere pubbliche venivano realizzate in difformità ai capitolati d'appalto

Il territorio della Piana di Gioia Tauro, da sempre, è la “Bengodi” della cosca Piromalli. Le carte dell’inchiesta “Waterfront”, condotta dagli uomini della Guardia di finanza di Reggio Calabria con il coordinamento della Dda reggina, lo hanno certificato, mettendo in risalto la capacità del potentato mafioso gioiese di lucrare grandi interessi sugli appalti pubblici. 

Sistema collaudato

Il meccanismo fraudolento, scoperto dalle Fiamme gialle, avrebbe consentito ai boss della famiglia Piromalli di incamerare ingenti risorse europee, nazionali e regionali attraverso costose varianti in corso d’opera o l’ormai “collaudato” sistema delle opere realizzate in difformità ai progetti approvati. Si lucrava su tutto, anche a discapito della sicurezza.

Il ruolo dei cugini Bagalà

I cugini Bagalà per gli investigatori erano i “dominus delle società aggiudicatarie degli appalti indetti dai comuni di Rosarno e Gioia Tauro”. Opere pubbliche per milioni di euro che facevano gola ai Piromalli che attraverso i loro referenti, i quali non risultano indagati nell’inchiesta “Waterfront”, imponevano alle ditte operanti sul proprio territorio di competenza criminale una “tassa ambientale” spesso riscossa attraverso l’assunzione nei cantieri di manodopera “selezionata”.

Pubblici ufficiali infedeli

Determinante, poi, sarebbe stato il ruolo dei pubblici ufficiali infedeli nei cui confronti è stata spiccata l’ordinanza firmata dal gip Filippo Aragona. Dirigenti pubblici, direttori lavori e responsabili unici del procedimento che, per gli inquirenti, avrebbero messo in atto una “sistematica violazione dei doveri istituzionali”, finendo per chiudere un occhio nei controlli sulle procedure di appalto, sulla qualità dei materiali utilizzati e sui presupposti legittimanti i pagamenti.

Pagamenti per lavori fuori controllo

Il meccanismo fuori controllo, stando alla ricostruzione delle Fiamme gialle, consentiva alla cosca Piromalli, attraverso i propri imprenditori di riferimento, di ottenere le liquidazioni degli acconti o il pagamento dei Sal in violazione alle norme del codice appalti. Sotto la lente degli investigatori numerosi appalti, dal waterfront di Gioia Tauro alla sistemazione del torrente Budello (quello spesso assurto alle cronache per le sue dannose esondazioni).

Sistematica frode

Il tutto si svolgeva “in sistematica frode” e le imprese “eseguivano lavori difformi rispetto al capitolato d’appalto, ottenendo ingenti profitti ai danni delle stazioni appaltanti”. E ai danni anche delle comunità della Piana di Gioia Tauro che non godevano di opere pubbliche finite in conformità con i capitolati d’appalto o finite nel novero del “non finito calabrese”.

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