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Il dibattito

Ponte sullo Stretto, sulla sponda reggina si riorganizza il movimento del no

Dopo quasi dieci anni riparte la mobilitazione delle associazioni e il 5 aprile a Villa San Giovanni ci sarà la prima assemblea aperta a tutti gli oppositori

L'approvazione del decreto per la realizzazione del ponte sullo Stretto in consiglio dei ministri riaccende la miltanza del fronte del no, che sulle sponde calabresi, nonostante sporadici interventi isolati, negli ultimi anni si era smorzata perdendo il ritmo e la continuità che invece hanno sempre mantenuto i dirimpettai siciliani.

Adesso i gruppi del movimento reggino, attivissimo dieci anni fa all'epoca della presentazione dell'ultimo progetto, si riorganizzano e preparano nuove azioni di contrasto, o meglio di controinformazione. Sarà questa la linea operativa di Legambiente, spiega Lidia Liotta, componente del comitato scientifico dell'associazione ambientalista che è da sempre capofila nel dissenso alla grande opera: "In realtà - dichiara - quando in questi mesi con il nuovo governo si è ripreso a parlare di ponte Legambiente non è mai stata assente. Non ci siamo limitati a una chiusura dicendo soltanto no, ma abbiamo fatto proposte alternative su quello che davvero serve allo sviluppo del territorio soprattutto per i trasporti, settore dove si può fare molto anche fuori dagli interventi già finanziati con il Pnrr. Il comitato - aggiunge - va sicuramente ricostruito perché è trascorso tanto tempo e con le stesse realtà che ne facevano parte bisogna riprendere le fila e aggiornarci su cosa è cambiato rispetto all'ultimo progetto".

Legambiente riparte dalla controinformazione: "Il vero danno arriverà dai cantieri propedeutici"

Nella sostanza è cambiato ben poco. Per Liotta (ed è un sentore comune di tutti gli oppositori) "il problema non è il ponte, un'opera che difficilmente sarà realizzata poiché non esiste ancora il progetto esecutivo. E' una storia già vista - continua - e noi pensiamo che si miri ad altro. E' rinata la società Stretto di Messina, già costata 160 milioni di vecchie lire, che ora dovrà essere rifinanziata con ulteriore spreco di denaro pubblico. Il cantiere del ponte probabilmente non lo vedremo, ma quello che può accadere è l'avvio di altri lavori per le opere propedeutiche all'infrastruttura, che sarebbero catastrofiche per il nostro territorio". 

Di un aspetto specifico ad esempio, si è già occupato il comitato messinese “Invece del ponte – Cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto”, secondo cui la sola movimentazione dei materiali e la creazione delle gallerie preliminari all'avvio del cantiere principale porterebbe al passaggio di un camion ogni 30-40 secondi per sedici ore al giorno, per 5 anni. 

Ecco cosa accadrebbe davvero anche senza mai vedere il ponte, impresa magniloquente e utopistica, finito. "Sulla base del progetto esistente c'erano già tanti punti da rivedere dieci anni fa - dice ancora Lidia Liotta - ricordo il problema del passaggio delle navi ostacolate da 60 metri di impalcature, una situazione che rappresenterebbe la morte anche per il porto di Gioia Tauro, e mi sembra improbabile che queste conseguenze non siano state considerate da un ministro della Repubblica". Ma la prospettiva più temibile è un'altra: "Aprire diversi cantieri, devastare territori e lasciare tutto così: penso in particolare allo smaltimento dei materiali". 

Un pericolo che aleggiava tra le pagine dell'ultimo progetto con numeri scioccanti: "Si parlava di otto milioni di metri cubi di inerti, che verrebbero smaltiti con procedure speciali in varie discariche locali e addirittura in mare, un autentico disastro ecologico che comporterebbe la cancellazione di interi fondali. E non può non sorgere il sospetto - aggiunge la rappresentante di Legambiente - che quest'attività sarebbe pure un regalo alla criminalità organizzata, molto abile a gestire con pochi mezzi questo tipo di lavoro". 

Adesso come si mobiliteranno i no ponte? "Riprenderemo l'attivismo tra la gente - continua Lidia Liotta - facendo un lavoro di controinformazione tra chi era a conoscenza delle problematiche di dieci anni fa e oggi si è allontanato dalla questione, ma anche tra i giovani, per renderli coscienti di cosa comporterebbe davvero non tanto l'opera del ponte ma quello che sta attorno, dai danni alle attività economiche del territorio, ai movimenti geologici causati da un'infrastruttura unica al mondo per lunghezza. Da parte nostra continueremo a far capire che il ponte non serve allo sviluppo di Calabria e Sicilia, invece servono l'ammodernamento della rete di trasporti e portuale". L'opposizione sarà fondata sulla divulgazione dei problemi reali. "Salvini parla addirittura del ponte come di un'opera ecologica - conclude Liotta - a fronte dell'attuale sistema di attraversamento dello Stretto che secondo lui sarebbe inquinante, insomma dice l'opposto della verità e gli va contrapposta un'informazione seria. Ma serve anche il sostegno della politica e avere strumenti validi per fermare la semplificazione delle procedure che il governo vuole mettere in atto per velocizzare i cantieri, ad esempio eliminando la concertazione, che invece deve essere rispettata".

Marra (Usb) anticipa la prima assemblea pubblica a Villa con tutte le associazioni del no

"Il Governo sta facendo soltanto propaganda", commenta Peppe Marra di Usb Calabria, una delle anime del movimento anti ponte reggino. "Fino a quando non ci sarà un progetto esecutivo il decreto approvato è una semplice dichiarazione di intenti e le date annunciate da Salvini sono una barzelletta, questo ponte non riusciranno a vederlo neanche i nostri nipoti. Quello che ci preoccupa è il piano per dirottare risorse che servono a questo territorio e investirlo in cantieri collaterali a quello del ponte". 

I siciliani su questo tasto non hanno mai smesso di battere, anche nei tempi morti dell'infinita telenovela del ponte sullo Stretto. In Calabria invece è innegabile una minore attenzione a tenere vivo il dibattito, che è sempre montato solo in occasione di eventi che riportavano alla ribalta il sogno-ossessiine del ponte da parte dei vari governi. "E' vero - conferma Marra - una diversità di attivismo sulle due sponde esiste, in Sicilia l'interesse mediatico è sempre stato forte e se n'è parlato anche quando era tutto fermo. Ora però è necessario che anche dalla parte reggina si torni a scendere in campo con decisione".

Già domani mattina gli attivisti reggini raggiungerano Torre Faro, a Messina, per partecipare a una riunione collettiva con i compagni di militanza siculi. E la prima iniziativa pubblica dal lato calabrese sarà il prossimo 5 aprile a Villa San Giovanni, un'assemblea con la partecipazione di tutte le associazioni e a cui sono stati invitati anche esponenti politici. 

"In questa fase dovremo evidenziare le tante contraddizioni dei progetti che il governo ha per il Sud - dichiara ancora Peppe Marra - con quello di cui il territorio ha bisogno. Sia a destra che a sinistra il ponte finora è stato fuffa per mascherare dall'incapacità dei governanti di risolvare i veri problemi di queste terre". 

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