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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Guerra di 'ndrangheta, omicidio Cartisano: caso risolto dopo 32 anni

I carabinieri hanno arrestato Vincenzino "Enzo" Zappia, 52 anni, già detenuto in carcere per altra causa, quale responsabile dell'agguato, nel 1988, all’interno del bar gelateria Malavenda

I carabinieri del comando provinciale, agli ordini del colonnello Giuseppe Battaglia, hanno risolto il caso di omicidio, avvenuto nel 1988, durante la guerra di ‘ndrangheta che ha insanguinato la città di Reggio Calabria.

Dopo le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, gli uomini dell'Arma hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare, nei confronti di  Vincenzino Zappia, detto "Enzo", 52 anni, attualmente detenuto per altra causa, perchè ritenuto responsabile dell'omicidio, premeditato ed aggravato dai motivi abietti, di Giuseppe Cartisano, classe 67, assassinato a Reggio Calabria il 22 aprile del 1988. Il provvedimento è stato emesso dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria.

L’indagine, coordinata dal procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e dal sostituto procuratore Walter Ignazitto, è stata avviata nel settembre del 2019 e ha consentito di fare completa chiarezza su uno dei fatti di sangue più efferati ed eclatanti della faida reggina, a cavallo tra gli anni '80 e '90.

I fatti

I due killer entrarono in azione la sera del 22 aprile 1988 all’interno del bar gelateria Malavenda, nella centralissima piazza De Nava, dove affrontarono apertamente Cartisano, colpendolo a morte con numerosi colpi di arma da fuoco. Durante la loro fuga, però, furono intercettati ed inseguiti da una pattuglia dei carabinieri, contro i quali esplosero diversi colpi di arma da fuoco con lo scopo di fuggire.

"Durante il conflitto a fuoco - spiegano dal comando - rimase ucciso uno dei due sicari, Pellicanò; l’altro, oggi identificato nell’indagato Vincenzo Zappia, sebbene gravemente ferito, riuscì a dileguarsi, approfittando dell’aiuto fornitogli da ignoti complici".

Sulla scena del crimine, i carabinieri trovarono e repertarono, lungo la via di fuga dei killer, consistenti tracce ematiche. Si trattava del sangue che uno degli assassini aveva perduto, dopo essere stato colpito alla gamba nel corso del conflitto a fuoco.

Gli accertamenti tecnici condotti nell’immediatezza su quel materiale biologico, non consentirono, tuttavia, per le conoscenze tecnico – scientifiche dell’epoca, di risalire all'individuazione del colpevole.

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