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Cronaca Gioia Tauro

La droga e le armi per aumentare il peso criminale e lucrare ingenti guadagni

Con l'inchiesta "Gear" la Direzione distrettuale antimafia ha tracciato le rotte della droga, la cocaina e l'hashish arrivano in Calabria da Albania, Marocco. Grecia, Spagna e Turchia

L’Albania, la Grecia, il Marocco, la Spagna e la Turchia, erano questi i Paesi dai quali, il gruppo criminale disarticolato all’alba di oggi con l’operazione “Gear”, veniva importate in Calabria: cocaina, eroina, marijuana e hashish. Le persone tratte in arresto dai Carabinieri si occupavano dell’occultamento, del trasporto e della cessione delle sostanze stupefacenti. Talvolta lo stupefacente veniva nascosto in appositi borsoni collocati in container trasportati tramite vettori navali e detenevano e occultavano numerose armi da sparo comuni e da guerra, anche appartenenti a terzi soggetti. 

Nel corso dell’indagine sono stati documentati acquisti e rivendite di carichi di sostanza stupefacente, che potevano arrivare fino a 270 chilogrammi di hashish e marijuana per volta, anche importati dall’estero, nonché il sistematico occultamento all’interno della cava di numerosi “pacchi” da mezzo chilo l’uno. Le vendite all’ingrosso venivano organizzate e materialmente svolte dagli indagati. 

A capo dell’organizzazione venivano individuati Girolamo Bruzzese, Pierluigi Etzi, Alessandro Bruzzese, Antonino Bruzzese e Girolamo Bruzzese, i quali, attraverso regolari colloqui e riunioni all’interno della cava, stabilivano le linee programmatiche dell’associazione di narcotrafficanti e decidevano le fonti di approvvigionamento, le condizione economiche, le modalità di trasporto e individuavano i soggetti incaricati della successiva rivendita, assicurando nel contempo il finanziamento dell’associazione e il reinvestimento dei proventi illeciti.

Numerose sono risultate anche le armi nella disponibilità degli indagati, a dimostrazione di un’endemica pericolosità sociale dei componenti dell’organizzazione: pistole semiautomatiche calibro 7,65, calibro 9x21, calibro 38 special, acclarando l’occultamento delle stesse in borsoni fino a 30 pezzi in contemporanea, ma anche armi da guerra, come un fucile mitragliatore kalashnikov.

L’operazione colpisce duramente soggetti al servizio delle diverse ramificazioni della criminalità organizzata della Piana di Gioia Tauro, proprio nelle attività illecite essenziali alla conservazione ed al mantenimento del potere mafioso. La volontà di svolgere periodi di latitanza nel territorio di origine e di influenza, indica ancora una volta la necessità di mantenere in ogni condizione un contatto diretto con il territorio, al fine di non mettere in discussione la forza intimidatrice della consorteria di appartenenza.

Di contro, il capillare controllo del territorio, le capacità informative e gli efficienti approfondimenti investigativi dei Carabinieri sotto il coordinamento e l’indirizzo dell’Autorità Giudiziaria, attraverso una strategia investigativa oculata, hanno garantito la sistematica individuazione dei latitanti e consentito di colpire duramente tutte le attività delittuose tipiche della ‘ndrangheta, nonché tutti i soggetti, anche non affiliati, che in qualunque forma la favorivano.

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