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Cronaca

Indagine "Helios" della Dda, l'Avr finisce sotto amministrazione giudiziaria: 13 indagati

Notificato un avviso di conclusione di indagini a due dipendenti dell’Avr per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, e ad otto amministratori del Comune di Reggio Calabria, Consiglio comunale, Città Metropolitana, Consiglio regionale ed ex provinciale e Comune di Taurianova

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, guidati dal colonnello Giuseppe Battaglia, coadiuvati dal Reparto operativo carabinieri per la tutela ambientale di Roma, a conclusione dell'inchiesta "Helios", coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, nello spcifico dai pubblici miniteri Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Alessandro Moffa, hanno dato esecuzione nella Capitale ed in città ad un decreto, emesso dal Tribunale reggino, sezione misure di prevenzione, che dispone l’amministrazione giudiziaria per: AVR s.p.a. con sede legale a Roma; ASE – Autostrade service – servizi al territorio s.p.a, sede legale a Roma; ed il controllo giudiziario per: Hidro Geologic Line s.a.s. di Natale Marrara, sede legale a Reggio Calabria.

Avviso di conclusione indagini

Contemporaneamente hanno notificato un avviso di conclusione di indagini preliminari nei confronti di tredici indagati, in particolare di due dipendenti dell’Avr per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, di otto amministratori appartenenti al Comune di Reggio Calabria, al Consiglio comunale, alla Città metropolitana, al Consiglio regionale ed ex provinciale ed al Comune di Taurianova, tutti variamente indagati, in concorso con l’amministratore delegato ed altri responsabili della predetta società, per avere esercitato, spiegano dal Comando provinciale dei carabinieri "indebite pressioni al fine di ottenere l’assunzione di personale segnalato, ovvero altri funzionari per avere posto in essere atti di corruzione per l’esercizio della funzione o per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio allo scopo di agevolare la predetta società nei rapporti con la pubblica amministrazione controllante al fine di ricevere indebite utilità". 

Tra gli indagati spuntano i nomi dell'assessore regionale Domenica Catalfamo, coinvolta come ex dirigente del Comune di Reggio, di Armando Neri, vice sindaco del Comune di Reggio Calabria, Giovanni Nucera (ex consigliere regionale), Giovanni Muraca, assessore comunale al lavori pubblici, Antonino Castorina, Rocco Albanese e Filippo Quartuccio, consiglieri comunali, Fabio Scionti, ex sindaco di Tauriavova, Claudio Nardecchia (amministratore delegato Avr), Enzo Romeo (responsabile sede Avr di Reggio Calabria), Veronica Caterina Gatto (dirigente settore servizi ambientali di Avr), Francesco Antonio Purrone e Giglio Genoese (dipendenti Avr).

Le indagini sull’Avr

Entrambi i provvedimenti hanno alla base le indagini svolte nei confronti degli amministratori della società Avr S.p.a. ed hanno consentito di accertare stabili rapporti di questa con imprenditori intranei o comunque collegati con cosche di ndrangheta e con amministratori pubblici in un contesto di relazioni di scambio reciproco finalizzato ad assicurare a tutti i protagonisti varie utilità. 

Permeata da cattiva politica

E’ stato in particolare accertato che l’espansione territoriale di Avr S.p.a. era determinata proprio da questa accertata permeabilità aziendale agli interessi mafiosi ed a quelli della  “cattiva politica”; questa attitudine rendeva, infatti, la Spa perfettamente consonante agli interessi criminali più forti, riconosciuti sul territorio reggino, divenendo così perfettamente funzionale al fine di garantire la prosecuzione ed espansione di tali sistemi di potere che governano il territorio.

Il codice antimafia

Con particolare riferimento alle misure preventive di nature reale va evidenziato che la loro adozione, specificamente prevista dalle disposizioni del Codice antimafia, è ispirata dalla necessità di rimuovere le situazioni di infiltrazione e di condizionamento da parte della criminalità organizzata delle imprese che operano sul mercato attraverso strumenti di controllo dirette alla bonifica e alla successiva restituzione dell’azienda al suo titolare, in alternativa alla confisca del bene. 

Misure che durano due anni

L’obiettivo di queste misure, che hanno una durata biennale, è quello di promuovere il recupero delle imprese che hanno agevolato, con sistematicità ovvero con occasionalità, l’operatività sul mercato di imprenditori collegati o inseriti nelle cosche di ‘ndrangheta, attraverso l’affidamento della gestione o del controllo della loro attività ad amministratori nominati dal Tribunale che esercita un potere di vigilanza volto ad assicurare la continuità dell’esercizio dell’attività imprenditoriale rimuovendo le cause che hanno portato al loro condizionamento. 

Le aree di interesse del polo industriale

Il polo imprenditoriale oggetto della misura di prevenzione è attivo a Reggio Calabria nei seguenti settori: il ciclo integrato dei rifiuti per il comune di Reggio Calabria (oltre che per diversi comuni della provincia), attraverso la raccolta porta a porta, il trasporto, il trattamento, il recupero dei rifiuti e la pulizia del suolo; la gestione della rete stradale della Città Metropolitana di Reggio Calabria;  l’appalto per l’arteria viaria “Gallico – Gambarie”, particolarmente importante per le ricadute turistiche sul territorio reggino. 

I rapporti con la 'ndrangheta

Il Tribunale misure di prevenzione ha riconosciuto che le indagini svolte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria hanno fatto emergere la sussistenza di una pluralità di rapporti di stabile ed oggettiva agevolazione tra l’esercizio delle attività economiche riferibili alla struttura imprenditoriale della A.V.R. S.p.a., operanti in provincia di Reggio Calabria ed imprenditori appartenenti o collegati alle cosche della ‘ndrangheta collusi. E’ stato accertato, in particolare, che imprese riferibili all’associazione criminale ed operanti nei mandamenti Tirrenico e Ionico sono state, reiteratamente e colpevolmente, agevolate attraverso l’affidamento e l’esecuzione di opere, nel ramo d’azienda dedicato al settore edile e manutentivo, cosi consentendo alla medesima AVR di poter operare anche con il gradimento delle cosche.

Settore rifiuti sotto controllo

Anche in relazione all’esercizio del ramo di azienda dell’AVR operante nel settore del ciclo dei rifiuti e della pulizia del suolo è stata riconosciuta dal Tribunale l’agevolazione degli interessi di alcune storiche cosche di ndrangheta, egemoni nel territorio cittadino ed inserite tradizionalmente in questo importante segmento economico. 

Gli amministratori pubblici infedeli

In questo contesto peraltro il Tribunale ha dato atto di un ulteriore elemento di condizionamento dell’attività della Avr, riconducibile non direttamente all’infiltrazione mafiosa bensì all’instaurazione di molteplici rapporti di scambio con amministratori pubblici infedeli, funzionali, da un lato, ad assicurare a loro svariate utilità ed interessi privati, compresa l’acquisizione del consenso elettorale mediante la prassi delle richieste di assunzione e di gestione clientelare delle politiche aziendali, e dall’altro ad assicurare alla società un ampliamento dei profitti attraverso l’allentamento dei controlli sul suo operato.

Le prove acquisite 

Le fonti di prova acquisite e valutate dal Tribunale provengono dagli esiti di plurime ed autonome attività di intercettazione nonché dai riscontri acquisiti alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e si pongono in linea di continuità con quanto è stato accertato in precedenti inchieste in ordine alle profonde ingerenze svolte dalla criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti nella provincia di Reggio Calabria.

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